Il Trinomio dell’Arte Reale che regge il Tempio massonico
Saggezza-Forza-Bellezza
«Che la Saggezza illumini il nostro lavoro. Che la Forza lo compia e
lo renda saldo. Che la Bellezza lo adorni e lo renda sublime. » Ecco tre
concetti, o qualità, di alcuni Fratelli che ho conosciuto nel mondo, i
quali, con il loro comportamento, mi hanno insegnato ad amare la libertà nel
rispetto dei diritti e dei doveri di ogni uomo.
Michele Gentile, membro della Loggia «Il Dovere» di Lugano (Revista
massonica svizzera giugno/luglio 2006)
Probabilmente il significato di questo trinomio può essere definito da
chiunque, senza necessità di ricorrere ad alcun processo esoterico. Molti,
comunque, data l’apparente semplicità di tale simbolismo, riterranno inutile
e superfluo dedicare oltre modo il proprio tempo ad approfondire elementi
impliciti. Beati loro che professano il dubbio metodico, per asserire
certezze, perché coloro non hanno bisogno del disegno tracciato. Confesso
che il grado di Apprendista è stato il periodo più bello che ho vissuto
nell’Istituzione massonica, purtroppo oramai un quarto di secolo fa. Nel
periodo di osservazione silenziosa dei lavori di Loggia, attraverso
l’affannosa ricerca di brevi e sintetiche traduzioni del simbolismo
massonico, cercavo di appagare la mia curiosità. L’impeto e l’irruenza
tipica dell’età non mi consentiva di comprendere che il simbolismo, per la
via iniziatica, è come una cura preventiva, il cui farmaco essenziale va
assunto a dosi omeopatiche, affinché il paziente possa rigenerarsi nella sua
nuova dimensione. Solo molto più tardi compresi che la via iniziatica è una
questione di identità e non di appartenenza. La Massoneria consente,
attraverso un complesso sistema simbolico rituale, di formare un aspetto
particolare dell’identità personale di colui che vuole percorrere la via
esoterica, ma non obbliga nessuno a raggiungere quel particolare traguardo;
infatti molti non lo raggiungono mai. La semplice iscrizione ad un ordine
massonico, ed i gradi da questo conferiti, attestano unicamente
l’appartenenza a quell’ordine, così come una laurea ad honorem in filosofia,
non conferisce la profonda conoscenza di quella materia. Forse farà
conseguire il titolo di dottore in filosofia, ma certo ciò non dimostrerà di
per sé, che il soggetto sia dotto e padrone di quella materia.
Un simbolo ternario
La Massoneria europea apre e chiude i Lavori di Loggia con l’accensione e
lo spegnimento dei tre ceri rappresentanti la Saggezza, la Forza e la
Bellezza. Che importanza hanno questi simboli? Qualcuno risponderebbe, forse
tautologicamente, che la Massoneria Europea apre e chiude i Lavori di Loggia
con l’accensione e lo spegnimento di questi tre ceri poiché rappresentano
tre virtù (pilastri) che il Massone Libero Muratore deve sempre perseguire,
all’interno della Loggia come all’esterno nel mondo profano. Apprendiamo
dalla storia della Massoneria regolare che questa pratica non fu introdotta
subito, ma successivamente, verso la fine del XVIII secolo.I tre elementi
erano già presenti in alcune correnti esoteriche ed occulte del Medio Evo.
Il contenuto del trinomio è forse scontato per un Massone, che in questo
periodo storico relega ad un piano di secondo ordine lo studio per
l’approfondimento del simbolismo e del suo aspetto rituale. Forse, lo studio
dell’arcano sistema massonico, simbolico e rituale, è anacronistico, e forse
oggi interessa più allo storico, studioso del fenomeno Massoneria
dall’Illuminismo in poi, che al Libero Muratore appartenente alla famiglia
massonica, regolare o non regolare, poco importa per il suo fine. È mia
opinione che la Massoneria contemporanea, per praticità, osserva sempre meno
la propria Tradizione e lavora sempre di più in forma non rituale. Questo
porta ad una svalutazione di valori comportamentali, al punto che oggi
spesso risulta difficile, in Loggia, separarsi dai valori profani. Molti
anni fa, il Maestro delle Cerimonie invitava i Fratelli ad abbandonare i
metalli prima di entrare in Tempio, proprio per sottolineare che nel Tempio,
ed in genere durante i lavori di Loggia, occorre riferirsi ad altri valori,
spesso non riscontrabili nel comportamento della società profana, alla quale
il trinomio nulla dice, se non il suo significato letterale e mondano di
saggezza, forza e bellezza.
