Dossier

Per una rinascita della Massoneria nei paesi dell’Europa dell’Est

Negli ultimi decenni i paesi dell’Europa dell’Est sono stati scossi da svariati stravolgimenti socio-politici che hanno determinato un’autentica metamorfosi del panorama istituzionale di tali regioni. Questi mutamenti hanno fatto sorgere la legittima domanda di sapere se le condizioni per una ripresa della Libera Muratoria in quelle nazioni fossero ormai soddisfatte.

Daniele Bui

Più che di un problema si tratta di una problematica. Bisognerebbe considerare i differenti Paesi e valutare per ognuno di essi se le premesse per far risorgere una Massoneria matura e influente si siano raggiunte o meno. Una simile indagine non rientra nei nostri obiettivi né nelle condizioni di tempo e di spazio disponibili. Più modestamente ci proponiamo di mettere a fuoco alcune condizioni di possibilità fondamentali per uno sviluppo ottimale delle attività massoniche in questi Stati. Da un simile punto di vista la domanda centrale alla quale rispondere diventa la seguente: i valori ed i principi portanti della Libera Muratoria di quali condizioni politiche, sociali e culturali necessitano? Prima di tentare di dare una risposta ripercorriamo brevemente i principali eventi che hanno caratterizzato la storia degli ultimi trenta quarant’anni dell’Europa dell’Est.

La fine del comunismo in Russia

Nel 1982, alla morte di Breznev, il sistema sovietico entrò in crisi. Innanzitutto il sistema degli Stati satelliti, voluto da Stalin, non reggeva più. I paesi dell’Europa dell’Est cominciavano a respingere lo sfruttamento economico e le limitazioni politiche che per decenni erano stati loro imposti dll’URSS. Volevano portare avanti una propria politica estera autonoma e, in campo economico e commerciale, cercavano ormai di trattare direttamente con i paesi dell’Occidente. Verso la metà degli anni ottanta si verificò una svolta quando Michael Gorbaciov, divenuto segretario del Partito comunista sovietico, attuò una nuova politica per il disgelo nei rapporti con gli Stati Uniti, che portò, tra l’altro, all’avvio di una serie di negoziati per la limitazione delle armi. Gorbaciov era convinto che per salvare il suo paese occorressero riforme radicali, che fosse indispensabile rompere con il passato e ridimensionare il ruolo dello stesso partito comunista. Egli concepì due nuovi slogan entrati poi nel linguaggio comune: glasnost (trasparenza) e perestroika (ristrutturazione). In politica interna ciò si tradusse in una maggior libertà di esprimersi, di criticare il regime, e di reclamare la liberazione dei detenuti politici rinchiusi nei campi di lavoro o esiliati lontano dalla capitale. La crisi aperta da Gorbaciov determinò la caduta dei regimi comunisti dei paesi satelliti e portò nel 1989 alla costituzione di regimi democratici.

La caduta del muro di Berlino

L’evento decisivo che accelerò la disgregazione dei regimi comunisti in tutto l’Est europeo fu l’abbattimento del muro di Berlino, il 9 novembre 1989. Nella Germania orientale, infatti, la fine del comunismo, non più sostenuto dall’Unione Sovietica, si verificò come fatto naturale e spontaneo. In un primo momento si aprirono le frontiere con la Germania Federale, contemporaneamente tutto il mondo poté assistere in diretta, per televisione, all’abbattimento di quel muro che, costruito nel 1961, era diventato il simbolo dell’assenza di democrazia e di libertà tipica dei regimi comunisti. Nel giro di un anno, le regioni che costituivano la Repubblica Democratica Tedesca entrarono a far parte della Germania Federale. La Germania unita si trovò allora di fronte il compito di sviluppare l’economia dell’Est, rimasta assai arretrata, e di armonizzare il livello di vita delle regioni orientali con quello delle regioni occidentali, più ricche e sviluppate.

La tragedia dell’ex Iugoslavia

Gli eventi sovietici determinarono anche la secessione di Slovenia, Croazia, Macedonia e Bosnia dalla Iugoslavia avvenuta nel 1990. Nel 1991 la Serbia, guidata dal dittatore Slobodan Milosevic, le attaccò in successione. Costretto a ritirarsi dalla Slovenia, egli sottopose invece a un’occupazione brutale la Croazia e la Bosnia e in quest’ultima procedette a una spietata pulizia etnica. Costretto nel 1995 a firmare la pace con la Bosnia e la Croazia grazie all’intervento dell’ONU, Milosevic nel 1998 procedette a una seconda pulizia etnica contro gli albanesi del Kosovo. La Nato intervenne bombardando Belgrado e riportando gli Albanesi kosovari profughi nella regione. Nel 2001 Milosevic fu sottoposto a processo dalla Corte di giustizia per crimini contro l’umanità. La speranza è che in breve tempo tutti i Paesi nati sulle rovine dell’ex Iugoslavia abbandonino ogni risentimento residuo e sappiano trovare il coraggio necessario per risollevarsi dalle macerie di una guerra lunghissima e lacerante, in modo da poter intraprendere la strada della ricostruzione e incominciare a vivere all’insegna di una nuova, reale dimensione di pace. Ma ad essere ottimisti ci vorrà almeno una generazione prima che le profonde ferite lasciate dalla guerra possano guarire. Inoltre, come si è visto sovente, la democrazia è una lezione difficile e lunga da imparare.

