Tema
Crescita spirituale in Massoneria
Vi è un concetto, diventato ormai un
adagio per coloro che hanno avuto a
che fare sia con lo studio della psicologia
cognitiva sia con l’insegnamento
che, puntualmente, ritorna e costituisce
spesso fonte di appassionanti discussioni:
“L’ontogenesi è il rifacimento
della filogenesi”. Ovvero, nel suo breve
tracciato di vita e in ogni suo più piccolo
segmento, l’individuo (ontogenesi)
riproduce fedelmente una forma
miniaturizzata di quanto ha determinato
ogni tappa dell’evoluzione della
specie (filogenesi).
Alberto Giuffrida, «Veritas», Locarno (Revista massonica svizzera
marzo 2010)
Come se, ogni qualvolta una madre ed
un padre assistono all’apparizione
della prima parola pronunciata dal loro
figlio, si riproducesse quel piccolo ma
infinitamente significativo miracolo che
ha segnato l’analoga apparizione del linguaggio
nella storia dell’Umanità.
Oppure, come se la nascita di ogni individuo
ci invitasse ad interrogarci sull’Origine
stessa della Vita e, da un punto di
vista Massonico, sul senso profondo
dell’Iniziazione. Alcune domande sorgono
però spontanee: quali sono i meccanismi
che hanno favorito sia lo sviluppo
dell’individuo sia lo sviluppo
dell’intera umanità? Quali sono i fattori
che determinano la crescita ed il progresso?
Affronteremo questo importante
argomento partendo dalle teorie psicologiche
dello sviluppo e, successivamente,
tenteremo di sollevare qualche importante
spunto di riflessione in relazione sia
alla crescita personale del singolo Massone
sia alla crescita corale e condivisa
dei Fratelli che compongono l’Officina.
Crescita personale, sviluppo e rapporti
con l’ambiente
Molti sono gli autori che hanno affrontato
il tema dell’evoluzione dell’essere
umano. Per lo più appartenenti al dominio
della Psicologia e della Biologia –
tentando di mettere un po’ di ordine tra
le varie correnti - i pensatori che hanno
voluto vedere nella cognizione l’aspetto
principe dell’evoluzione, possono distribuirsi
in tre categorie ben distinte che
corrispondono ad altrettante prospettive
scientifiche.
• Una prima prospettiva fa dipendere
l’evoluzione dell’essere umano dalla
pressione costantemente esercitata su di
lui dall’ambiente circostante. Considerando
che, alla sua nascita, l’essere
umano è una “tabula rasa”, tale prospettiva
pone l’accento su meccanismi di
apprendimento e di condizionamento i
quali, in virtù del costante esercizio e
della ripetitività, spiegherebbero il suo
progresso, la sua crescita e la sua evoluzione
individuale.
• All’opposto, una seconda prospettiva,
considera che l’essere umano nasce già
completamente equipaggiato, grazie alle
trasmissioni dell’eredità e, più in generale,
alle leggi della genetica fin qui
conosciute. L’ambiente circostante, in tal
senso, fungerebbe da elemento stimolatore
capace di fare emergere o attivare
condotte che in qualche modo sono già
scritte nella logica dell’eredità, comprendendo
altrettanto il progresso già preventivato
al loro interno.
Una terza prospettiva, invece, mira a
coniugare le due precedenti, facendo
appello ad una costante interazione tra
eredità ed ambiente sfociante in una
serie di modificazioni dell’uno e dell’altro
che sarebbero, per quella via, fonti della
crescita e del progresso dell’individuo.
Osserviamo che, malgrado le fondamentali
differenze di prospettive, i sostenitori
delle teorie dell’adattamento e dell’evoluzione
tengono in considerazione i possibili
rapporti di interscambio tra Individuo e Ambiente. Vorremmo anzitutto chiarire quali siano i motivi che ci spingono
ad affrontare un tale argomento in
chiave massonica. A ben guardare, l’idea
stessa di relazioni tra individuo e
ambiente potrebbe risultare quantomeno
‘stridente’ se applicata ad un
Ordine Iniziatico che, da secoli, si fonda
sulla riservatezza e che, vivificando
attraverso il Rito una Tradizione millenaria,
è riuscito a sopravvivere in modo
quasi intatto a modificazioni Sociali e
Culturali paradigmatiche e, addirittura, a
tentativi di eliminarlo (vedi, ad esempio,
le ordinanze fasciste del “ventennio”). Il
tema dei rapporti tra Individuo e
Ambiente o, meglio, tra Massoneria e
contesto sociale non è quindi così scontato
come potrebbe sembrare.