«Saggezza-Forza-Bellezza» è un simbolo ternario. Il Simbolismo è un
metodo di espressione tanto caro agli antichi quanto completamente estraneo
alla mentalità moderna ed a uomini che sono soliti diffidare di tutto ciò
che non comprendono. Ciascun simbolo non ha un significato univoco, ma la
sua interpretazione è relativa alla sensibilità dell’iniziato. Il Libero
Muratore procede nella via iniziatica, che non ha mai termine, mediante il
perfezionamento interiore che si realizza con l’interpretazione in chiave
esoterica dei simboli. La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono pilastri
fondamentali della Loggia. La Massoneria Europea utilizza tale simbolo
ternario nel rituale di apertura e di chiusura dei Lavori di Loggia. Nella
Massoneria Ticinese, all’apertura dei lavori il Maestro Venerabile accende
il cero della Saggezza, il Primo Sorvegliante accende il cero della Forza e
il Secondo Sorvegliante quello della Bellezza. Con lo stesso ordine, alla
chiusura dei lavori, si procede allo spegnimento dei ceri. I diversi rituali
prevedono la pronunzia di frasi sia all’accensione che allo spegnimento dei
ceri. La Loggia è la cellula di base di tutte le organizzazioni massoniche.
Nella Loggia il Massone svolge il suo lavoro, così come il fabbro fa nella
sua officina. L’officina è il luogo dove il fabbro realizza il suo lavoro,
ma è anche l’insieme di tutti gli strumenti di lavoro che necessitano,
utensili per misurare, trasformare la materia prima, ecc… Al pari
dell’officina del fabbro, la Loggia (che dai Massoni viene chiamata anche
Officina) è la cellula di base dove si riuniscono i Liberi Muratori, e dove
si trovano presenti tutti gli strumenti necessari per svolgere il Lavoro,
che simbolicamente viene definito la «Grande Opera». Così come il fabbro,
per realizzare le sue opere, ha bisogno di utensili di lavoro, così il
Libero Muratore, per realizzare il suo Lavoro, ha bisogno dei simboli, quali
strumenti di lavoro presenti nella Loggia. Fatte tali precisazioni, penso
che il simbolo ternario Saggezza, Forza e Bellezza sia fondamentale per lo
scopo della Massoneria. Tale simbolo si riferisce a quella parte del lavoro
che é esotericamente rivolto verso sé e stessi, così come il simbolo
ternario Libertà, Uguaglianza e Fratellanza si riferisce a quella parte del
lavoro che è rivolto verso l’altro, sia esso Fratello o profano. Il loro
insieme rappresenta la Pietra Cubica, quale forma di pietra filosofale che
il Massone, Libero Muratore utilizza per la costruzione del Tempio.
Trasformare la pietra grezza
La Massoneria, fondata sulla leggenda Hiramitica, ha lo scopo di formare
uomini con una coscienza autonoma, con una volontà libera, che attraverso la
saggezza, siano in grado di imporre a se stessi una regola di comportamento,
che salvaguardi contemporaneamente la loro dignità ed il bene di quanti li
circondano. Questo governo di sé stessi è un Piano, in virtù del quale la
Pietra di costruzione si sagoma e si pulisce per la costruzione del Tempio,
dirigendo la propria attività con umiltà, senza mai sminuirsi, ma, al
contrario, arricchendosi con la cultura e la qualità dei rapporti umani.
Questo ideale contiene delle esortazioni: per il dovere, per la giustizia,
per l’amore; nella sua unità appare la parola perduta. Il nuovo uomo
esprimerà opinioni e non certezze, poiché consapevole che le stesse sono il
frutto della spontanea libertà; perseguirà la Verità con esame imparziale,
sapendo però che a lui è dato conoscere solo la verità relativa, e non
detenendo alcuna verità assoluta, rispetterà la diversità delle opinioni con
piena dignità, senza alcuna sottomissione. In precedenza ho più volte
affermato la mia convinzione che la Massoneria non ha una visione
escatologica della vita, non offre ai suoi affiliati sacramenti e non
persegue la salvezza dell’uomo attraverso una concezione connessa con la
fede in un giudizio universale, condizione necessaria per la resurrezione e
l’immortalità, che affonda le sue radici nella narrazione biblica del
peccato originale e nelle dottrine apocalittiche, ma persegue il fine
pratico del principio etico della propria libertà, che porta a sua volta in
sé la tolleranza per la libertà altrui.
