In sostituzione degli Antichi Doveri e delle Costituzioni
La Bibbia – Grande Luce
La costruzione di un’abitazione, di un luogo di culto, di riunione, di
difesa ecc., si è accompagnata, sin dai primordi della stanzialità
dell’uomo, da un desiderio di quest’ultimo ad assegnare all’edificio una
valenza particolare, trascendente la finalità ultima del fabbricato. Il
luogo sul quale erigere l’ edificio comportava in genere la scelta di un
certo orientamento cosmico, lo svolgimento di un rituale di buon auspicio al
fine di preservare il futuro occupante dalle malversità della Vita e una
«dedicatio» per ingraziarsi i Numi tutelari o gli dei votivi.
G. R. (Revista massonica svizzera dicembre 2004)
L’edificazione veniva poi affidata ai costruttori dell’opus che da sempre
hanno rappresentato la casta professionale depositaria dei segreti e delle
conoscenze dell’arte muratoria. Questi, riuniti in corporazioni di mestiere,
perpetuavano la loro arte iniziando operai alla professione ed elevandoli di
salario e di responsabilità per raggiunte qualità di lavoro e di percezione
della perfezione dell’opera architetturale. In queste preliminari
riflessioni sulle origini e gli esordi della Corporazione dei Liberi
Muratori e del prodotto del loro lavoro possiamo già intravedere alcuni
principi a noi noti: iniziazione, segreti, gradi, lavoro e rituali,
trascendenza e sacralità dell’opera e dell’Arte muratoria che ritroveremo in
questo testo, articolate secondo uno sviluppo storico e contestualizzate da
riflessioni interdisciplinari per giungere a comprendere nella sua grande
luminosità la Bibbia.
La Confraternita
La confraternita dei muratori era parte integrante della società in cui
operava e perciò ne condivideva le aspirazioni materiali, morali e
trascendentali, permeandosi dei valori e delle correnti di pensiero presenti
in quel contesto storico, arricchendosi inoltre, in senso lato, grazie al
generale progresso delle arti e agli interscambi culturali, scientifici e
commerciali che vieppiù si rafforzavano con il progredire dell’Umanità. Con
la caduta dell’Impero Romano e l’affermazione del Cristianesimo quale
religione predominante in Occidente, l’Europa si trasforma implodendo
dapprima nel sistema medioevale per rinascere in epoche più luminose in cui
l’Uomo si afferma dalle credenze e dall’assolutismo, ponendo sé stesso al
centro della vita e assumendo valori universali che oggi tutti noi
condividiamo. La nostra storia è parte integrante del percorso dell’Umanità.
Come scrive Hegel, gli uomini sono ciò che fanno: non conta quanto dicono di
sé e nemmeno quanto affermano di loro gli altri. Per conoscerli occorre
guardare i loro atti, le loro azioni, i prodotti, le oggettivazioni della
loro «intimità inconscia». Sin dalle sue origini storiche, la Massoneria era
una corporazione di mestiere al servizio della Chiesa - espressione del
potere divino- e al servizio del Signore feudale -espressione del potere
temporale- che erano, in quell’epoca, i principali committenti di edifici
religiosi e civili: cattedrali, chiese, cappelle, monasteri, castelli,
fortezze, palazzi e magioni. La corporazione era in particolare retta da
statuti e regolamenti che venivano esposti verbalmente e in forma
manoscritta in alcune occasioni in Loggia. La Loggia di allora era una
costruzione che sorgeva accanto al cantiere, distinta dagli alloggi dei
muratori e delle loro famiglie, e ospitava il «quartier generale»
dell’impresa, come diremmo oggi, con spazi destinati alle riunioni di
lavoro, all’officina, al magazzino degli strumenti e degli utensili, a
quello delle vettovaglie, alla tesoreria e all’archivio degli atti, dei
piani, dei disegni, dei calchi e dei modelli che servivano alla costruzione
dell’edificio. In Loggia si organizzavano le riunioni che scandivano le
esigenze del lavoro quotidiano, si attribuivano i compiti affidando gli
strumenti e gli utensili agli incaricati e si indicevano sedute speciali
sotto gli ordini di un sovrintendente ai lavori, il capomastro o il Maestro
del mestiere, coadiuvato dai suoi aiutanti ai quali erano stati attribuiti
compiti peculiari organizzativi, riconosciuti e condivisi da tutti i membri
della corporazione. Durante le sedute particolari che esulavano,come detto,
dalle quotidiane incombenze della direzione dei lavori, si ammettevano ad
esempio i compagni muratori che, per chiamata da parte del sovrintendente,
venivano ad aggiungersi alla manodopera in cantiere dopo essersi fatti
riconoscere per mezzo di segni segreti confidati alla fine del loro
apprendistato. Si ammettevano coloro che si avvicinava alla professione
muratoria, ossia gli apprendisti che, come tutti in Loggia, promettevano e
si obbligavano, riferendosi alle leggi e ai regolamenti in vigore nella
confraternita, a mantenere il segreto dell’Arte muratoria e cioè a non
divulgare le loro conoscenze né quelle che avrebbero acquisito in seguito.
