Tra il cielo e la terra c’è l’uomo
La Volta Celeste
La stella. Quest’immagine un tempo accendeva la fantasia dei
pittori e dei poeti mentre oggi è oggetto di studio per astronomi e
scienziati. Progresso o regresso? Apparentemente si tratta di un progresso.
Ma una conquista del sapere è progresso solo agli occhi del volgo.
FILIPPO DI VENTI (Revista massonica svizzera dicembre 2003)
Ma è poi così importante sapere quanto distano le stelle, da quali gas
sono costituite o da quanti milioni di anni esistono? Forse quando sapremo
tutto ciò (ma lo sapremo mai o ad ogni risposta che troveremo ci si
presenteranno nuovi interrogativi?) saremo più felici? La scienza, si dirà,
ha rischiarato le tenebre dell’ignoranza, ha aiutato l’uomo a capire, a
sapere! Lo ha dotato di strumenti formidabili, con i quali realizzare sogni
ancestrali, come quello di volare, o congegni e macchinari, con i quali
rendere più comoda e piacevole la vita. Gli ha consentito di debellare
malattie un tempo mortali, di raddoppiare, triplicare, centuplicare la
produzione di beni necessari al suo sostentamento. Tutto questo e tanto
altro.
Conoscenza oltre la scienza
Ma più si conosce, più si ha la sensazione dei propri limiti. Potrà mai
l’uomo saper tutto o ad ogni porta che aprirà se ne troverà davanti altre
cento o mille ancora chiuse? E intanto le stelle ci osservano dall’alto
impassibili e ammiccanti, col loro sguardo penetrante, che trapassa le
tenebre e giunge fino ai nostri occhi, stabilendo con noi un filo
invisibile, col quale intrecciamo i nostri sogni e le nostre fantasticherie
notturne, come dice Pirandello nella novella La patente a proposito di un
giudice che meditava di notte. Chissà se le stelle si sono accorte che
l’uomo è cambiato nel corso del tempo (dall’uomo di Neanderthal ad oggi) o
se non ci hanno fatto caso? O forse non si sono neppure accorte
dell’esistenza dell’uomo, come dice Leopardi nella poesia La ginestra: per
le stelle è sconosciuto non solo l’uomo, ma il mondo intero, non solo il
mondo, ma il nostro sistema solare. Forse per loro il tempo non esiste.
Vivono nella dimensione dell’assoluto, al di là del tempo e dello spazio. Il
conoscerle, l’interrogarle, lo studiarle è una fatica tanto sterile, quanto
lo sarebbe quella di un insetto che volesse capire il funzionamento di un
aereo a reazione! Eppure l’uomo, con la sua debole e fallace ragione, con la
quale ha compiuto indubbi progressi e ha assunto un atteggiamento scettico o
addirittura pessimistico, l’uomo è sicuramente poco costruttivo. La
filosofia e la letteratura propongono dubbi e interrogativi profondi e
insolubili, esprimono certamente punti di vista più disincantati e critici,
ma è la scienza con la sua umiltà e la sua tenacia ad aver determinato il
progresso.
Esiste tuttavia una dimensione nella quale l’uomo non ha sensibilmente
migliorato le proprie conoscenze, rispetto al passato: la dimensione del
sovrannaturale. L’ignoto, l’eterno, il soprasensibile lo indagavano forse
più acutamente Maya, Indiani e Babilonesi, piuttosto che i cultori odierni
di astrologia, occultismo o magia. In questa direzione, non è esagerato
affermare che siamo ancora al punto di partenza. Il linguaggio dei simboli è
per noi ancor oggi più oscuro di quello della matematica o dei segni,
grafici, linguistici o artistici che siano.
La Volta del Tempio Massonico
Un Massone non può fermarsi né alla lettura scientifica della volta
celeste né all’interpretazione religiosa (manifestazione della grandezza di
Dio), ma neppure a quella artistico-poetico-musicale. Quale rapporto
stabilire allora con le stelle? Come guardarle? Cosa vederci?
E’ impresa tutt’altro che agevole tentare di trovare delle risposte a
tutti questi interrogativi e allora è meglio affrontare il problema per la
tangente, anziché frontalmente. Più che fornire risposte, cercherò di
delineare percorsi da esplorare, indicare comportamenti da assumere.
Innanzitutto poniamoci alcune domande: perché il cielo stellato figura
sulla volta del Tempio massone? Perché la disposizione delle costellazioni
non corrisponde alla reale configurazione del firmamento, ma le stelle vi
appaiono in posizione confusa e apparentemente casuale? Ecco un paio di
domande da cui prendere le mosse per la nostra riflessione. Una possibile
risposta è che la volta celeste simboleggia meglio di ogni altra metafora
l’infinito e per questo motivo è stata assunta a soffitto del Tempio.
