Tema
L’importanza della lettura
Molte cose si apprendono dai libri, ma l’arte del vivere non è scritta da nessuna parte: dipende dalla nostra educazione e dall’uso che sappiamo fare della ragione.
Fulvio Regazzoni, L. M. Il Dovere, Lugano
I n tempi come quelli attuali, di grandi trasformazioni
economiche, tecnologiche e sociali che presuppongono un
elevamento del livello medio di istruzione in tutti i paesi, il
libro ha e deve avere un ruolo insostituibile. “Si stampa molto
e si legge poco?” La domanda pare legittima, se teniamo conto
della flessione avuta anche alle nostre latitudini. Ricercare le
cause di questa disaffezione per il libro, per il piacere di
leggere, non è certamente facile. La bassa congiuntura,
ovviamente, potrebbe aver giocato un certo qual ruolo. Si
rileggono libri, rimandando l’acquisto di nuovi titoli a tempi
migliori. Oppure: televisione e altri media elettronici sono
davvero una concorrenza temibile, tanto temibile da sottrarre al
libro i suoi potenziali lettori? Forse si scrive privilegiando
un pubblico elitario, di cultura molto elevata, penalizzando
indirettamente coloro che nel libro, cercano solo uno svago,
possibilmente non troppo impegnativo a livello intellettuale?
Permetteteci, prima di inoltrarci su questo tema, di far mente
locale ad un articolo apparso recentemente su un quotidiano. In
sostanza si documenta con cifre e statistiche - sempre da
prendersi con le classiche pinze - quanto è stato investito e
prodotto dall’editoria in campo librario nella vicina Penisola.
A detta dell’estensore dell’articolo siamo confrontati
probabilmente con un’eccedenza di produzione, considerata la
miriade di titoli pubblicati, suddivisi in altrettanti argomenti,
ma i grafici contenuti nell’articolo danno i lettori in netto
calo. Ci sono paesi nei quali si legge e molto: di conseguenza
si vende. I saloni dei libri che si svolgono in Europa
dovrebbero essere il barometro indicante che il libro è ancora
in auge, non oggetto elitario, per studiosi o topi di biblioteca,
bensì strumento ottimale di svago, oltre che di sapere. Eppure
il leggere sembra lasciare indifferenti moltissime persone. Poco
tempo a disposizione, stanchezza, stress, noia, abulia o altri
interessi sono i nemici del libro che andrebbe pubblicizzato
come si pubblicizzano certi prodotti: “leggi e farai colpo sulla
gente” oppure: “l’uomo che legge non deve chiedere mai”. Scherzi
a parte: andrebbe rivista la didattica concernente l’arte del
leggere e del far leggere. Forse la scuola ha le sue colpe,
forse “quei” classici che ancora oggi circolano nelle aule non
sono più in sintonia con i nostri tempi. Forse l’uomo non si
riconosce nei personaggi o non crede più nelle “favole
meravigliose” che il libro sa narrarci. Un disinteresse
preoccupante, di cui, forse, editori e distributori sono in
parte responsabili.
Paese che vai, lettori
che trovi.
Se facciamo nostra la tesi secondo la quale si stampa a
dipendenza del livello di sviluppo di un paese, è palese il
fatto che la lettura riflette il consumo indotto da tutta una
serie di traguardi che la società riesce a conquistare.
Scorrendo le “classifiche” pubblicate recentemente, possiamo in
effetti rilevare che la Svizzera, ad esempio, si trova in una
posizione estremamente avanzata nel consumo di libri pro capite,
tenendo evidentemente conto della sua limitatezza geografica.
Paesi come gli USA, il Giappone, la Germania, figurano invece ai
primi posti dei dieci principali mercati del libro. Quindi
possiamo tranquillamente sostenere che l’ editoria gode di buona
salute a dipendenza del grado di sviluppo di una determinata
società. Insomma, si scrive molto ma si legge poco. Edi
conseguenza si vende poco. I titoli che appaiono ogni anno sono
innumerevoli: narrativa, saggistica, poesia, un fenomeno che
tocca anche il nostro Cantone, confrontato, ai fini della
concorrenza, con i giganti dell’editoria italiana. Eppure in
Ticino si stampano opere di qualità e di grande pregio.
Leggere: un piacere che inizia con l’inebriante odore
che emana l’oggetto- libro.