Sin dal Medio Evo la Forza era rappresentata dal Bronzo, la Bellezza
dall’Argento e la Saggezza dall’Oro. Così il pensiero alchemico considerava
l’Oro lo stato finale della trasmutazione, l’Uovo Filosofale. La Massoneria
persegue il fine del benessere dell’umanità. Il mezzo è rappresentato dalla
conquista dell’identità massonica dell’adepto. La Massoneria, dunque,
educando l’individuo alla consapevolezza che la propria salute, fisica e
spirituale, sarà quella della collettività in cui vive, auspica il benessere
della società. Pertanto nella sostanza altro non è che una particolare
metodologia, perfezionata attraverso varie esperienze secolari, intesa a
rendere migliore la società, attraverso il perfezionamento dell’individuo
che la costituisce e che ne pone in essere le caratteristiche. Per la
Massoneria il miglioramento dell’individuo è l’unico mezzo per raggiungere
il miglioramento della collettività. Ma questo individuo, per svolgere
questa funzione deve essere libero, egli deve decidere il suo percorso, egli
deve trasformare la pietra grezza, quale realtà ricevuta, in pietra levigata
quale frutto del proprio lavoro, che è l’elemento determinante per la
trasformazione.
Liberare la natura umana
Quali sono gli strumenti che la Massoneria mette a disposizione dei
propri adepti affinché possano raggiungere la trasmutazione alchemica da
piombo (neofita) in oro (Maestro Libero Muratore)? Il nascere uomo o donna,
così come il nascere guerriero o sacerdote, ed anche il semplice nascere in
un tempo o in un luogo preciso è, infatti, da considerarsi come un segno
tangibile, sotto gli occhi di ognuno, di quello che è la propria via e il
proprio destino. Compito di chi nasce uomo è il compiersi come uomo. Cioè
determinare la propria natura eliminando ogni scoria e mescolanza. Come
l’oro, il quale, uscendo dalla miniera grezzo e sporco di altri metalli meno
nobili, ha bisogno di purificarsi prima di risplendere in tutto il suo
effettivo valore, così la natura umana è sommersa da tantissime imperfezioni
che la tengono vincolata ad un’esistenza di fatto inferiori alle sue reali
potenzialità. Ho affermato che La Massoneria agisce su alcuni individui
della collettività affinché la loro nuova crescita comporti di conseguenza
il miglioramento dell’Umanità. Quindi il principio della Massoneria risiede
nella consapevolezza dell’uomo iniziato che attraverso la sua volontà, quale
espressione di libertà, guidi la propria esistenza; pertanto egli stesso,
l’uomo, è il solo responsabile della propria vita. Si dice che nel sistema
simbolico della Massoneria siano confluite le Tradizioni dei movimenti
occulti ed eretici che sono esistiti dal XII al XVI secolo e che la
Massoneria del XVIII secolo sia un sincretismo del pensiero gnostico,
ermetico, alchemico, rosacruciano che riprende i temi dominanti di queste
correnti occulte per il suo simbolismo. Diventa universale nel suo pensiero,
evolvendosi da corporazione di mestieri ad associazione speculativa, il cui
centro è l’uomo, universalmente inteso. La Massoneria è figlia prediletta
dell’Illuminismo, dal quale si è distinta per aver esteso la visione,
oggettiva e scientifica, con la visione metafisica della vita, il cui fine è
l’evoluzione ed il progresso dell’Umanità, attraverso l’Arte Reale. È mia
opinione che non a caso la Massoneria ha avuto la sua massima espressione
nell’Illuminismo, distinguendosi come movimento di pensiero che ha
sapientemente attinto alla Tradizione occulta, detentrice di quel pensiero
non sacerdotale, perseguitato e represso dalle Istituzioni al potere,
identificandosi come l’Arte di costruzione interiore dell’essere umano; il
lavoro al suo perfezionamento. La Massoneria è un’arte dell’anima. I suoi
simboli, quali il grembiule, il martello, la cazzuola, lo scalpello, la
squadra, la livella, il filo a piombo, il compasso e così via, sono simboli
del lavoro interiore sull’essere umano, necessario per la costruzione di
quel Tempio meraviglioso che è la scena dell’anima umana, per l’evoluzione
ed il progresso dell’Umanità. Il Fratello Goethe fece il primo passo verso
la conoscenza della natura umana tripartita. Affrontò il tema della libertà,
fra il rapporto della natura animale e la natura spirituale dell’uomo, per
affermare che la libertà dell’uomo appare non come donata, ma come qualcosa
che solo l’uomo stesso può conquistare. Nel Faust Goethe mostra tutta la sua
ricerca nel simbolo dell’anima umana, lacerata dall’eterno conflitto tra il
bene ed il male, la salvezza e la dannazione. Lascia intendere, a chi
conosce il linguaggio inziatico, l’elemento determinante della volontà nelle
scelte umane.
