Tema
Il Sacro in Massoneria
Sacro Il termine «sacro», dal latino sacer, sancisce un’alterità, un essere "altro" e "diverso" rispetto all'ordinario, al comune, al profano. Profano Il termine «profano», dal latino profanus (fuori), indica ciò che è comune, ossia opposto all’eccelso, al sublime, al sacro.
Othmar Dürler – Il Dovere, Lugano
Tra sacro e profano
Che cos’è il
sacro? Nell’accezione
comune, sacro è ciò che è molto importante, non importa se
riferito a qualcosa di concreto o di astratto. Fondamentalmente,
però, che rende sacro o profano un luogo, un’azione o,
addirittura, un pensiero, è sempre un confine, una separazione.
Se consideriamo dei concetti positivi, implicanti delle
perfezioni non confutabili, come il bene,
il bello,
il vero, queste
astrazioni potranno esse definite sacre, alla precisa condizione
che siano rigorosamente separate dai loro termini opposti,
negativi, quali il male,
il brutto,
il falso. Ma anche questi
concetti, o valori, hanno la loro flessibilità sia nei luoghi
sia nei tempi; infatti ogni civiltà ha la sua propria idea del
sacro. Le culture cambiano, hanno una loro storia e con essa
muta anche la nozione di sacro. Testi o luoghi detti
sacri diventano tali
soltanto quando l’essere umano sa estraniarli dalla profanità,
creando realmente o idealmente un rigoroso confine tra questi
due mondi. Vi riesce con l’introspezione, alla ricerca della
Verità del Macrocosmo nel profondo del proprio Microcosmo
personale.
Le parole altisonanti di un
testo o lo sfarzo di un Tempio non sono per nulla garanzia di
sacralità; ne hanno la potenzialità, in quanto separabili dalla
profanità. Ma soltanto l’uomo di buona volontà sa trasformare in
sacro non solo le
parole e i luoghi, ma tutto ciò che lo circonda, se il suo cuore
e la sua mente sanno assumere l’adeguato e corretto
atteggiamento. Esattamente come i Simboli massonici che
diventano tali soltanto quando il Massone, da oggetti o utensili
muti, sa trasformarli e riempirli di significati, significati
che non soltanto «parlano», ma che diventano insegnamento e
guida per chi li sa ascoltare.
Dunque, che trasforma le
parole, gli oggetti o i luoghi da profano
in sacro,
è esclusivamente l’uomo stesso.
Il concetto
profano assume anche il
significato di non aderente, estraneo, non iniziato, sia in
senso sociale sia in senso metafisico. Da sempre i riti
iniziatici hanno lo scopo di separare e introdurre in un mondo
nuovo colui che sta per essere iniziato; in senso sociale quando
il candidato accede ad una tribù, un club, una scuola ecc., in
senso trascendentale quando l’iniziando passa da uno stato
fisico-materiale a quello sacro, prevalentemente spirituale.
Il processo d’iniziazione
implica spesso, simbolicamente, una morte e una rinascita,
poiché oltre ad un inizio comporta anche l’abbandono di un
livello precedente e l'ascesa ad uno successivo più elevato.
Ecco che nella vita di tutti i giorni si dirà che l’uno non è
più profano in medicina ma iniziato all’arte medica, che un
altro non è più una semplice matricola ma membro effettivo di un
corpo studentesco ecc., in ambito metafisico, per contro, che
una persona, superata ad esempio l’Iniziazione massonica, non è
più considerata profana ma iniziata al mondo sacro della Libera
Muratoria. L’iniziazione può quindi dare accesso a innumerevoli
ambienti, associazioni o comunità, ma porta a «luoghi sacri»
soltanto quando si basa sui citati concetti assoluti che
implicano la sfera spirituale dell’individuo. Una di queste
iniziazioni, e non pretendiamo sia l’unica, è quella massonica,
in quanto esclusivamente tendente a percorrere, nel limite del
possibile, la via della perfezione morale-spirituale; un
evidente passaggio da una condizione
profana ad una
sacra.
In Massoneria, segnatamente
durante i Rituali, l’aggettivo sacro ricorre sovente. Si parla
di una parola sacra,
del libro
della legge sacra ecc. E,
nel Flauto
magico di Mozart,
Sarastro canta: «In
queste sacre sale non si conosce la
vendetta!»
L’iniziando, proveniente
dal cosiddetto mondo profano, passando dalla morte simbolica ad
una nuova vita (VITRIOL), non può che raggiungere un
luogo sacro, dove tutto
ciò che lo circonda assume valore sacrale. Lasciate
momentaneamente le esigenze fisiche-materiali, si dedica per un
lasso di tempo
alla crescita interiore. Comprenderà il sacro soltanto
assimilando, poco alla volta, i Rituali,
sacri anche questi, poiché in opposizione
a qualsiasi testo profano. Assumerà egli stesso carattere
sacrale: si distinguerà dal mondo ordinario (profano), avendo
subito un processo (iniziazione) che lo ha elevato e reso
diverso in senso
qualitativo.
Il Tempio - luogo
sacro
Parlare di Tempio o di
luogo sacro è tutt'uno. Già nell'Antichità si cercava il
contatto con l'imperscrutabile, il trascendentale, gli dei. Per
potersi appartare, riflettere, meditare, evolvere, occorrevano
luoghi particolari, nei quali, il giusto ambiente e le
appropriate energie terrestri e celesti fornivano le condizioni
ideali. Si sceglieva dunque la radura di un bosco, la sommità di
un'altura, un'isola nel mare, o qualsiasi altro luogo sotto la
volta stellata, ritenuto adatto da chi ne aveva il dono di
riconoscerlo. Ma occorreva delimitarlo.
