Tema
La promessa, più che semplici parole
«….sia per voi questo liquido, che da dolcissimo è diventato amaro più ancora del fiele, il simbolo imperituro del rimorso e dell’amarezza che fino alla morte affliggeranno il vostro cuore qualora aveste a venir meno alla parola data!»
Fulvio Regazzoni, Loggia Il Dovere, Lugano
Le promesse richiedono un impegno che non può
essere considerato solo formale, da prendersi alla leggera e da
disattendere. Quando promettiamo sul nostro onore mettiamo in
gioco la nostra credibilità, quell’onorabilità troppo spesso
sbandierata e altrettanto spesso tradita. Ciò equivale ad
ingannare noi stessi e soprattutto gli altri, coloro che ci
hanno concesso totale fiducia. Entrando in Massoneria si
promette in tutta libertà e sul proprio onore, dopo aver sentite
queste solenni parole: «Noi vi assicuriamo che non vi chiederemo
mai cosa contraria ai vostri doveri verso la famiglia, la patria
e l’umanità. Anzi: la Massoneria vi sarà d’incitamento e
conforto per una vita moralmente più pura e spiritualmente più
alta. E poiché senza la libertà – tra noi sacra e inviolabile –
nessuna azione ha valore morale, non vi sarà imposto alcun
credo, e nessun dogma incatenerà la vostra coscienza.»
Promesse nel mondo profano
«Quel giovane è una promessa.» Quante volte
abbiamo udito o letto questa frase? In ambito sportivo, ad
esempio, è frase ricorrente. Così come sono ricorrenti le
delusioni. Identica situazione si manifesta nel nostro vivere
quotidiano quando ci si promette di fare o non più fare una
determinata cosa o azione. Spesso questi propositi non vengono
concretizzati e rimangono tali o «promesse di marinaio». In
politica si tende a fare un distinguo lessicale
fra il promettere e il giurare. A volte si ha l’impressione che
promettere sia meno vincolante che giurare.
Non illudiamoci: entrambi i verbi
sottintendono un impegno al quale dobbiamo attenerci. In parole
povere: a volte si promette e si giura con una certa qual
superficialità, senza rendersi conto del significato che la
formulazione della Promessa comporta: in questo caso è stata
udita, ma per quanto attiene l’assimilazione e gli obblighi
sottoscritti c’è stata scarsissima attenzione. Questo
comportamento non darà buoni frutti e a lungo andare, ignorando
l’importanza e la sacralità dell’impegno assunto, a farne le
spese sarà la dignità. Ciò accade spesso nella vita profana: non
dovrebbe accadere in Massoneria. Purtroppo, riferendoci al
passato, non sono mancati gli ignobili quanto esecrabili
tradimenti anche in ambito massonico.
Promesse, giuramenti antichi e sacri
Il senso dell’onore dipende dalle nostre
virtù, dalla nostra coscienza, dal nostro comportamento e dalle
azioni che siamo chiamati a compiere nel corso della nostra
esistenza: l’onore è un valore inestimabile al quale l’uomo non
può rinunciare!
In ambito religioso, il giuramento o
promessa, è un impegno che l’uomo assume nei confronti della
divinità. I popoli dell’antichità consideravano la formulazione
di un giuramento un atto sacro, magico. Si giurava in nome di
Giove, il dio dei romani, lo Zeus dei greci, oppure in nome di
Mitra, il dio della Luce invocato dai persiani ecc., ma, a
volte, chiamando come garante della promessa formulata anche
qualche divinità demoniaca. La formulazione era solitamente
accompagnata da un gesto. Nelle iconografie che rappresentano i
tre Waldstetten sul prato del Grütli, il gesto con la mano
destra è rivolto verso il cielo e suggella lo storico patto
prendendo a testimone Dio. Quindi la Promessa, o giuramento, non
ci impegna solo nei nostri ed altrui confronti, ma bensì in
quelli di un’entità superiore, che ci giudicherà severamente se
dovessimo tradirla. A questo proposito il Fratello Désaguliers
afferma: «….se è vero che la promessa è un atto essenziale della
Massoneria, dobbiamo necessariamente domandarci quale ne sia il
fondamento. La risposta è insieme semplice e temibile. Come
pratica estremamente antica dell’umanità, la promessa, il
giuramento sono obbligatoriamente sanzionati da un’autorità
superiore all’uomo, da una trascendenza capace di giudicarlo.»
La Promessa ci lega ad un vincolo che non può
avere valenza solo nella vita terrena. Questo impegno ci
rammenta la parola del Vangelo (Matteo 16,19): «Tutto ciò che
legherai sulla terra, sarà legato in cielo, e tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto in cielo.»
Non patti ma promesse
Non confondiamole promesse con i patti. La
promessa Massonica c’impegna in maniera definitiva, anche
qualora si decidesse di abbandonare l’Istituzione: gli impegni
assunti saranno vincolanti per tutta la nostra esistenza! Da ciò
si deduce che la promessa che ci siamo «scolpita profondamente
nel cuore» non potrà mai essere cancellata. Se lo facessimo
saremmo indegni di definirci uomini, perderemmo la nostra
dignità, il rispetto altrui e di noi stessi. Purtroppo
s’infrangono i patti ma anche le promesse. Il patto è una
convenzione fra uomini. Spesso queste convenzioni si rompono o
vengono rimesse in discussione a dipendenza delle circostanze.