Da Hiram al Santo Graal
Se la libertà dell’uomo si estrinseca nella scelta di determinazione,
occorrono dei valori affinché questa sua determinazione non risulti inutile,
o addirittura dannosa, per l’umanità. Il pensiero sacerdotale, radicando il
bene nel Dio ed il male nel Demonio, controlla il comportamento umano,
creando continuamente antinomie e dualismi, predestinazione e provvidenza
divina, ponendogli imperativamente la soggezione al volere divino. Il
pensiero ermetico, alchemico e gnostico, percorre la strada opposta, in
maniera eretica focalizza il centro sull’uomo, in perenne lotta tra il bene
ed il male, il quale attraverso il suo comportamento incide sulla sua vita,
contraddistinguendola nella buona e cattiva sorte, comunque decidendo la via
da intraprendere, egli è l’unico artefice della sua vita. Ciò risulta ben
simboleggiato nella leggenda Hiramitica. Infatti, Hiram Abiff, l’architetto
del Tempio, non ha avuto il dono divino della Saggezza come Re Salomone; per
edificare l’opera ha dovuto tracciarne il disegno e realizzarla,
trasformando con il proprio lavoro la pietra grezza in un opera grandiosa.
Per il suo lavoro ha usato la Forza, la Bellezza e la Saggezza. Nel XII
secolo questi tre concetti venivano racchiusi nei profondi simboli della
saga del Santo Graal. Ma cosa rappresentava il Santo Graal nel Medio Evo? I
testi più caratteristici relativi al Santo Graal sono stati scritti quasi
tutti in un periodo piuttosto breve che comprende, più o meno, quarant’anni
a cavallo tra il XII e il XIII secolo: proprio nel periodo in cui la
tradizione medievale delle crociate dell’alta Cavalleria e dei Templari
raggiunse il suo apice. All’improvviso si cessa di scrivere sul Graal, come
obbedendo ad una parola d’ordine alla quale nessuno può sottrarsi. È questo
il periodo delle repressioni da parte della chiesa di Roma contro tutte
quelle correnti religiose considerate eretiche: ricordiamo, in proposito, la
crociata del 1209 contro gli Albigesi (Catari), considerabile, per la scala
immane e la maniera brutale con cui fu condotta, un vero e proprio
genocidio, non meno duro e crudele di quello che un secolo più tardi verrà
perpetrato, sempre da parte del Papa e della sua chiesa, a danno dell’Ordine
dei «Poveri Cavalieri di Cristo» del Tempio di Gerusalemme, probabilmente
gli ultimi custodi e guardiani regolari della Tradizione del Santo Graal. Si
narra che il Santo Graal fosse la mitica coppa in cui Giuseppe d’Arimatea,
un discepolo occulto di Gesù e membro del Sinedrio, avesse raccolto l’acqua
e il sangue che sgorgavano dalla ferita inferta al fianco e al costato del
Cristo dalla lancia del centurione Longino, nonché lo stesso calice che Gesù
aveva utilizzato nell’ultima cena, all’atto dell’istituzione del rituale
eucaristico della transustanziazione. Molte tradizioni antiche che si
rifanno al simbolismo della coppa, parlano tutte di un qualcosa che in una
data epoca sarebbe andata perduta. La coppa è stata tradizionalmente sempre
e ovunque legata al significato di contenitore di sapienza, ossia di vaso
che raccoglie tutta la conoscenza spirituale: il Graal contiene in sé tutto
il sapere degli universi creati. È il simbolo dell’anima umana, che era
andata perduta, di un’anima che è rientrata in possesso del «senso
dell’eternità» legato indissolubilmente a quello «stato primordiale » la cui
restaurazione «costituisce il primo stadio della vera iniziazione »
(Guenon). Non è l’argomento che qui ci interessa, pertanto mi limito ad
affermare che il Santo Graal rappresenta per l’Uomo che ha superato l’anno
mille con le sue angosce, un modo nuovo di vedere il rapporto dell’uomo con
la divinità. Un uomo che non è più spettatore della propria vita, che
contemperando la visione divina con quella terrena, ne diventa attore.
Staccandosi dalla predestinazione e dalla provvidenza, da condotto diventa
condottiero, la sua Saggezza è frutto dell’esperienza, non di emanazione
divina, egli attraverso la Forza del pensiero deve decidere, ma se il suo
animo è insensibile all’arte, alla Bellezza, non potrà raggiungere quella
sapienza che gli permette di scegliere la via e diventare Cavaliere al
servizio dell’umanità. La Massoneria Speculativa riprende le Tradizioni
Templari in alcuni suoi rituali e apre i propri lavori illuminandoli con la
Saggezza, la Forza e la Bellezza.