La libertà: condizione fondamentale per uno sviluppo della Massoneria

Come si può notare da questa succinta sintesi di alcuni dei principali avvenimenti storici accaduti negli ultimi decenni la situazione appare piuttosto eterogenea. Comunque sembra oltremodo positivo l’emergere di strutture democratiche nella maggior parte dei paesi dell’Est. Queste rappresentano una condizione irrinunciabile per il germoglio e la fioritura di una Libera Muratoria in grado di incidere sui valori civili di un paese. Da sempre la Storia ha confermato che in paesi gestiti in modo accentratore e autoritario è particolarmente difficile che la libera indagine critica e razionale qual è quella massonica possa trovare un terreno propizio alla propria cultura. Invece, nelle forme di direzione democratica dello Stato, una mentalità come quella massonica che non si accontenta dell’ossequio passivo e del rispetto cieco di dottrine dogmatiche ma tende a ricercare motivazioni intellettualmente convincenti alla propria condotta ed alle proprie idee, distinguendo fra ciò che è ragionevole e ciò che non lo è, risulta naturalmente muoversi a proprio agio. In un ambiente socio-politico e culturale del genere, caratterizzato dalla possibilità di mettere in discussione dei modelli cristallizzati del passato, l’istituzione massonica ha modo di emergere e di rafforzarsi in modo ottimale, contribuendo essa stessa ad un ulteriore svecchiamento e laicizzazione della cultura favorendo il libero pensiero, strumento indispensabile per una visione laica e massonica del mondo.

Dove mancano ordinamenti democratici la tendenza a favorire riduzionisticamente un punto di vista unico ritenuto come la vera chiave di lettura della realtà è molto frequente. Si pensi al marxismo che è stata l’ideologia dominante del XX° secolo nei paesi dell’Est. L’ideologia fornisce una visione totalizzante della realtà, mira ad edificare una teoria onniesplicativa, una sorta di implicito quadro di riferimento e giustificazione, specialmente per quanto riguarda l’ambito dei comportamenti sociali. Qualsiasi ideologia è intrinsecamente caratterizzata da alcune proprietà incompatibili con i valori massonici. In primo luogo la dogmaticità, cioè la mancanza di un’adeguata fondazione razionale dei suoi principi. In secondo luogo l’intolleranza. Si tratta di una caratteristica da non confondere con la precedente, anche se le si abbina molto spesso. L’atteggiamento intollerante è quello che non ammette l’esistenza di punti di vista diversi accanto al proprio e , meno che mai, in concorrenza col proprio. In altri termini siamo in presenza di una semplice conseguenza del fatto che il punto di vista parziale di una dottrina ha monopolizzato il territorio interpretativo. L’esigenza di fornire spiegazioni universali e necessarie, cioè assolute esclude di principio la sussistenza e la coesistenza con altre forme culturali pervasive.

L’ideologia marxista, ed in particolare il materialismo ad essa inerente, ha rappresentato un ostacolo per l’antropologia massonica nel senso che negava la possibilità stessa dell’esistenza di uno spazio per la trascendenza. Con la confutazione storica e teorica del marxismo e con le difficoltà filosofiche insormontabili con le quali si è scontrato il neopositivismo si è liberato uno spazio concettuale e simbolico per la metafisica. Il pericolo è ora quello che si impossessino di questo spazio delle religioni altrettanto ideologiche del marxismo e che quindi venga imposto un programma di restaurazione e rievangelizzazione non meno dogmatico del materialismo appena menzionato. Credo che uno dei compiti della Libera Muratoria sia quello di vegliare affinché lo spazio conquistato per l’attribuzione di un senso ad un discorso che oltrepassi l’orizzonte dell’esperienza empirica venga lasciato ad un pluralismo interpretativo che possa avvalersi della fede, dei miti, dell’arte ma anche di un’indagine concettuale razionale.

In queste righe abbiamo sottolineato l’importanza della democrazia e della libertà per l’innesto di una cultura massonica nei paesi dell’Est. Tuttavia è bene precisare che democrazia e libertà rimangono solo condizioni necessarie ma non ancora sufficienti per un radicamento della Libera Muratoria in questi Paesi. La libertà riconquistata esige e si accompagna altresì ad una profonda responsabilità nei confronti di decisioni scomode da prendere e da assumersi. Restituire la libertà ad un popolo non significa ancora collocarlo sullo stesso piano di Stati e Nazioni che hanno lunga pratica delle istituzioni democratiche. Anche il prigioniero del mito platonico della caverna, appena liberatosi dalle catene, deve riabituarsi lentamente alla luce per lui ancora accecante. Le capacità di gestire il potenziale offerto dalle libertà democratiche richiedono un tempo di maturazione che potrebbe in certi casi essere addirittura proporzionale al tempo di privazione della libertà subita per lunghi anni. Cambi di abitudini e di mentalità necessitano, come la storia ha abbondantemente dimostrato, di un lungo e paziente lavoro educativo che non prevede scorciatoie. 

Alpina