Tema
La Luce
In Massoneria la Luce, o piuttosto la ricerca della Luce, svolge un ruolo propulsivo. L’Apprendista la riceve simbolicamente al momento della sua iniziazione e, durante la sua intera vita, dovrà farla fruttificare in sé stesso per proiettarla all’esterno e per farne tesoro anche nella sua vita profana.
Stefano Piazza, L. M. Veritas, Locarno
L’idea di Luce
La nozione di luce figura in numerosi testi
sacri. In alcuni settori del mondo profano si ritrova questa
idea di luce, utilizzata a dei fini che gli sono propri.
La luce e la ricerca della luce, nelle sue
espressioni reali e spirituali, hanno sempre affascinato
l’umanità. Sia da un punto di vista scientifico che religioso,
la luce è all’origine della vita: si può costatare che la sua
presenza è assolutamente necessaria per la vita sulla terra.
Grazie alla propagazione della luce attraverso il sole, ogni
essere vivente può nascere e crescere, quindi esistere. Nel
Vecchio Testamento, prima ancora di creare l’uomo, Dio divide il
cosmo in luce e tenebre. “Dio disse: sia fatta la luce. E la
luce fu fatta. E Dio vide, che la luce era buona: divise la luce
dalle tenebre. E la luce nominò giorno, e le tenebre notte. E fu
sera e fu mattina: primo giorno.” (Genesi 1,3). Ovunque presente
come simbolo della massima espressione delle energie positive,
proveremo a restringere il nostro discorso definendo la luce
attraverso una sua possibile antitesi, ovvero l’ombra. Ho
ritenuto necessario affrontare il tema “luce e ombre”
considerati da varie angolature: quelle della massoneria, della
psicologia e del buddismo Zen. Non va però dimenticato che
l’idea di luce appare anche nella Storia: un secolo intero è
stato descritto come “illuminato”, il ‘700. Partendo delle
tenebre dell’ignoranza e della superstizione, l’Europa intera ha
fatto appello ai “lumi" della ragione, della cultura e delle
scienze per trovare accesso ad un ordine superiore della realtà,
una nuova razionalità staccata da tutti i legami con una
religione che aveva fin lì implicato una serie di rapporti
sociali determinati dal potere, dalla sopraffazione operata da
parte dei potenti sulle classi meno abbienti. La Massoneria,
figlia dell’illuminismo ed intesa come movimento liberatorio,
costituisce un esempio eccellente della ricerca della luce.
La Luce in Massoneria
Come detto, in Massoneria la Luce o,
piuttosto la ricerca della Luce, svolge un ruolo propulsivo a
partire dalla Iniziazione del neofita. L’uscita dal Gabinetto di
Riflessione dà inizio alla rinascita dell’Apprendista verso la
Luce che egli chiede entrando in Massoneria. Una volta che gli
verrà tolta la benda egli vedrà che la luce simbolizza l’uscita
della materia prima, del caos, dell’essere primordiale. L’ombra
ci obbliga ad affrontare ciò che non amiamo, ciò che rigettiamo
e rifiutiamo di vedere. E anche il riflesso dei nostri incubi e
paure. Affrontarla significa quindi fare un passo verso la
guarigione in quanto la consideriamo come malattia. L’esperienza
fatta nel Gabinetto di Riflessione ci fa immergere nel nostro
lato oscuro, animandoci a riflettere sui valori profondi
dell’uomo, anche attraverso la redazione del nostro
“testamento”, simbolo della morte profana e rinascita alla luce.