Il libro, oltre che essere un veicolo del sapere, è anche un
oggetto prezioso. Esistono edi- zioni di grandissimo pregio
bibliografico. Coloro che possono permetterselo collezionano
libri antichi –il mercato in questo ambito è più che florido-`un
oggetto prezioso da mettere in bella mostra sugli scaffali delle
nostre librerie. Ma il fascino del libro va oltre l’aspetto
meramente estetico, poiché ti permette d’immergerti in atmosfere
particolari, di vincere lo spazio-tempo, di proiettarti nel
passato o nel futuro, di entrare nell’intimità altrui, di vivere
le stesse sensazioni dei personaggi di un romanzo. Il libro non
ti tradisce mai, è sempre a tua disposizione, a portata di mano.
Lo puoi sfogliare e rispogliare a piacimento. Lo puoi annusare e
l’odore che emana non ha uguali, ha il potere di stordirti,
dandoti le stesse sensazioni che proveresti entrando nel negozio
di un panettiere: l’odore del pane appena tolto dal forno.
In un occhiello apparso recentemente su di un quotidiano si
poteva leggere la frase seguente: “la pubblicità al libro non
tocca i refrattari”. Quindi, nessuna reazione alle
sollecitazioni della pubblicità mirata a far leggere, a
catturare il potenziale lettore. E il mercato, senza ombra di
dubbio, potenzialmente è immenso. Ma popolato da una miriade di
persone che alla carta stampata, al libro in particolare,
prediligono la televisione o lo sguardo rapidissimo, distratto,
ai titoli dei giornali. Forse qualche rotocalco di tipo
scandalistico ma nulla più.
A che cosa dobbiamo imputare questa disaffezione per la
lettura? Alle nuove tecnologie? Ad Internet? Oppure alle
preoccupazioni che di questi tempi sono pane quotidiano?
Aprire la mente per arricchire lo spirito.
Il libro può trasportarci con la mente in mondi meravigliosi,
permettendoci di ripercorrere la storia dell’umanità.
Comodamente seduti in poltrona possiamo essere partecipi di
grandi avventure, rivivere i drammi e le gioie delle grandi
dinastie. Nulla è paragonabile al “vettore-libro”: definire la
lettura il miglior passatempo in assoluto non è affatto
azzardato. L’amore per la lettura va inculcato fin nell’infanzia
e coltivato nel tempo. Ginnastica mentale per antonomasia, la
lettura apre orizzonti immensi e il potenziale divulgativo è
incommensurabile, a patto di non essere pigri -o come già detto-
essere totalmente refrattari all’arte del leggere. Leggere per
capire!
Lo scaffale del Massone
Noi Massoni siamo chiamati ad approfondire, a penetrare il
linguaggio dei simboli, poiché è con il simbolismo che la L:.M:.
ci mette a disposizione, che possiamo, dopo essere stati
iniziati, scoprire i segreti dell’Arte. I rituali ai quali
assistiamo ci danno delle tracce su cui lavorare individualmente,
in questo caso la riflessione e l’introspezione sono discipline
indispensabili. La bibliografia dedicata ai temi massonici è
vastissima; autori classici e moderni ci mettono a disposizione
un immenso materiale di studio riguardante la storia della
Massoneria, i vari riti periodi difficili che questa
meravigliosa Istituzione ha attraversato nel corso dei secoli
–non da ultimo le persecuzioni e i relativi “martiri” che per
questo ideale hanno dato la vita-. Evidentemente i testi che
trattano la tematica massonica non sono di facile fruizione:
qualcuno li ha definiti “troppo di parte”, a volte fantasiosi.
Ma la sostanza non cambia: il nostro ideale rimane integro, così
come la sua essenza. Per capire bisogna frequentare le Logge,
obbligo imprescindibile come ci rammenta la Promessa che abbiamo
sottoscritto! Ci sono comunque testi che ci permettono di andare
alle radici del simbolismo, sia per i massoni sia per coloro che
non lo sono ma nutrono un interesse per la L:.M:. All’orizzonte
editoriale si profilano autori –alcuni già affermati come la
Mainguy, ad esempio, che affrontano l’argomento con un approccio
totalmente diverso rispetto ai “classici” che conosciamo: Wirth,
Porciatti, Le Forestier, Boucher, Plantagenet, Bastogi ecc. per
citarne alcuni. Uno, in particolare, ha dato una svolta alla
didattica massonica, con un’opera che andrebbe letta poiché di
grande fascino: quella di Christian Jacq affatto apologia e
scevra di contenuti leggendari che, a parte la sensazione che
suscitano, sarebbero comunque da provare. Permetteteci di
affermare che noi massoni non dobbiamo provare niente, ma
piuttosto dimostrare coerenza con l’idea e gli insegnamenti
ricevuti.