In Massoneria non si patteggia, ci s’impegna e per sempre e i
termini della promessa non lasciano dubbi in proposito. In
passato i detrattori della Libera Muratoria hanno definito la
Promessa Massonica un patto. Lo scopo di questo distinguo non
può sfuggirci: indurre i profani a pensare ad un patto
diabolico. Lasciamo immaginare al lettore con chi!
Noi Massoni promettiamo sul nostro onore e
sulle tre Grandi Luci (squadra, compasso e Bibbia) di adempiere
ai doveri nei confronti della famiglia, della patria e
dell’umanità. Di essere tolleranti, di ricercare sempre la
verità e la giustizia. Promettiamo di frequentare assiduamente i
nostri Lavori, di amare i nostri Fratelli, di aiutarli con
consigli e azioni. Promettiamo di mantenere il massimo segreto
sulle nostre cerimonie, segni e parole di riconoscimento,
d’osservare la discrezione più assoluta su quanto avviene in
Loggia e di considerare sempre la nostra parola di Libero
Muratore come il giuramento più sacro! «La Promessa Massonica -
secondo Boucher - è quindi l’oggetto stesso del giuramento. Si
enuncia il più chiaramente possibile ciò a cui ci si vuole
impegnare.»
Nelle nostre Logge non sempre gli impegni
assunti vengono rispettati. Frequentare con assiduità i Lavori è
un obbligo al quale dobbiamo sottostare, ma a volte nella
Colonna del Nord ci sono troppi posti lasciati vuoti dagli
Apprendisti. In questo caso sospettiamo che la Promessa sia
stata solo udita, ma con scarsa attenzione. Analogo discorso
vale anche per i gradi a seguire. È quindi palese che se non
sappiamo onorare la Promessa formulata il giorno
dell’Iniziazione, la più importante – rammentiamoci la Coppa
delle libagioni - difficilmente potremo tener fede alle
successive! Sulla discrezione ci limiteremo ad osservare che a
volte, pur piovendo, non ci si preoccupa di aprire l’ombrello:
superfluo aggiungere altro!
Promessa e libertà
Il bussante in totale libertà chiede d’essere
iniziato alla Massoneria, diritto che gli viene concesso in
cambio di una promessa e dell’impegno preciso contenuto in
questo passaggio del rituale: «Voi siete venuto a noi da uomo
libero, e noi rispetteremo scrupolosamente la vostra libertà,
purché sappiate usarne da uomo cosciente dei propri diritti, ma
in ugual misura dei propri doveri.»
La Promessa implica dunque dei doveri; farvi
fronte o meno dipende esclusivamente dalla nostra coscienza alla
quale dobbiamo inevitabilmente rendere conto. Promettendo
impegniamo il nostro onore e mettiamo in gioco la nostra
dignità.
La promessa pone dei limiti alla nostra
libertà? Ciò dipende esclusivamente da noi, dalla nostra
coscienza e dalla nostra ragione. Cosa intendiamo per libertà? È
la volontà di compiere o non compiere determinati atti, azioni.
Di adottare o meno certi comportamenti, sia quelli che ci
squalificano e che recano danno alla nostra moralità, alla
nostra immagine, sia quelli che ci fanno onore. Libertà come
diritto o come dovere? Si potrebbe rispondere che si può
rinunciare ad un diritto; più difficile è rinunciare ad un
dovere. «La libertà – scrive il Mazzini – se non è considerata
come un dovere rigoroso da conquistare, da preservare e
sviluppare, è destinata ad avere una pessima sorte.»
Sul concetto di libertà si potrebbe
discettare all’infinito. Ognuno di noi considera la libertà un
bene inalienabile, tanto che per ottenerla spesso si prevarica
quella altrui: la storia annovera molti esempi in proposito. Le
rivoluzioni scatenate per il raggiungimento di quella
condizione, raramente sono state incruente. In nome della
libertà s’è sparso molto sangue e molto se ne spargerà ancora.
In quanto alla nostra Istituzione, essa ci accoglie da uomini
liberi ed onorati: qualora le circostanze ci obbligassero a
lasciarla, lo potremo fare in tutta libertà, senza costrizioni,
se non quella di preservare il nostro onore.
Anche se qualcuno lo ha definito
«un’illusione », il libero arbitrio ci consente sempre di
operare delle scelte sia nel bene sia nel male. Possiamo
decidere di essere liberi o di essere schiavi, anche all’interno
del nostro Ordine; dipende unicamente dalla nostra volontà.
La Promessa interiore
La Promessa Massonica dovrebbe – come dice il
Rituale – essere scolpita del cuore di ognuno di noi. In questo
caso l’Iniziato assume, in assoluta sincerità, un impegno con se
stesso e con l’essere divino, cosmico e personale, che ha
invocato quale garante. Tradirla equivarrebbe spegnere
definitivamente la Luce che abbiamo ricevuto e ripiombare nelle
tenebre. La Promessa suggella un’alleanza cosmica che dovremo
impegnarci a mantenere per tutta la nostra esistenza.
Chi tradisce una promessa si disonora, si
squalifica irrimediabilmente. Ciò accade spesso nel mondo
profano, a volte con conseguenze imprevedibili e anche tragiche.
Purtroppo, anche in Massoneria, a volte ci si impegna con troppa
leggerezza. La Promessa andrebbe riletta e meditata, sviscerata
nei suoi contenuti, che sono certamente più di semplici parole!
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