La Luce in psicologia
In questo senso, la Massoneria si ricollega
alla psicologia di Jung. Per Carl Gustav Jung, l’aurora
simbolizza l’uscita della notte dell’inconscio. Egli descrive
infatti l’ombra come l’eterno antagonista, all’origine di
numerosi conflitti. Secondo Jung, l’ombra è la parte repressa e
abbandonata dell’individuo, dove sono raccolti i complessi
psichici, spesso percepiti come negativi: “Dentro di noi abbiamo
povero, che dobbiamo accettare.” Jung pensava che la maggioranza
delle persone ignori la propria ombra. Spesso, l’ombra è
proiettata in ossessione e fantasmi gente” che diciamo essere
stupida, crudele o codarda le quali, stupidità, crudeltà e
codardia sarebbero tragiche identificare in sé. In generale,
l’ombra è la personificazione di quello che ognuno di noi
rifiuta di riconoscere o ammettere in sé stesso. Inoltre,
l’ombra simbolizza le possibilità che avremmo potuto scegliere o
essere però che non abbiamo vissuto fin ad oggi. Prendere
coscienza che i nostri “nemici” sono, nella maggioranza, punti
di vista intellettuali che diamo su di noi stessi, mobilizza il
sistema psichico, inutilmente e costituisce una perdita
d’energia. In un primo tempo, prendere coscienza dell’ombra è un
processo pericoloso perché i suoi effetti sono quelli della
perdita e del distacco. Però, Jung stesso riteneva che alla fine
di quest’ardua esplorazione del nostro inconscio, si trova la
scoperta del sé, della nostra luce interiore, della parte di
sapienza divina seppellita nel più profondo del nostro essere.
Attraverso l’integrazione della nostra faccia nascosta, si crea
il processo d’individuazione e, con essa, la rinascita nella
luce.
La Luce nel Buddismo Zen
In questo senso, Jung va nella stessa
direzione del buddismo, segnatamente dove il Satori - termine
che significa rendersi conto in giapponese - ripresenta il
risveglio, il diventare saggio o illuminato. Satori va oltre il
nostro pensiero dualista (luce – ombra, bene – male ecc.) perché
nell’esperienza del Satori non esistono più i contrari: non ci
sono più differenze tra colui che osserva e l’oggetto osservato.
Diventano uno, così come le sponde fanno un tutt’uno con le onde
del mare! Satori non è un processo intellettuale. Per
raggiungere quest’illuminazione, è necessario che il soggetto
percepisca l’importanza di cambiare il suo rapporto con il
mondo, sbarazzarsi dell’approccio analitico per un approccio
spontaneo e trascendentale. Prendiamo l’esempio del tiro
all’arco per capire meglio di cosa parliamo: la coscienza
dell’azione dell’arciere lo disturberebbe nella sua
coordinazione. Per raggiungere il centro del bersaglio, deve
padroneggiare incoscientemente l’arte di manipolare arco e
frecce. “Satori, in termini psicologici,è un oltre i confini
dell'Io. Da un punto di vista logico è scorgere la sintesi
dell'affermazione e della negazione, in termini metafisici è
afferrare intuitivamente che l'essere è il divenire e il
divenire è l'essere. » (Daisetz T. Suzuki, dall'introduzione del
libro Lo zen e il tiro con
l'arco). Se nel
Vecchio Testamento, si oppongono due principi: luce e tenebre,
l’oscurità è il punto di partenza del Massone verso la luce, sua
rinascita. Portando l’ombra alla luce, l’uomo diventa individuo,
secondo Jung però attraverso l’esperienza del Satori, l’uomo
supera il limite della sua coscienza individuale e raggiunge
quella cosmica.
Per me, la luce rispecchia il cammino
dell’uomo verso la sua verità, indipendentemente della sua
religione, cultura o epoca. Vivere nella luce, in altri termini,
corrisponde a spostare (o, addirittura, ad eliminare) quelle
zone d’ombra che si annidano dentro di noi, che ci obbligano
spesso a mentire a noi stessi, che ci mettono in colpa e che,
non da ultimo, irrigidiscono il nostro ego. Utilizzare, ad
esempio, formule quali… “io sono questo, ma non sono quello!”
costituisce, purtroppo e troppo spesso, la chiave d’accesso che
sfocia necessariamente nel crudo giudizio verso i nostri simili.
Laddove, invece, il percorso massonico corrisponde ad una
ricerca della luce – così come ci insegna la filosofia Zen e la
psicoanalisi Jungiana - è allora opportuno procedere
sistematicamente e con coraggio all’analisi di sé stessi, per
avvicinarsi il più possibile alla consapevolezza ed arrivare a
concepire che …”si può essere questo, ma anche quello!”
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