Tema
I confini del pensiero massonico
Nell’editoriale abbiamo scritto che è
problematico identificare Massoneria e
filosofia, così come è discutibile asserire
che essa ha una propria e definita filosofia.
Tuttavia questo non significa che
non si possa cercare di tratteggiare dei
confini concettuali invalicabili, fuori
dai quali il nostro Ordine perderebbe la
sua propria natura e identità. L’obiettivo
di questo articolo si propone
appunto di mettere a fuoco criticamente
tali frontiere.
Daniele Bui, Loggia Il Dovere, Lugano (Revista massonica svizzera
febbraio 2011)
Influenza e i limiti del razionalismo illuminista
Ricostruire la storia della Massoneria, è risaputo,
costituisce un’operazione difficile; la mancanza di una solida
documentazione non permette di separare facilmente ciò che
effettivamente appartiene alla storia e ciò che invece rientra
nella mitologia o nella leggenda. D’altraparte pochi sembrano
coscienti del fatto che anche tentare un’esposizione unitaria e
coerente del pensiero massonico presenta svariati ostacoli. In
queste poche righe non si può certo esaurire un tema così ampio
e articolato come quello dei rapporti tra filosofia e Massoneria;
il nostro intento si propone pertanto di limitarsi a mettere in
evidenza alcuni punti tra i più delicati e suscettibili di
fraintendimenti. La Massoneria speculativa si sviluppa
soprattutto nel XVIII° secolo, il secolo dei lumi. È quindi
abbastanza naturale prendere le mosse proprio dal contesto
storico dell’Illuminismo per localizzare alcuni importanti
principi comuni, ma anche alcune sostanziali differenze tra la
Massoneria e questo movimento culturale. Partendo con le
analogie si può rilevare come sia l’Illuminismo che l’Arte
evidenzino una marcata fiducia nei poteri razionali dell’uomo.
Più precisamente, come già Kant aveva magistralmente
sottolineato, l’Illuminismo è »libertà di fare pubblico uso
della propria ragione in tutti i campi.” Il che significa
assumere una condotta di vigile valutazione critica nei
confronti di ogni tipo di pregiudizi, miti, superstizioni, cioè
contro ogni comportamento dell’uomo considerato irrazionale. La
possibilità di sottoporre al tribunale della ragione
comportamenti dettati dall’ignoranza o dalla mancanza di cultura
e di sapere deve quindi essere globale e di conseguenza
estendibile anche alla tradizione, all’autorità, al potere
politico, alle religioni e alle metafisiche. In altri termini la
ragione per gli illuministi, come per noi Massoni, si presenta
come organo di verità e strumento di progresso cioè come luce
rischi aratrice delle tenebre dell’ignoranza e delle barbarie.
Va sottolineato che tali caratteri generali dell’Illuminismo
affondano le proprie radici in epoche precedenti. In questo
senso si può senz’altro affermare che l’Illuminismo si presenta
come una logica prosecuzione degli ideali del Rinascimento. La
fiducia nell’individuo, la difesa della sua dignità, il rifiuto
di sottomettere la ragione al principio di autorità giustificano
la denominazione dell’Illuminismo come secondo Rinascimento.
Inoltre l’Illuminismo può anche essere considerato come l’ultima
fase matura e consapevole della filosofia veicolata dalla
Rivoluzione scientifica. Per gli illuministi la razionalità
scientifica si configura come modello generale del sapere.
Galileo, che è uno dei principali protagonisti della rivoluzione
metodologica alla base della scienza moderna, può essere
considerato un precursore e un esemplare compagno di strada
dell’Illuminismo. La sua lotta contro i dogmi religiosi, il suo
atteggiamento contro i teologi del suo tempo, la sua fiducia
nella matematica e nell’esperienza rappresentano valori
illuministici ed anche massonici.