La Massoneria: oggetto di curiosità e di mistero.
Ovvero quando la fantasia supera la realtà.
Un Fr:. un giorno ci ha posto questa domanda: “Dan Brown -
l’autore del celebre romanzo “Il simbolo perduto”- ha
risvegliato l’interesse per la Massoneria? Abbiamo riflettuto un
momento prima di rispondere, riandando con la mente alle
avventure vissute da Robert Langdom, specialista in simbologia e
protagonista del romanzo. Attenendoci sulle generali abbiamo
semplicemente risposto che la Massoneria può sì suscitare
interesse, che non deve comunque confondersi con morbosa
curiosità, che non è sicuramente un valido motivo per aderire
alla nostra Istituzione. Sulla L:.M:. s’è scritto di tutto e di
più, anche a sproposito oppure fantasticando. La letteratura è
vastissima e c’è solo l’imbarazzo della scelta: basti
frequentare le librerie per rendersene conto.
Celebri penne massoniche.
Ci sembra doveroso rendere omaggio a alcuni celebri scrittori
che hanno abbracciato i nostri identici ideali e che, attraverso
le loro opere, hanno esaltato i valori che la Massoneria ci
trasmette. Arthur Conan Doyle, che ha dato vita al personaggio
di Sherlock Holmes. Rudyard Kipling che ci ha permesso di vivere
l’affascinate saga del “Libro della Jungla”. Mark Twain l’autore
dei celebri “ Le avventure di Tom Sawyer” e “Hukberry Finn”. Il
grande Alessandro Puskin con le sue opere, vere pietre migliari
della letteratura russa: “Eugenio Eneghin”, “La figlia del
capitano”, “Boris Godunoff”. E che dire di Johann Wolfgang Göthe,
Federico Shiller, Oscar Wilde, Carlo Collodi e il suo “Pinocchio”,
un gioiello della letteratura per l’infanzia e non solo! Molti
hanno letto il “Ben Hur”, romanzo scritto dal Fr:. Lewis Wallace
e poi tradotto per lo schermo con l’indimenticabile
interpretazione di C.Heston. Fra i grandi autori russi il Fr:.
L.Tolstoj: “Anna Karenina”, “Guerra e pace”. E si potrebbe
continuare!
Il “male oscuro” del non leggere.
Purtroppo, troppo spesso, l’attenzione che dovremmo dedicare
alla lettura è assai carente, fagocitati come siamo dalle
scadenze che c’impone il Mondo profano. Ma quella che per molti
è considerata una perdita di tempo, è invece un’inesauribile
fonte di conoscenza che abbraccia tutti i campi e della quale,
ogni giorno, almeno per un’ora, ci dovremmo abbeverare. Bar e
discoteche pullulano di giovani in cerca di sensazioni, di “sballo”,
e trasgressione che non portano da nessuna parte. Forse
l’editoria dovrebbe preoccuparsi dello stato di questa società e
dei falsi valori che inculca nelle nuove generazioni. Leggere
nel silenzio, isolarsi dal Mondo, andare lontano con la mente, è
lo “sballo” più accattivante che possiamo ricercare.
Chi provoca questo “male oscuro” del non leggere? Gli autori,
gli editori? Forse troppo elitari nei confronti di quei lettori
che non possiedono il background necessario per affrontare un
Tanizaki, un Hemingway, un Arpino oppure un Kerouac, che oggi
possiamo ormai considerare dei “classici”, tanto è vasto il
numero degli scrittori che si affacciano giornalmente sulla
scena letteraria. Possiamo concludere questa Tavola dedicata
all’importanza della lettura con un dato confortante e rilevato
ultimamente nel corso di un simposio tenutosi in occasione del
Salone del Libro svoltosi a Torino: i bambini leggono molto e
con grande piacere! Ciò ci conforta e conferma la nostra
opinione: il libro non sarà mai un passatempo obsoleto!
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