Indagine e introspezione
Che cosa c’entra tutto questo con la
Massoneria? Una prima risposta
potrebbe prendere avvio dalla suggestione
seguente. Poniamoci nella prospettiva
della teoria dell’evoluzione
dell’individuo e allarghiamola però alla
sfera dell’appartenenza all’Ordine Massonico:
dobbiamo porci – oggi più che
mai – una serie di domande circa le possibili
inter-relazioni tra, da una parte, la
nostra storia individuale, il nostro percorso
massonico individuale, il percorso
massonico della nostra Loggia e della
nostra collettività massonica e, dall’altra,
una società che non sta certo dando
prova di saper mantenere inalterati ed
intatti quei valori nei quali, al contrario,
vogliamo continuare a credere. Se li lasciassimo
decadere, verrebbe parallelamente
a mancare tutta l’impalcatura
storico-filosofica che ha reso grande il
nostro Ordine nel corso della storia. Quali
sono, quindi, le possibili vie da percorrere
affinché la Massoneria possa continuare
a svolgere quel ruolo di Centro Iniziatico
che, pur permanendo nella sua storica
prerogativa di riservatezza, possa dare il
suo contributo alla costruzione di un
mondo migliore e più giusto? Una
seconda suggestione che ci preme sottolineare
è la seguente: se la Massoneria
corrisponde veramente ad un percorso di
perfezionamento di se stessi, se Noi Massoni
facciamo veramente fede all’acronimo
V.I.T.R.I.O.L., coniato da Paracelso, e
se, a partire dalla nostra Iniziazione,
siamo veramente messi nella condizione
esistenziale di procedere costantemente
alla conoscenza del nostro Sé ed all’analisi
della nostra vita interiore, allora dovremmo
anche ammettere che il nostro
impegno massonico è profondamente
vicino al lavoro di introspezione generalmente
richiesto dalle teorie e dalle pratiche
psicologiche più accreditate. È
infatti nostra convinzione che non vi sia
nulla di più vicino alla Massoneria se non
il metodo di indagine di questi modelli di
pensiero; metodi che richiedono impegno,
fatica, sofferenza e dolore e che, nel
contempo, non offrono – ahimè! - risultati
immediati, monetizzabili o quantificabili,
e quindi certamente molto
‘costosi’ dal punto di vista dello sforzo
profuso e delle energie investite. Sappiamo
però tutti molto bene quale sia il
senso della Promessa Iniziatica fatta a
suo tempo ed i contenuti che l’accompagnano!
Un’ulteriore annotazione riguarda
non tanto l’incremento di uomini
che Bussano alla porta del Tempio,
quanto piuttosto Fratelli che dimissionano
dall’Ordine o – in qualche caso – ne
sono stati addirittura allontanati. Tale
osservazione, lungi dal voler operare un
esame retrospettivo, non può che far sollevare
alcuni quesiti di fondo circa
un’eventuale mancanza di capacità (o
competenza acquisita) – da parte delle
Logge – nel saper gestire le crisi dei loro
Fratelli o nel non aver saputo ascoltare
e comprendere le perplessità espresse da
taluni fra loro, probabilmente più devoti
alla Massoneria di quanto non potessimo
immaginare. Considerando, inoltre, che
nella nostra società moderna termini
come “crescita”, “progresso”, “implementazione
delle conoscenze” (ed altri
analoghi orrori linguistici) sono sulla
bocca di tutti, dovremmo davvero chiederci
come sia possibile che l’Ordine
Massonico, pur permanendo immerso nei
valori di un’Etica e di una Morale antica,
mirando all’introspezione e ad una filosofia
dell’Essere e dell’Amore, possa
ancora credere di operare per il Progresso
e per il bene dell’Umanità all’interno di
una modernità che continua a produrre
disuguaglianze, dislivelli tra ricchezza e
povertà, nonché violenze di ogni genere.
Di conseguenza dobbiamo chiarire da
subito quale sia il significato attribuito
dalla Massoneria all’idea della crescita e
dello sviluppo personale e, soprattutto, in
che cosa questi si distinguano dalla loro
applicazione nel mondo profano.
Intelligenza e affettività
Vorremmo a questo punto proporre al
lettore la succinta esposizione di un
modello, fra i tanti proposti nell’ambito
delle teorie evolutive, apparso in Francia
verso la prima metà del secolo scorso ad
opera del grande pensatore francese
Henri Wallon (Parigi 1879-1962, medico,
psicologo, filosofo e politico). Da qui è
nostra intenzione mettere in rilievo
alcuni spunti di riflessione che essa offre
alla Massoneria, soprattutto per quanto
riguarda la crescita personale, il rapporto
con l’ambiente e, più in generale, con il
difficile contesto sociale attuale. Wallon
propone una teoria dello sviluppo della
personalità che si basa sulla successione
di stadi consecutivi. Nulla di nuovo, considerando
che molti altri autori
dell’epoca e anche successivamente
fanno appello all’analogo concetto di
stadialità. Ciò che rende però maggiormente
interessante e singolare il pensiero
diWallon è il suo tentativo di coniugare
questa successione di stadi, integrando
al loro interno due fra i più importanti
poli della vita: l’intelligenza e
l’affettività, argomenti trattati molto
spesso in modo separato da molti autorevoli
studiosi. Secondo Wallon, all’interno
di una successione di stadi, l’alternanza
dialettica e la discontinuità tra
‘predominio dell’affettività sull’intelligenza’
e, rispettivamente, ‘predominio
dell’intelligenza sull’affettività’ favorisce
l’elaborazione e la costruzione della personalità.