La condivisione e l’adozione di criteri razionali da assumere
come guida per la propria esistenza non giustificano però
l’interpretazione di un pensiero massonico che corre
costantemente parallelo ai binari dell’illuminismo, e ancor meno
a quelli del positivismo. L’illuminismo è l’esaltazione di una
ragione limitata e controllata dall’esperienza mentre, per la
tradizione massonica, le competenze della ragione possono
estendersi anche nel campo della metafisica. Per quanto riguarda
invece il positivismo, e in modo ancor più drastico il suo erede,
cioè l’empirismo logico o neopositivismo, le incongruenze sono
ancora maggiori. Questi movimenti sostengono che la scienza è
l’unica forma di conoscenza possibile; e il suo metodo, cioè
quello delle scienze fisico-naturali è l’unico valido. Dalle
loro premesse teoriche risulta che il ricorso a principi non
riconducibili al metodo scientifico non dà origine ad alcuna
forma di sapere. In tal senso la metafisica che, per definizione,
non soggiace a tale divieto è del tutto priva di valore
conoscitivo. Nella loro ottica Il metodo delle scienze fisico
naturali, essendo l’unico valido, va esteso anche allo studio
dell’uomo che pertanto diventa rigoroso ed oggettivo nella
misura in cui è in grado di restare nell’ambito dei risultati
acquisiti unicamente con tale metodo. Alla luce di tali
prospettive è evidente che nell’orizzonte di senso lasciato
aperto dal positivismo e dal neopositivismo non possono trovare
spazio concetti fondamentali dell’antropologia massonica come
quelli di G.A.D.U. e dell’etica da esso giustificata. La
conclusione inevitabile è che la Massoneria non può considerarsi
rappresentata in modo esauriente ed esaustivo dalle diverse
filosofie positiviste proprio perché non condivide
l’assolutizzazione dogmatica dei poteri della scienza. La
riabilitazione della metafisica, avvenuta in seguito alla crisi
dei positivismi, ha sancito la legittimità di principio ad
intraprendere incursioni cognitive nel trascendente. Lo spazio
logico che si è aperto alla metafisica non è però immediatamente
fruibile dal pensiero massonico che deve ancora precisare delle
modalità di movimento all’interno della trascendenza per potersi
convenientemente distinguere dalle comuni religioni.
Massoneria e religione
A questo proposito conviene riportare quanto viene affermato
in un documento approvato il 21 giugno 1985 dalla Gran Loggia
Unita d’Inghilterra, intitolato Massoneria e religione:
»La Massoneria non è una religione, né un sostituto della
religione. Essa richiede ai suoi adepti di credere in un Essere
Supremo del quale, tuttavia, non offre una propria dottrina di
fede. La Massoneria è aperta a tutti gli uomini di tutte le fedi
religiose. Nei lavori di Loggia è vietato discutere di religione.
I nomi usati per indicare l’Essere Supremo consentono a uomini
di fedi differenti di unirsi in preghiera ( a Dio come ciascuno
di essi lo concepisce), senza che i contenuti delle preghiere
siano causa di discordia. Non esiste alcun Dio massonico. Il Dio
del Massone è lo stesso Dio della religione che egli professa. I
Massoni hanno un mutuo rispetto per l’Essere Supremo in quanto
egli rimane supremo nelle loro rispettive religioni. Non è
compito della Massoneria cercare di unire insieme religioni
diverse: non esiste, perciò, alcun Dio massonico composito. La
Bibbia, considerata dai Massoni come il Libro della Legge Sacra,
è sempre aperta durante i lavori di Loggia. […] La Massoneria è
tutt’altro che indifferente verso la religione. Senza
interferire con le pratiche religiose, essa auspica che i suoi
adepti seguano la propria fede e pongano i propri doveri verso
Dio (in tutti i nomi mediante cui egli è conosciuto) al di sopra
di tutti gli altri. Gli insegnamenti morali della Massoneria
sono accettabili da tutte le religioni. In tal modo la
Massoneria rispetta la religione.” (Citato in Di Bernardo
1987/2002, pp. 72-73)
Da questa importante dichiarazione della Gran Loggia Unita
d’Inghilterra si possono evincere, a proposito della natura del
G.A.D.U., le seguenti posizioni: 1) La Massoneria non è una
religione, 2) La Massoneria non è espressione di un sincretismo
teologico (non esiste alcun Dio massonico, 3) i Massoni hanno in
comune il rispetto per l’Essere Supremo, 4) la Massoneria è
aperta agli uomini di ogni fede. Ebbene se si vuole fornire
un’interpretazione del G.A.D.U. coerente con le dichiarazioni
ufficiali della Gran Loggia Unita d’Inghilterra la proposta,
avanzata in particolare da Giuliano Di Bernardo, di considerare
il G.A.D.U. un ideale regolativo aperto, cioè integrabile con le
specifiche fedi particolari di ogni Massone ci sembra la più