Le conoscenze maturate in materia architettonica, ingegneristica, artistica
e le nozioni acquisite in diversi campi scientifici quali la geometria, la
fisica, la meccanica e la chimica dei materiali, venivano così confinate e
preservate perpetuando innanzitutto la professione muratoria e perfezionando
l’Arte. Si può ben immaginare che una simile corporazione di professionisti,
che occupava una posizione sociale preminente rispetto ad altre categorie
lavorative, condividesse comuni ideali, filosofie del lavoro e del
perfezionamento dell’opera, dell’Arte muratoria e di loro stessi. Educati
nel Cristianesimo, condividevano aspetti di religiosità intesa come
elevazione spirituale e morale, sebbene in Loggia non venisse officiato
alcun tipo di rito religioso, quest’ultimo di competenza esclusiva della
Chiesa.
Filosofia del Lavoro
Identificandosi con la loro professione e proclamando una vera filosofia
del lavoro materiale e spirituale in contrapposizione alla società
medioevale dell’ozio, strettamente suddivisa in caste, dalle quali non era
possibile sfuggire né affrancarsi, i Frammassoni proclamavano la
realizzazione dell’uomo nel lavoro. Il lavoro proviene da Dio, lui stesso
operaio e muratore, in quanto Grande Architetto dell’Universo! Rispetto alle
altre categorie professionali, i Frammassoni godevano in particolare del
privilegio di spostarsi liberamente da un cantiere compiuto ad uno che
iniziava in forza di una autorizzazione del Sovrano che conferiva loro il
diritto di operare in qualsiasi provincia del paese – Carta reale ricevuta
da un certo principe di nome Edwin a York durante il regno di Athelstan-. La
Massoneria costituiva in Europa, sino al XVIII secolo, una corporazione
molto particolare, unica nei privilegi di cui godeva, frammentata nelle
singole confraternite, indipendenti l’una dall’altra. Un libero muratore in
Inghilterra e in Europa poteva trasferirsi per lavoro da una città
all’altra, da una nazione all’altra e divenire membro di una confraternita
locale per offrire la propria prestazione d’opera e seguitare il proprio
perfezionamento. Infatti, una volta terminata la costruzione il cantiere
veniva smantellato, la Loggia poneva termine alla sua esistenza «temporale »
e i muratori, apprendisti, compagni, sovrintendente e assistenti, si
ponevano in cammino alla ricerca di un nuovo lavoro. Da un punto di vista
etnologico è possibile ipotizzare che la compagine degli operai si spostasse
compatta, almeno nella sua struttura organizzativa di base, dando
sicuramente vita a quella che nei nostri tempi chiameremmo un’impresa di
costruzione.
