Tema
Carità - Beneficenza - Solidarietà
Regola massonica ad uso delle Logge riunite e rettificate – Wilhemsbad nel 1782.
Vittorio Baroffio – Signa hominis, Chiasso
Beneficenza
- Crea ad immagine di Dio che si è degnato di rivelarsi
agli uomini e spargere su di loro la felicità; accostati a
questo modello infinito con la volontà costante di versare
incessantemente sugli altri uomini tutta la quantità di
felicità che è in tuo potere; tutto ciò che lo spirito può
concepire di bene è il patrimonio del Massone.
- Osserva la miseria impotente dell’infanzia, essa reclama
il tuo appoggio; considera l’inesperienza funesta della
gioventù, essa sollecita i tuoi consigli; poni la tua
felicità a preservarla dagli errori e dalle seduzioni che la
minacciano; eccita in lei le scintille del fuoco sacro del
genio, aiutala a svilupparle per il bene del mondo.
- Ogni essere che soffre o geme ha dei sacri diritti su di
te; guardati dal misconoscerli, non aspettare che il grido
penetrante della miseria ti solleciti; previeni e rassicura
lo sventurato timido; non avvelenare, con l’ostentazione dei
tuoi doni, le fonti di acqua viva dove lo sfortunato deve
dissetarsi; non cercare la ricompensa per la tua beneficenza
nei vani applausi della moltitudine; il Massone la trova
nella quieta approvazione della sua coscienza e nel sorriso
fortificante della Divinità, sotto i cui occhi è sempre
posto.
- Se la Provvidenza liberale ti ha accordato del superfluo,
guardati dal farne un uso frivolo e criminale; essa volle
che, con un impulso libero e spontaneo della tua anima
generosa, tu rendessi meno sensibile la distribuzione
ineguale dei beni, che era nei suoi piani; godi di questa
bella prerogativa. Che mai l’avarizia, la più sordida delle
passioni, avvilisca il tuo carattere, e che il tuo cuore si
sottragga ai calcoli freddi ed aridi che suggerisce. Se mai
dovesse inaridirsi al suo soffio tetro ed interessato, evita
le nostre officine di carità; sarebbero prive di attrattive
per te e non potremmo più riconoscere in te l’antica
immagine della Divinità.
- Che la tua beneficenza sia illuminata dalla religione,
dalla saggezza e dalla prudenza; il tuo cuore vorrebbe
abbracciare i bisogni dell’umanità, ma il tuo spirito deve
scegliere i più pressanti ed i più importanti. Istruisci,
consiglia, proteggi, dona, dà sollievo a seconda dei casi;
non ritenere mai di aver fatto abbastanza e non riposarti
per le tue opere che per trarre nuove energie. Dedicandoti
così agli slanci di questa sublime passione, una fonte
inesauribile di gioie si prepara per te: avrai su questa
terra l’anticipo della felicità celeste, la tua anima
crescerà e tutti gli istanti della tua vita saranno riempiti.
- Quando infine senti i limiti della tua natura finita, e
che non potendo essere sufficiente da solo a compiere il
bene che vorresti fare, la tua anima si rattrista, vieni nei
nostri templi; osserva l’insieme sacro dei benefici che ci
unisce e concorrenti efficacemente, secondo tutte le tue
facoltà, ai piani ed agli impieghi utili che l’associazione
Massonica ti presenta e che realizza, rallegrati di essere
cittadino di questo mondo migliore; assapora i dolci frutti
delle nostre forze combinate e concentrate per uno stesso
obiettivo; allora le tue risorse si moltiplicheranno,
aiuterai a fare mille felici invece di uno ed i tuoi voti
saranno coronati.
I secoli cambiano il senso della storia, gli anni il
significato delle parole. Purtroppo i termini “carità e
beneficenza” sono stati logorati da un uso secolare che ne ha
ridotto e perfino mistificato il significato originario: spesso,
quando parliamo di carità, pensiamo all’elemosina, “fare la
carità” è l’equivalente di dare due spiccioli a un mendicante.