All’interno di questo sistema
(evidentemente ispirato al modello
Hegeliano tesi-antitesi), Wallon concepisce
l’evoluzione della personalità come
vettore discontinuo e non lineare. Il relativo
concetto di crisi, sembra trovare
spiegazione in un momento di disequilibrio
che si situa al passaggio da uno stadio
a quello successivo (sottolineandone così il profondo valore energetico), ma
che può anche rivelarsi come un fattore
ostacolante dell’evoluzione, se non addirittura
determinare l’eventuale regressione.
L’alternarsi ritmico di affettività ed
intelligenza diventa così un movimento
che indica come nell’essere umano, nel
corso del suo divenire, la condizione che
permette l’apparire il pensiero é che questo
sia preceduto da uno sguardo silenzioso
verso il centro di se stessi. In tal
senso, ci corre alla mente il valore profondo
del silenzio dell’Apprendista; un
silenzio volto a far vivere al neofita e con
tutti i suoi sensi tutto quanto accade
all’interno del Tempio, fonte inesauribile
di emozioni che vanno percepite, vissute,
gustate, assaporate. Non è forse questo
silenzio, anche per l’Apprendista, l’elemento
che precede le prime riflessioni ed
il conseguente tracciamento delle prime
tavole? Oppure, ponendoci nella prospettiva
del percorso massonico nei primi tre
gradi simbolici, questo movimento
interno-esterno-interno non è forse traducibile
nel passaggio che va dal silenzio
esteriore dell’apprendista, all’operatività
del compagno, per giungere al silenzio
interiore del Maestro?
Superamento delle crisi
Nel corso della mia lunga carriera di
insegnante, a vari livelli, ho spesso assistito
ad eccessive penalizzazioni nei confronti
di studenti i quali mostravano di
non possedere i requisiti necessari ai
sensi dei criteri di valutazione fissati di
volta in volta dagli insegnanti, ovvero dai
trasmettitori di sapere. Ad un esame più
attento, anche dopo soli pochi giorni che
i famigerati esperimenti erano stati
siglati dall’insufficienza, gli stessi studenti
mostravano però di padroneggiare
molto più di altri loro compagni i contenuti
dell’apprendimento precedentemente
richiesti. Segno evidente, questo,
che tali studenti stavano attraversando
un momento di crisi e si trovavano in una
fase di elaborazione del sapere, rivelando
quindi una serie di errori più o meno gravi
dovuti non tanto alla mancanza di studio,
ma al semplice fatto che stavano apprendendo.
Il termine stesso di errore (proveniente
dal verbo latino errare) mette in
risalto il fatto che, nel momento stesso
dell’elaborazione del sapere e – segnatamente
- nelle fasi di passaggio evolutivo,
il soggetto che apprende si trova in uno
stato di disequilibrio causato dall’alternarsi
del vecchio e del nuovo contenuto.
Questo errare non corrisponde affatto al
momento della fissazione dell’errore,
bensì ad un incuriosito girovagare del
soggetto che apprende all’interno della
struttura stessa del sapere, nel tentativo
di appropriarsene. Un analogo stato di
crisi, d’altro canto, lo si ritrova anche nei
momenti in cui il soggetto è posto nella
condizione di dover decidere una via
piuttosto che un’altra. In tal senso il verbo
de-cidere - non molto distante dal suo
parente prossimo re-cidere – mette in
evidenza l’atto stesso del separarsi da
qualche cosa, dall’eliminare parti di una
struttura precedente, con la conseguente
sofferenza che ne deriva. Sappiamo bene,
infatti, che la decisione umana implica un
lavorio interiore ed una serie di errori
sistematici, talvolta persino creativi, che
destabilizzano sia il soggetto stesso sia il
suo entourage relazionale, soprattutto a
causa di repentine soluzioni che
appaiono sorprendenti e sbalorditive.
Così come dovrebbe accadere all’interno
di ogni sistema formativo e di istruzione
o in taluni ambiti dove è spesso necessario
decidere, anche in Massoneria, a maggior
ragione, è imprescindibile tenere in
considerazione le possibili crisi silenziose
dei Fratelli affinché, con l’amore, la relazione
di profondo ascolto partecipe, di
comprensione e di aiuto reciproco esse
possano risolversi in modo positivo,
garantendo così la crescita personale e la
continuazione del loro percorso iniziatico.
Per il buon funzionamento di una
Loggia Massonica é quindi fondamentale
mantenere costante tale stato di vigilanza,
soprattutto da parte dei Padrini,
ma anche da parte di tutti i Fratelli che la
compongono. Solo così sarà possibile
gestire le crisi dei Fratelli ed evitare uscite
o dimissioni inattese assicurando, per
quella via, la continuazione della Tradizione.
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