Lo sviluppo è progresso solo se è sostenibile
Sviluppo sostenibile
Il frenetico consumismo e l’illimitata ed egoistica corsa al benessere
individuale stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza sia
dell’umanità sia del nostro pianeta; l’uomo, sapiente ma poco saggio, sta
distruggendo il proprio habitat naturale. Avido di mille futilità, toglie il
pane alle future generazioni - ai propri figli… (O.D.)
Filippo Di Venti, membro della Loggia Brenno Bertoni di Lugano
(Revista massonica svizzera maggio 2006)
Leggiamo nel Rapporto Brundtland: «Lo sviluppo sostenibile è quello che
provvede al soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza
compromettere la possibilità di soddisfacimento dei bisogni di quelle
future».
Chi può non essere d’accordo con una simile affermazione? Possiamo dire
che con queste parole è stato espresso in forma chiara e sintetica un
concetto complesso. Ma è possibile realizzare concretamente uno sviluppo
sostenibile o si tratta di un’utopia? Detto in altri termini, lo sviluppo
economico e tecnologico è compatibile con le esigenze di una vita
qualitativamente accettabile per l’uomo o no?
Potremmo formulare altri interrogativi, ma sarebbe sempre un girare
intorno agli stessi argomenti, riproporre in termini diversi gli stessi
quesiti. Scartate per ovvi motivi di buon senso le soluzioni estreme (non
possiamo tornare all’età della pietra e rinunciare a secoli di sacrifici e
di conquiste, ma non siamo neppure disposti a vivere con la mascherina
antigas o a rinunciare a godere della vista di uno specchio d’acqua
cristallina), non resta come scelta obbligata che il cosiddetto sviluppo
sostenibile. Anzi, si può dire che non sia neppure una scelta, se per tale
intendiamo un’opzione che abbia un’alternativa, quanto piuttosto una linea
di tendenza o una direzione a senso unico.
Inutile elencare i danni all’ambiente arrecati quotidianamente dall’uomo:
i rapporti scientifici, i giornali e i periodici più o meno specializzati
non parlano d’altro! Inutile anche elencare le possibili soluzioni al
complesso problema: si tratta di strategie allo studio degli esperti in
ecologia, riciclaggio e simili di tutto il mondo. Solo farne anche un breve
accenno comporterebbe – data la molteplicità di soluzioni ipotizzate – più
che un semplice articolo, un trattato enciclopedico. Per di più si cadrebbe
in un noioso tecnicismo, oppure si offrirebbe il fianco alle critiche degli
esperti di opposto parere o di diversi orientamenti rispetto al nostro. Il
problema, del resto, presenta così tante sfaccettature da non essere
affrontabile in tutti i suoi aspetti e quindi si cadrebbe inevitabilmente
nella frammentarietà della trattazione. Mi pare che sia più corretto dal
punto di vista metodologico, ma anche più utile come contributo di idee,
parlarne per linee generali sotto il profilo dell’approccio psicologico o,
se si preferisce, politico in senso lato.
Percorso educativo
Abbiamo detto all’inizio che non si tratta di una scelta. Ed è vero. Però
dobbiamo aggiungere che, posta la necessità di un’opzione a favore dello
sviluppo sostenibile, si devono poi operare delle scelte. Tanto per
cominciare, non si può sacrificare tutto (la salute in primo luogo) alla
logica del profitto. E qui entriamo in un terreno spinoso, quasi minato. Ci
si domanda: l’interesse di pochi ha il diritto di mettere a repentaglio la
salute di tutti? Non è neppure il caso di rispondere a una simile domanda. E
se ci sono di mezzo dei posti di lavoro, degli interessi di tutta una
collettività? Facciamo un esempio: il caso della foresta amazzonica. Il
taglio di quegli alberi potrebbe consentire il decollo economico del
Brasile, ma metterebbe a repentaglio – pare – l’ecosistema mondiale. Come
dire il futuro di una nazione in via di sviluppo contro il futuro
respiratorio dell’umanità. Una scelta davvero drammatica! Questi
interrogativi potrebbero proporsi all’infinito. E allora che fare? A questo
punto il discorso non è più tecnico ma diviene politico. E pensare a una
sorta di direttorio mondiale dell’ecologia? Dovrebbe far capo all’ONU,
evidentemente. Si può ancora aver fiducia in questa istituzione? Possono
delle leggi contrapporsi a dei colossali interessi economici (basterebbe
pensare all’inquinamento derivante dal petrolio e affini)? Certamente le
leggi, internazionali e nazionali, devono mettere dei paletti. Devono essere
istituite ovunque, anche nei Paesi in via di sviluppo, commissioni, autorità
e ministeri preposti alla salvaguardia dell’ambiente. Tutto ciò è doveroso
ma non basta. Premesso che lo sviluppo umano non ammette momenti di sosta e
tanto meno passi indietro, non resta che il percorso educativo. È l’uomo che
si deve convincere del male che reca a se stesso, attentando quotidianamente
all’ambiente in cui vive. La via da percorrere è quella che passa attraverso
una presa di coscienza della gravità del problema, non solo e non tanto
attraverso un’educazione indotta dall’esterno, quanto attraverso una sorta
di autoconvincimento. Il modello vincente non può essere né quello dello
sviluppo a tutti i costi, né quello della crescita zero. Forse la soluzione
è in una maturazione dall’interno di una coscienza ecologica. Solo così
l’uomo, rendendosi conto dei danni, a volte irreparabili e irreversibili che
arreca all’ambiente e sforzandosi sempre più di rispettare la natura, senza
rinunciare alle sue comodità, potrà arrivare a una soluzione. Quale? Quella
di abitare un pianeta progredito e vivibile, risolvendo così un’equazione
che oggi presenta troppe incognite.