logica. Se lo spazio concettuale metafisico resosi disponibile
fosse inteso dal nostro Ordine in senso ontologico e non
prudentemente regolativo, allora la Massoneria si trasformerebbe
in religione e in secondo luogo dovrebbe rinunciare ad uno dei
suoi pilastri costitutivi che è quello della tolleranza verso le
altre religioni. Ciò non significa tuttavia che l’ideale debba
essere puramente regolativo. Se così fosse questa posizione
rigorosamente laica si scontrerebbe con l’assunto secondo il
quale la Massoneria è aperta a tutti gli uomini di tutte le fedi
religiose. Inoltre se si dovesse abbracciare il punto di vista
che esclude la possibilità che l’Essere Supremo possa essere
ulteriormente interpretato come il Dio di una religione
particolare, allora la Massoneria finirebbe nuovamente per
identificarsi con una religione, con una sua immagine propria
incompatibile con quella delle altre religioni. In sintesi al
Massone è richiesta come condizione minimale di appartenenza
alla Massoneria la credenza in un Essere Supremo inteso come
ideale regolativo e contemporaneamente l’esigenza di non
esclusione a priori delle singole fedi. Il vantaggio evidente
del regolativismo aperto è quello di insistere sulla tolleranza
autentica che non può più essere garantita da una concezione
della trascendenza in senso ontologico. La condizione necessaria
per entrare a far parte della grande famiglia massonica è di
credere in un Essere Supremo del quale la Massoneria non
fornisce alcuna dottrina elaborata. Ma è proprio la credenza in
un Essere Supremo indistinto a rappresentare la fonte originaria
della spiritualità massonica, che non essendo espressione di una
religione particolare, è universale. La spiritualità massonica
si identifica quindi con una spiritualità universale che è una
proprietà emergente della credenza nelle’Essere Supremo che ogni
Massone può interpretare nel modo più consono alla sua specifica
fede.
Massoneria e misticismo
Ora, se il guadagno dell’orizzonte della trascendenza non può
essere sfruttato dal pensiero massonico per scolpire al suo
interno la fisionomia di un Dio di una religione particolare –
pena lo slittamento verso un inevitabile dogmatismo e
intolleranza verso altri possibili strutturazioni ontologiche
della metafisica disponibile – d’altra parte non è neppure
percorribile l’opzione mistica come possibile mezzo di
navigazione nelle insidiose acque della trascendenza. È vero che
il misticismo ha in comune con la Massoneria il ricorso a una
ricca simbologia, ma ciò resta insufficiente per accogliere il
misticismo come strumento privilegiato della nostra Obbedienza
per esprimere il contenuto della metafisica. Infatti la
possibilità di un percorso verso la divinità è affidato, nella
tradizione mistica, ad un’intuizione intellettuale, mentre i
sensi e la ragione, strumenti fondamentali del pensiero
massonico, sono ritenuti unicamente fonti illusorie di autentico
sapere. Nell’ambito del misticismo inoltre il segreto iniziatico
è tale perché non può non esserlo dal momento che è considerato
essenzialmente inesprimibile e quindi incomunicabile. In
Massoneria, al contrario, al segreto iniziatico non è preclusa
la possibilità di essere codificato e trasmesso in un linguaggio
intelligibile a tutti i Fratelli. Nel misticismo il sapere
profano, cioè la cultura compresa la scienza, rappresentano
degli ostacoli sulla via che conduce all’assoluto. In Massoneria
invece la verità e la luce costituiscono un ideale regolativo al
quale approssimarsi attraverso un processo asintotico realizzato
anche grazie all’ausilio di scienza e tecnologia che non devono
essere demonizzate ma semplicemente orientate verso il bene
dell’umanità.
Conclusione
In conclusione i confini del pensiero massonico sono
rappresentati, da una parte, da una razionalità riduzionista che
non ammette alcuno spazio logico per la metafisica e i cui esiti
incompatibili con la Massoneria sono quelli di un ateismo
materialista. D’altro canto se lo spazio concettuale
legittimamente accordato alla metafisica non si limita ad una
trascendenza in senso regolativo, ma si spinge sino ad
ipostatizzare ontologicamente il concetto di G.A.D.U., allora la
Massoneria perde la propria identità trasformandosi in religione
e quindi, in ultima analisi, in dogmatismo. Per completare le
rotte pericolose della Massoneria bisogna menzionare ancora il
misticismo, per il quale la conoscenza è intuitiva e sopra-razionale,
mentre, dai documenti fondamentali della Massoneria si evince
piuttosto che »i Massoni sono uomini in viaggio e la loro stella
polare è costituita dalla luce della ragione”. (Moravia, 2004,
p.10)
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