Da Apprendista a Maestro
La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono i tre simboli di formazione che
dal grado di Apprendista portano a quello di Maestro Libero Muratore. La
Saggezza, frutto dell’esperienza, sintesi di quel incessante lavoro fra
ragione, istinto e sentimento, che affligge l’uomo nel processo decisionale,
gli permette di orientarsi nella luce come nel buio. La Forza della ragione
evita il pregiudizio. La Forza potrebbe portare però a qualsiasi decisione.
Il bene potrebbe diventare male; il male potrebbe diventare bene. Il
pensiero massonico sa che il bene ed il male non sono categorie assolute. La
Bellezza dell’anima, per mezzo della quale ci avviciniamo all’espressione
dell’arte, ci guida intuitivamente verso quella dimensione che la nostra
ragione non può comprendere. Non possiamo infatti razionalmente capire
perché ci piace un quadro, una scultura o un brano musicale. Non possiamo
negare il sentimento che viene dal cuore come entità contrapposta alla
ragione, che identifichiamo come amore. Ma di tutti questi processi di
trasformazione, a mio parere, il più importante è quello della Bellezza,
legato simbolicamente al lavoro del Compagno. La Bellezza comporta la
formazione, nel Massone, di una cultura Estetica, tramite un lavoro di
trasformazione nell’identità dell’individuo. L’obbliga a ricercare i valori
dell’arte nelle opere, in altri termini, è un processo di assimilazione e di
apprendimento verso il linguaggio dell’altro che ne modifica il modo di
sentire e di valutare. Comporta un processo lento di trasformazione nella
nostra identità. La formazione del Compagno è forse la più importante,
nonostante questo grado venga spesso svilito ed incompreso come periodo di
passaggio. In realtà il compimento del percorso di questo secondo grado
comporta la maturità del Libero Muratore. Infatti, il grado di Maestro è un
grado moderno, aggiunto, e rappresenta la sintesi del lavoro compiuto nei
precedenti gradi, e l’acquisita Sapienza di saper dosare, controllare ed
apprendere il risultato dell’eterna lotta fra forza e bellezza,
nell’esprimere la nostra dimensione di Uomo libero, nel bene e nel male. La
Saggezza, la Forza e la Bellezza sono le tre fondamentali virtù dell’Arte
Reale che un Massone pazientemente impara durante il suo cammino iniziatico.
L’arte nasce dalla speranza, guarda al futuro. È un progetto di convivenza
verso una vita migliore, anche quando ci mostra il peggior aspetto negativo.
Ed é per questo che il Libero Muratore costruisce il Tempio attraverso
l’incessante ricerca della Verità, pur sapendo di non poterla mai
raggiungere. Assiste, nell’unità temporale, alla distruzione del Tempio ed
alla sua ricostruzione, ma non desiste, perché l’arte è la meta del suo
lavoro che svolge con Saggezza, Forza e Bellezza. Il lavoro esoterico a cui
l’Iniziato si sottopone per accedere ai piani di conoscenza superiore,
consiste nel compiere passo dopo passo la digestione del simbolico trinomio,
per riscoprire in se stesso il baricentro etico e adottare quei valori che
si esprimono nel segno dell’universalità e dell’immutabilità. La lettura del
passato impone un atteggiamento di fermezza nella continuità dei valori, ma
non deve tradursi in un’avversione al nuovo, al progresso, di cui la
Massoneria è portatrice verso l’umanità. Anche se oggi quegli eterni valori
di fratellanza, di pace e di unione, sono flebili, anche nella stessa
Massoneria, solo un ritorno alle nostre origini ed intenzioni, potrà in
futuro permettere di condividere con alcuni una società non compromessa da
un cieco egoismo, che sembra essere penetrato nel tessuto connettivo della
civiltà umana. La nostra società, sollecitata da mille richiami, occupata
come è a conservare, se non ad aumentare il benessere materiale, è in una
fase dove gli interessi personali, così come le autonomie personali,
condizionano fortemente i rapporti umani, caratterizzando quelli
interpersonali principalmente da interessi economici ed egoistici.
Paul Ricoeur, uno degli ultimi grandi filosofi del 900, scomparso
recentemente, ebbe a dire: «Il mondo ha bisogno di grandi simboli per cercare il
filo conduttore del labirinto umano». La Massoneria del XVIII secolo questi
simboli li ha indicati e realizzati. Noi Massoni di oggi? «Che la Luce della
Sapienza, della Forza e della Bellezza resti nei nostri cuori» .
|
|