La Loggia
La Loggia, intesa come luogo materiale e spazio fisico delle attività
muratorie, aveva sì un’esistenza effimera legata al cantiere – ricordiamo
per inciso che la durata di un cantiere di allora poteva comprendere qualche
lustro o addirittura decenni - ma «sopravviveva » e si perpetuava nello
spirito e nell’Arte oltre la durata del cantiere medesimo. Cosicché, come
tutte le buone regole si deve pur ammettere l’eccezione, verso la metà del
Trecento una o più Logge vengono tenute in vita anche dopo il termine del
cantiere. La corporazione acquisiva così una continuità sociale e
professionale permanente e si apriva a membri non provenienti dalla
Muratoria i quali condividevano all’ interno della Loggia dei liberi
muratori una via di perfezionamento morale e ideale. I non muratori vi
aderivano quindi per lo spirito di fratellanza universale che ne permeava i
ranghi, per la filosofia del lavoro che li univa e che li poneva in pari
grado rispetto ai confratelli e agli altri uomini, per l’espressione di
tolleranza e libertà individuale che veniva garantita e osservata
all’interno della Loggia. Un ulteriore elemento di attrazione era
rappresentato dalla prospettiva culturale ed educativa: il Maestro di Loggia
era fra gli uomini più istruiti e colti dell’epoca con gli ecclesiastici di
rango e alcuni pensatori laici, mentre i muratori erano lavoratori fra i più
abili e istruiti – erano infatti architetti,ingegneri, geometri,
scultori,artisti di vario genere e soprattutto cultori delle scienze
collegate alla Ars erigenda et costruenda. Come qualsiasi corpo di mestiere,
oltre che sugli uomini e sugli strumenti di lavoro, la Loggia si poggiava su
un «Corpus juris» che ne sanciva la legittimità civile all’attività ed era
pure obbligata dalla Chiesa a eleggere un Santo patrono. Come già ricordato,
sin dalla loro costituzione all’apertura del cantiere, le Logge si dotavano
di statuti e di regolamenti interni che governavano la condotta e gli
aspetti essenziali dell’attività dei muratori e in virtù dei quali i
confratelli promettevano e si obbligavano a mantenere i «segreti» dell’Arte
oltre che a conformarsi alla via di un perfezionamento professato in termini
di lavoro materiale e morale.
Gli Antichi Doveri e le Costituzioni
L’espressione del giuramento o dell’obbligo era una regola comune di
allora, imposta dalle Autorità, civili e religiose, per sanzionare
l’appartenenza a un corpo professionale costituito e riconosciuto. Inoltre
era buona regola e costume delle diverse professioni a non rivelare i
«segreti» e cioè le conoscenze acquisite tramite gli insegnamenti tramandati
dai Maestri e dai responsabili dell’apprendistato, una sorta di protezione
del marchio e dei brevetti ante litteram! Questi «Corpus juris» normativi si
perpetuarono nei secoli e presero la definizione di obblighi, doveri, limiti
– Old charges, Landmarks - che ritroviamo in manoscritti del XIV e XV secolo
– il Regio e il Cooke. Gli «Antichi Doveri» furono lo strumento normativo
che preservò la professione, l’intimo significato di appartenenza alla
fratellanza e la filosofia professata della Massoneria operativa di allora.
Come ricordato, alcune Logge divenute permanenti, pur continuando la loro
originaria funzione di impresa, si aprirono a confratelli non operativi
permettendo loro di condividerne la filosofia, i lavori, gli insegnamenti,
soprattutto morali, e non da ultimo i valori universali di una fratellanza
libera ed egalitaria, antesignana delle profonde evoluzioni che la società
civile avrebbe conosciuto nei secoli futuri. Furono così gettate le
fondamenta della Massoneria moderna. Le Logge crebbero nei secoli e si
organizzarono in Logge miste, in Logge i cui membri erano solo operativi e
in Logge composte unicamente da membri non muratori e cioè da fratelli
«speculativi». Nella Massoneria speculativa, gli Antichi Doveri e gli
obblighi prenderanno poi forma e sostanza nelle cosiddette Costituzioni o
Libro delle Costituzioni che filologicamente risultano da una collazione
delle numerose versioni in circolazione degli Antichi Doveri. Le prime
Costituzioni sono dette di Anderson e furono redatte nel 1721 dopo che nel
1717 quattro Logge londinesi, nel giorno dedicato al Santo patrono della
Massoneria, decisero di creare l’Obbedienza e cioè di unirsi sotto la
direzione di un Gran Maestro, costituendo la Gran Loggia di Londra. Le
Costituzioni furono poi approvate e messe in vigore nel 1723. Come
accennato, gli Antichi Doveri erano sempre presenti in Loggia, poiché
rappresentavano la garanzia legale all’esistenza della corporazione. In
essi, oltre ai richiami delle tradizioni muratorie in uso e all’affermazione
della concessione della Carta reale che accordava particolari privilegi ai
propri membri, erano esposti i regolamenti e gli obblighi, chiamati «punti»,
che governavano la Loggia. Le Costituzioni, sostituendo gli Antichi Doveri
che avevano governato e statuito la legittimità alle Confraternite dei
costruttori per secoli, trovarono il loro posto sul treppiedi o sull’ara in
Loggia, unitamente a due strumenti dell’Arte, la squadra e il compasso che
per traslazione simbolica, unitamente alle Costituzioni, assunsero il valore
di Grandi Luci: la Squadra, il simbolo dell’esattezza dell’angolo retto,
dell’espressione del quadrato, della giustizia e della moralità, della terra
che i nostri progenitori consideravano quadrata; il Compasso, simbolo della
misura, del cerchio che racchiude i cieli, della dimensione spirituale, del
cerchio della fratellanza.