Conciliare sviluppo e ambiente
Vediamo ora di immaginare quale potrebbe essere su questo spinoso tema la
posizione di un Massone. Proverò a raccontare una storiella.
Un giorno il G...A...D...U... decide di inviare sulla terra un suo
osservatore di fiducia per sapere come se la cavano quegli esseri
intelligenti ma litigiosi che Egli ha collocato tanti anni fa in un pianeta
particolarmente ospitale dell’universo. Dal suo inviato Egli esige un
rapporto veritiero e dettagliato. Il messo parte con le migliori intenzioni
e approda su quel pianeta verde-azzurro, indicatogli dal G...A ...D...U ....
La sua navicella fa fatica però a trovare uno spazio libero dove atterrare.
Non è in grado di galleggiare, ma la terra gli si presenta come un pullulare
di città, case e uomini. Dove sono le foreste che il G...A...D...U... gli
aveva segnalato? Le poche rimaste appaiono da una rapida ricognizione
dall’alto, ma anche altrettanti cantieri, dove operai e ruspe la fanno da
padroni. Si deve rassegnare ad atterrare in un deserto. E i mari? Inquinati
dagli scarichi petroliferi e dai rifiuti urbani, persino al largo (non
parliamo delle coste). E per fortuna il messo divino non respira, altrimenti
chissà che rapporto dovrebbe fare sulla tossicità dell’aria! Prima di
rientrare alla base e riferire al G...A...D...U... le sue impressioni
(negative) sul come gli uomini stanno gestendo il pianeta concesso loro in
usufrutto, lo scrupoloso messaggero vuole accertarsi se questi piccoli
esseri litigiosi cercano in qualche modo di correggere i propri errori e
viene a sapere che è allo studio un piano di salvaguardia dell’ambiente,
mirante a portare avanti il progresso scientifico e tecnologico, che va
sotto sviluppo sostenibile. Per onestà e completezza d’informazione, deve
riferire anche su questo e quindi cerca di raccogliere notizie su tale
progetto. Viene a sapere che tutti i Paesi del mondo, a partire da quelli
tecnologicamente più avanzati, stanno mettendo a punto leggi severe che
riguardano tanto lo smaltimento dei rifiuti, quanto l’approvvigionamento
energetico, tanto la ricerca scientifica e i suoi rapporti con la morale
(bioetica, ad esempio), quanto gli investimenti economici. Si tratta solo
dei primi passi verso l’avvio della soluzione di una questione molto
complessa, ma è già qualcosa che il problema venga avvertito, che se ne
parli. Il messo divino partecipa occultamente a congressi scientifici e a
riunioni politiche e può così accertarsi del fatto che il tema dello
sviluppo sostenibile è ovunque, con varie denominazioni, all’ordine del
giorno di tutti i lavori di ricerca in svariati campi ed è considerato
assolutamente prioritario. E questa è già una consolazione. Se l’uomo - si
domanda – è stato capace di straordinarie e impensabili conquiste, non sarà
in grado forse di vincere anche questa battaglia, che riguarda il futuro suo
e dei suoi figli? Con molti elementi negativi ma anche con qualche speranza
il messaggero tornerà a far rapporto al G...A...D...U... sullo stato di
salute della terra, il quale, lungimirante e magnanimo com’è, si può
prevedere che darà fiducia anche questa volta all’uomo, lo crederà cioè
capace di conciliare sviluppo e ambiente. L’auspicio tuttavia è che tale
atto di fiducia non venga tradito dall’uomo, che quindi questo essere tanto
intraprendente quanto ribelle e trasgressivo si dimostri una buona volta
degno del pianeta meraviglioso che il G...A...D...U... gli ha donato.
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