Dapprima senza alcuna costruzione, allineando semplicemente
alberi, pietre o altro, dandone una forma circolare, quadrata,
rettangolare ecc., si creava il luogo
sacro. Ecco la nascita delle più antiche
forme di Tempio. L'essenziale, allora come oggi, è sempre stata
ed è tuttora la delimitazione; fissare il limite tra il
profano e il
sacro. Sempre, nella
storia, questi Templi, divenuti col tempo degli imponenti
edifici di culto, dal Tempio di Salomone alle imponenti
Cattedrali gotiche, hanno in ogni epoca segnato il luogo dove,
dimenticato il mondo fisico-materiale, ci si è dedicati alla
ricerca e allo sviluppo della mente e dello spirito.
Il nostro Tempio massonico
non è nulla di diverso. Quando il Massone ha superato la porta
d'ingresso e lasciato i metalli
nel mondo profano, egli si trova in quel luogo
sacro le cui mura
e colonne non fanno altro che delimitare, ossia rigorosamente
separare, come in passato, il sacro
dal profano.
Ma verso l’alto, come ai tempi arcaici, anche i nostri Templi
moderni hanno tutti la volta celeste, l’apertura che ci lega
simbolicamente all’imperscrutabile, alla Verità alla quale
tendiamo.
Così anche ai giorni
nostri, lontano dalla vita agitata, egoistica e superficiale, il
Massone ha il suo Tempio, il suo luogo
sacro; sacro proprio perché dedicato solo
allo spirito, allo sviluppo del Tempio interiore di ogni addetto
e, di riflesso, alla grande costruzione ideale della Massoneria:
il Tempio dell'Umanità. Ma il Tempio non è soltanto uno spazio.
In esso vanno considerati anche i concetti di
tempo, azione e partecipanti.
Infatti, in Tempio, in un lasso di tempo,
si svolgono azioni
in presenza di persone. I nostri lavori, ad
esempio in primo grado, si aprono a mezzogiorno e si concludono
a mezzanotte. Anche questo tempo
simbolico, separato rigorosamente da quello che
trascorre fuori Tempio, assume valore
sacro. Le Tre Grandi Luci, ad esempio,
disposte in modo appropriato, assumono il valore di Simboli,
ossia una funzione sacra, ma soltanto durante il
tempo della loro
particolare disposizione, per poi tornare ad essere normali
attrezzi o oggetti di lavoro. In questo
tempo si svolgono delle
azioni che, in contrasto
con quelle della vita profana, non possono che assurgere a gesti
sacri, quelli del
Rituale.
Infine, non
dimentichiamolo, anche l’uomo, ossia il Fratello Massone,
quando, lontano dalla vita quotidiana, segue e vive in Tempio il
Rituale da vero Iniziato (consacrato), assume a tutti gli
effetti un carattere sacrale.
Passando dal teocentrismo all’antropocentrismo, ecco che il
divino, il sacro, si è trasferito dagli dei all’essere umano,
sublimando quest’ultimo e facendogli scoprire, o meglio
riscoprire (dopo l’oscurantismo) la sua personale natura divina.
Conclusioni
Provando a generalizzare,
si può affermare che il un concetto misterioso, che esula
dall’ordinario, e che rivela qualche cosa del tutto singolare,
diverso, superiore, identificabile con un insieme di valori. Il
sacro non coincide mai con la normalità. A qualsiasi cosa si
riferisca, il sacro scaturisce sempre da una ricerca interiore.
Ma l’uomo è fatto di
materia e di spirito; è giusto che ognuno, anche il Massone, si
dedichi ad entrambi gli aspetti. L’uno può e deve influenzare
l’altro. Poiché la nostra vita si svolge prevalentemente fuori
Loggia, il giusto equilibrio tra sacro
e profano è
assolutamente indispensabile in tutte le nostre attività
quotidiane. La misura adeguata e la simbiosi necessaria tra le
due realtà, permettono l’armoniosa convivenza tra gli esseri
umani (orizzontale) e l’ascesi morale individuale (verticale);
in Massoneria si tratta di realizzare la terza «Piccola Luce»:
la Bellezza.
È doveroso, trattando
questo tema, accennare all’eccezionale opera di Paul Naudon «Le
origini della Massoneria» che, non a caso, porta il sottotitolo
«I mestieri e il sacro».
Questa splendida antologia massonica ha come
fil rouge, dall’Antichità
fino alla Massoneria speculativa odierna, la
sacralità dei pensieri,
dei luoghi e delle opere che i nostri predecessori hanno saputo
realizzare e sviluppare nel corso di oltre due millenni. Già
nell’Introduzione (pag. 10) Naudon scrive: «Il punto comune,
maggiore e costante, che rileveremo [in questo libro] attraverso
i secoli, se non addirittura attraverso i millenni, sarà la
coesistenza e l’interdipendenza degli obiettivi massonici con il
senso del sacro.»
Mi piace, concludendo, ricordare il biblico sogno di Giacobbe:
nulla più di quell’onirica scala, che collega il cielo con la
terra, può simboleggiare in modo maggiormente eloquente
l’unione-separazione tra il sacro e il
profano.
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