La Bibbia
In fase successiva, verso il 1760, la Gran Loggia inglese sostituiva le
Costituzioni con la Bibbia, dichiarandola una Grande Luce, conformandosi
alle usanze civili di quel Paese in cui si utilizzava la Bibbia per
sanzionare i giuramenti. Storicamente però la Bibbia aveva già trovato in
Loggia una sua precisa collocazione prima della sua proclamazione ufficiale
a Grande Luce da parte della Grande Loggia inglese. Il protestantesimo
anglicano proibì infatti il culto dei santi e la Frammassoneria inglese,
devota al loro Santo patrono, eletto, come accennato, durante l’era del
cattolicesimo, dovette in un certo senso «interiorizzarre » il rituale della
commemorazione del loro Patrono. Se precedentemente l’aspetto religioso
della devozione del santo avveniva in occasione della sua festa con la
processione al santuario o alla cappella votiva, e quindi extra muros della
Loggia, con la proibizione del culto dei santi la commemorazione si svolse
in Loggia. La Bibbia, o meglio il Vangelo di San Giovanni, sostituì
simbolicamente il santuario o la cappella e i ceri votivi che venivano
accesi nel santuario si accesero in Loggia accanto alle Luci già presenti in
quell’ambiente, prime fra tutte quelle che illuminavano gli Antichi Doveri.
La Bibbia e la parte di essa significativa per la Confraternita dei Muratori
si illuminò quale Grande Luce. La Bibbia rimase per secoli appannaggio
esclusivo della Chiesa. Si può tranquillamente affermare che la Chiesa abbia
voluto consacrarne maggiormente la sacralità preservandone la diffusione: l’
insegnamento della dottrina avveniva principalmente per via orale e
limitatamente ai bisogni dei fedeli che, ricordiamo, erano per la maggior
parte illetterati. Nel clero la conoscenza della Bibbia era pure limitata e
confinata ad alcuni estratti e agli insegnamenti seminariali. Ciononostante
le antiche tradizioni e i racconti di matrice religiosa, tramandate per via
orale, impregnavano la cultura popolare e, supportate dai rarefatti e avari
insegnamenti dottrinali della Chiesa, leggende e insegnamenti espressi nella
Bibbia erano entrati a far parte dell’immaginario collettivo. La Massoneria
antica, in quanto parte della Societas di quei secoli ne incamerò i
contenuti, ne traslò gli insegnamenti, ne idealizzò le valenze morali e ne
trasse dei simboli. Negli Antichi Doveri vi erano già presenti alcuni
elementi biblici, primo fra tutti il Tempio di Salomone, assurto a simbolo
per eccellenza dell’arte dell’architettura. Chi di noi, inoltre, non può
pensare, dinnanzi a una cattedrale romanica, gotica, rinascimentale o
neoclassica, che esse non rappresentino delle Bibbie di pietra? Nella loro
completezza e perfezione architetturale ed artistica si è in grado di
percepire, se non di comprendere, i messaggi e i segni che esse ci vogliono
tramandare. La diffusione della Bibbia negli ambienti eruditi avvenne con il
Rinascimento: grazie all’invenzione della stampa e alla Riforma, le
Scritture si diffusero liberamente e rapidamente; l’ evoluzione del
progresso in tutte le discipline e l’affermarsi di nuovi modelli e scuole di
pensiero nei due secoli successivi permisero l’accesso ai contenuti delle
Sacre Scritture a vaste fasce della popolazione. La Massoneria ne incamerò
l’essenza universale e i contenuti simbolici: vide oltre all’affermazione di
una fede o di una religione particolare. Ne consacrò una valenza universale
al di sopra e al di là dei confini dottrinali. La Massoneria, come il Libro
dei Libri, glorifica il Grande Architetto dell’Universo. Il Grande
Architetto costruì l’universo e volle l’uomo: operoso, fraterno, tollerante,