L’ascesa dell’uomo – e del Massone in particolare – è verso l’infinito,
quindi la volta del Tempio rappresenta un limite all’orizzonte visivo che
consente un’apertura all’infinito spirituale. Il disordine col quale sono
raffigurate le stelle sta forse a denunciare l’arbitrarietà di certe figure
zodiacali che l’uomo ha voluto vedere nel cielo stellato: meglio il
disordine casuale che un ordine arbitrario!
Ma torniamo alle stelle. Nel cielo esse rappresentano l’elemento ’vivo’.
Si tratta di una vita intesa come evoluzione e movimento, quindi mobilità
nel tempo (hanno una loro durata) e nello spazio (i gas da cui sono composte
si espandono). Inserite negli spazi siderali vuoti, ne costituiscono la
materia vitale, allo steso modo che sulla terra alberi e fiori vivificano
l’ambiente naturale. In un certo senso le stelle stanno al cosmo, come i
vegetali e gli animali stanno alla terra. Si potrebbe proseguire su questa
strada e tentare di dimostrare che, come sulla terra uomo, animali e piante
(gli elementi vivi) sono sovrani, così nel cosmo le stelle regnano, ma
sarebbe forse un’inutile forzatura. Ci interessa maggiormente esplorare
qualche segreto cosmico legato alle stelle, qualche significato nascosto,
qualche simbolo.
Fantasia e Filosofia
Partiamo da una considerazione: l’universo è espressione dell’onnipotenza
del G.A.D.U. Nell’universo le dimensioni sono abnormi, al limite
dell’incommensurabile, dimensioni rispetto alle quali risulta in modo
inequivocabile, come si è visto, tutta la piccolezza dell’uomo. Ebbene,
tentiamo un’interpretazione diversa. Immaginiamo il firmamento come un
enorme scatolone forato, da cui entri una luce esterna, quella di Dio, il
G.A.D.U., che abbraccia l’universo. Sì, la scienza si ribella. Pare di
avvertire l’indignazione degli scienziati che sono certi che le stelle sono
accumuli gassosi giganteschi. La fantasia però può andare oltre le
’certezze’ della scienza e ipotizzare un universo vero, eterno, coincidente
con Dio, di cui il nostro è solo una pallida parvenza, brilla di luce
riflessa o penetrata dal di fuori (già Platone con il suo Iperuranio aveva
inteso qualcosa di simile). Del resto, se al G.A.D.U. riconosciamo poteri
illimitati, cosa vieta di pensare che possa trasformare in sorgenti di luce
autonoma – e magari conferir loro i caratteri che gli scienziati individuano
nelle stelle – dei raggi provenienti da sé o dall’atmosfera che Lo circonda?
E se fossero bizzarre mutazioni genetiche di tutti coloro che sono morti,
che gli uomini, una volta estinti, ci guardassero dall’alto, si
aggiungessero come nuove stelle al firmamento?
Capire le stelle
Non sappiamo, non sapremo mai cosa sono, o meglio cosa significano, le
stelle. È certo che sono qualcosa di più (e forse di diverso) rispetto a dei
semplici accumuli gassosi. Del resto, le spiegazioni astronomiche non hanno
mai soddisfatto la curiosità dell’uomo. Più che al ’che cosa’, l’uomo è
interessato al ’perché’. E a questo punto le domande sono molte. Possibile
che il creato sia tutto una costruzione perfetta ma senza uno scopo preciso?
Siamo proprio sicuri che l’uomo sia l’unico abitante o comunque il
destinatario privilegiato di questo immenso e meraviglioso edificio? Non è
una casa troppo grande per un inquilino così piccolo? L’ha costruita
qualcuno che non la abita o il proprietario ne è anche il principale
inquilino? O si è costruita da sé? Forse le stelle sono le discrete e
silenziose depositarie di questi segreti. Non quindi semplici accumuli di
gas, ma enigmatiche custodi di qualcosa che non conosceremo mai, che la
nostra intelligenza non ci permetterà di capire, ma che una folgorazione
mentale ci può far intuire e, perché no, sognare. Di fronte all’eterno
mistero delle stelle, ogni immaginazione che rechi in sé le dimensioni
dell’infinito è appropriata.
Riflesso armonico del G.A.D.U.
Chiudendo gli occhi, guardo le stelle del firmamento: sono infinite nel
numero ed enigmatiche nell’aspetto. La loro forma è indecifrabile, sono
troppo lontane. Gli astronomi ci dicono che sono vagamente sferiche. Ma sarà
poi vero? Se le stelle sono effettivamente un pallido riflesso della
perfezione del G.A.D.U., ci è sicuramente concesso di immaginarle come una
struttura geometrica che riproduce simbolicamente la Sua perfetta armonia!
I Suoi raggi partono tutti da un unico centro e passano per gli otto
punti che rappresentano il ’credo’ massonico. Basta mettersi in contatto con
loro e credere fermamente che non sono solo degli astri luminosi, dei
semplici ammassi gassosi! Intuiremo allora che sono le virtù divine che
giungono fino a noi - attraverso il compiacente ammiccare delle stelle.
|
|