Ecco, oggi la nostra elemosina – gesto di carità peraltro
lodevole e la cui origine si perde nella notte dei tempi –
rischia di rappresentare un gesto sostanzialmente inutile. Sono
infatti cambiati i tempi, sono cambiati i poveri e sono mutate
le loro esigenze, sono diversi i parametri di riferimento e
numerose le azioni di contrasto alla povertà, anche se spesso
insufficienti per problemi ambientali, politici e spesso
religiosi (Somalia). Certo, in quei Paesi dove i servizi sociali
sono inesistenti, dove nemmeno la Caritas è di casa e dove
invece la povertà è estrema, l’elemosina è purtroppo ancora
l’unico mezzo di sostentamento di vedove, orfani e di varia
umanità rifiutata o esclusa dalla società. Ma personalmente,
anche in questi sciagurati casi, purtroppo sempre presenti anche
ai giorni nostri (vedansi Corno d’Africa), continuo a ritenere
inadeguate, quasi irriguardose, semanticamente scorretto l’uso
delle parole ‘’Carità’ e/o ‘’Elemosina
La solidarietà
La solidarietà non è un valore morale, diceva Pico del
Contado, ma un sentire connaturato nell’uomo: la componente più
importante dell’istinto sociale. Se gli uomini non fossero per
natura solidali tra loro, sarebbe problematica la loro
sopravvivenza, in niente potrebbero progredire, e nessun sistema
sociale sarebbe possibile. Scriveva Aristotele ne l’Etica del
cittadino: ‘’…gli uomini generosi sono amati quasi più di tutti
quelli che sono amati per la virtù, perché sono benefici, e
l’essere benefici consiste nel donare’’. E donare, aggiungo io,
significa dare con il cuore per alleviare le sofferenze altrui,
senza attendersi nessun ringraziamento, siamo noi che dobbiamo
ringraziare l’Essere Supremo per
Averci dato la possibilità di fare ciò che facciamo. Al
giorno d’oggi non ha senso parlare di un dovere astratto verso
chi soffre, ma di un obbligo che nasce da un modo di sentire,
capire, interpretare un mondo in continua evoluzione, un mondo
che ha perso il senso dell’Etica, della Morale … e della
Solidarietà. Mai come ora sentiamo che il mondo è uno, oggi che
le immagini della sofferenza degli altri popoli attraversano
distanze che un tempo erano infinite, non esistono più scuse
alla sordità morale. Non possiamo più giustificare
l’indifferenza di fronte alla sofferenza dicendo ‘’non ho visto’’,
‘’non ho udito’’, perché abbiamo visto e sentito.
Il Tronco della Vedova
MV – ‘’Fratelli, un lavoro massonico non è perfetto se non si
tiene conto delle necessità di chi soffre nel corpo come nello
spirito. Fratello Elemosiniere, fa passare il ‘’Tronco della
Vedova’’ …’’ (Rituale Signa Hominis n°60) La ‘’Vedova’’, come
tutti sanno, è la Massoneria, ma in molti documenti (attendibili),
si parla anche di figlio della ‘’Vedova’’, quindi, domanda
spontanea, chi è il ‘’figlio’’ tanto nominato?
La risposta ci obbliga a spingerci su un terreno
piuttosto complicato:
‘’Ricca di contributi e culture, quali, per esempio, quella
egizia, la Massoneria affonda le proprie radici più antiche
nella storia biblica del Tempo di Salomone, narrata in due libri
dell’Antico Testamento. Salomone aveva chiesto a Chiram, re di
Tiro, del materiale per la costruzione del suo tempio e un
architetto molto abile ne guidasse i lavori. Chiram gli aveva
mandato un uomo noto per la sua abilità, anch’egli chiamato
Chiram. E’ lui il figlio della vedova. Chiram, divenuto, almeno
così si dice, Hiram Abiff per un errore di traduzione, era un
uomo di grande talento, capace di lavorare oro, argento, bronzo,
ferro, pietra e legno e anche di tessere stoffe pregevoli. Nella
Bibbia scopriamo che portò a termine il suo compito così bene
che non esistono parole per descrivere la bellezza del tempio,
ornato d’oro e di ogni ricchezza, cui Salomone aggiunse il
proprio inestimabile tesoro. Nella stanza più interna, il luogo
più sacro, il re pose l’arca dell’Alleanza, in cui erano
custodite le tavole dei Comandamenti che Mosè aveva ricevuto da
Dio. All’entrata del tempio si trovavano due colonne di bronzo
cave che Salomone battezzò Jachin e Boaz. Si narra che, molto
tempo prima di Salomone, tale Enoch avesse costruito nove stanze
sotterranee una sull’altra, l’ultima delle quali, quella più in
alto, era stata ricavata nella pietra e chiusa da una botola
speciale con un anello d’oro. Secoli dopo il tempio di Salomone
era stato costruito proprio sopra le nove stanze. La leggenda
massonica individua in Chiram re di Tiro, nel re Salomone e in
Hiram Abiff tre maestri che custodivano conoscenze segrete.
Hiram Abiff avrebbe nascosto i propri segreti in una o in
entrambe le colonne cave del tempio (tipo quelle di Rosslyn in
Scozia o quelle della chiesetta di Rennesle- Chateaux in Francia).
Quei misteri avevano fatto gola ad alcuni dei lavoratori del
cantiere, ruffiani di basso rango, che così avevano deciso di
rendere un agguato a Hiram Abiff, cercando di strapparglieli a
suon di percosse. L’uomo non aveva ceduto e, prima di morire,
aveva gridato: ‘’Oh, Dio, mio Signore, nessuno aiuta il figlio
della vedova?’’. Tranne quest’ultima frase, il resto è storia
nota a tutti noi…’’
(Fonte: Secrets of the Window’s Son di David A. Shugarts)
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