uguale a sé e agli altri e perciò universale, libero e moralmente rigoroso
nel pensiero e nelle azioni, osservante degli obblighi e dei doveri verso se
stesso, la famiglia e la patria. I Massoni si riconoscono nel Grande
Architetto dell’Universo: Egli è un muratore come loro. Il mondo è la
Loggia, un Tempio in cui vivono lavorando gli uomini. Il G.A.D.U. nella
Massoneria non è espressione di una certa sacralità atea che si presenta
come la risposta al pensiero religioso tradizionale e nemmeno come prodotto
autonomo di un pensiero laico in crisi. Non è nemmeno la manifestazione
dello schema suggerito da Feuerbach per spiegare la nascita della religione
e cioè l’incapacità dell’uomo a realizzare ciò che vuole e che allora deve
prefigurarsi un Altro che possieda in misura ottimale ciò che lui desidera
di meglio e a cui si delega il compito di colmare la frattura tra ciò che si
vuole e ciò che si può. Non è nemmeno il Dio che non è, che alimenta il
senso del sacro trasversalmente, che ignora le Chiese, espressione di una
religiosità dell’inconscio che ha consacrato un Dio laicizzato e assente di
cui si è particolarmente occupata la psicanalisi. Non è nemmeno il «numen»,
il numinoso, l’elemento irrazionale di terrore e nello stesso tempo di
fascinazione in cui si esprime la relazione dell’uomo con Dio. Come elemento
irrazionale originario di ogni religione, esso si razionalizza dando corpo
tanto alle idee razionali di giustizia, di morale, di peccato, quanto
all’immagine della divinità misericordiosa e provvidenziale. La sacralità
del Libro dei Libri è riconosciuta dalla Massoneria non nei termini
sopraccennati ma più semplicemente dando al Libro una valenza ideale in
conformità degli obblighi e dei doveri assunti da ognuno di noi nel momento
della nostra iniziazione al lavoro muratorio.
In conclusione:
«Ogni cosa è il risultato della storia. (…) Ciò è tanto più vero in
quanto nessun rito o simbolo riveste un significato unico, ma possiede tre o
quattro e anche più sensi o usi; inoltre è per sé stesso complesso e sovente
il ricercatore che lo studia scopre nuovi aspetti che non avrebbe
immaginato. Tutto ciò si applica in modo particolare alle Grandi Luci e
riveste un’importanza speciale per la loro comprensione. (…) La stessa
Bibbia ha una molteplicità di usi e sensi; è la Bibbia e nello stesso tempo
il Volume della Legge sacra; (…) può essere sostituita dal Corano, dall’
Avesta, dai Veda, ecc.: essa è posta sull’altare, senza le sia tuttavia dato
alcun significato, perché su di essa sono posti la Squadra e il Compasso; è
l’Evangelo delle religioni cristiana ed ebraica e tuttavia la Loggia non è
una Chiesa e non propone nessuna teologia; la Loggia l’utilizza in quanto
letteratura della religione; e dunque, per quanto sia un’opera religiosa,
essa è nello stesso tempo e ancor più per la Massoneria, una raccolta
legale, poiché essa dà una sanzione ai doveri assunti; è chiaro che non è
stata scritta da Massoni, ma tuttavia essi la utilizzano come se fosse così:
la utilizzano cioè a fini personali e le danno un senso assolutamente
originale; quando è sull’altare, assume in sé stessa molti significati; è
piena di misteri; per questo l’Ordine non le riconosce un carattere
dogmatico e non la considera come uno strumento religioso e lascia ad ogni
Massone la possibilità di leggerla e di interpretarla secondo il suo punto
di vista personale; per questo essa è posta aperta sull’altare.» (Massoneria
& Bibbia, quaderno n. 9, Loggia Massonica Brenno Bertoni, 2003, p. 93)
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