Dossier
Svizzera moderna e Massoneria
Dopo il Congresso di Vienna la Restaurazione impone alla Francia e all’Europa un ritorno all’”Ancien Régime”. Anche in Svizzera le libertà individuali vengono circoscritte, la stampa viene sottoposta alla censura e il potere ritorna nelle mani dell’aristocrazia. Con il Patto federale del 1815 riappare una situazione simile a quella esistente prima del 1798.
Daniele Bui
Questo documento sancisce ufficialmente l’esistenza di una
Confederazione di 22 cantoni sovrani. In comune hanno solo
l’intento di difendere la loro indipendenza nei confronti di
possibili invasori e di garantire l’ordine all’interno del paese.
Per il resto i cantoni sono assolutamente autonomi. Tuttavia la
Restaurazione non entusiasmò tutti gli svizzeri. Le idee
dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese avevano ormai
attecchito in diversi strati della popolazione. Le insurrezioni
che si manifestarono in Francia nel 1830 ebbero degli echi anche
nel nostro paese dove alcuni cantoni come San gallo, Sciaffusa,
Soletta, Lucerna, Zurigo, Berna, Argovia, Turgovia, Vaud
approvarono nuove costituzioni liberali e democratiche, nelle
quali venivano riaffermati diritti fondamentali, sancita la
sovranità popolare e le misure atte a promuovere la democrazia
diretta. Gli alfieri di queste rinnovate libertà, e cioè i
cosiddetti cantoni rigenerati, mirarono presto ad una revisione
del Patto federale del 1815 prefiggendosi di consolidare i
poteri e le competenze della Confederazione attraverso
un’abolizione delle dogane interne, un’unificazione di pesi,
misure, monete, codici del diritto e l’attuazione del libero
scambio. I cantoni rigenerati si proponevano altresì che venisse
loro accordato un peso proporzionale alla popolazione che
rappresentavano contro l’ordinamento precedente che assicurava a
tutti i cantoni la completa parità anche se numericamente i
cantoni conservatori rappresentavano solo il 20% della
popolazione. Nel 1832 i liberali presentarono alla Dieta un
progetto di revisione del Patto federale introducendo un maggior
numero di libertà individuali, ma questo fu rifiutato a causa
della frattura venutasi a creare tra cantoni rigenerati e
cantoni cattolici. Si aprì quindi un fronte di due schieramenti
contrapposti: da una parte una Svizzera conservatrice che voleva
l’indipendenza dei cantoni, dall’altra una Svizzera liberale che
aspirava ad una Confederazione più unitaria e più democratica.
Ma oltre alle divergenze politiche si possono aggiungere anche
quelle religiose tra cattolici e protestanti, tra campagna e
città, tra aristocrazia e popolo. Con queste premesse non c’è da
stupirsi se una guerra civile come quella del Sonderbund scoppiò
in Svizzera. Per fortuna non durò che tre settimane e non
provocò che un centinaio di morti e approssimativamente 300
feriti.
La prima costituzione federale
Dopo la guerra del Sonderbund la Svizzera ristruttura le sue
istituzioni. Essa si trasforma da una Confederazione di Stati in
uno Stato federale, composto di cantoni sovrani. I cantoni non
sono più indipendenti ma cedono alcune competenze alla
Confederazione. Essa è diretta da un governo di sette membri e
un parlamento composto da due Camere. La nuova costituzione
permette allo Stato di diventare più centralizzato ed efficiente.
Si sopprimono le barriere doganali tra cantoni, si mette in
circolazione una moneta unica e si unificano pesi e misure.
Tutto ciò favorisce la prosperità generale. La costituzione
entrata in vigore nel 1848 fu comunque ben presto oggetto di
pressioni revisioniste. Sotto l’influenza di queste forze, un
primo progetto fallì nel 1872 in quanto eccessivamente
accentratore. Ma un nuovo progetto più consensuale emerse dalle
ceneri del primo, e da esso prese corpo la costituzione del
1874. Questa costituzione resterà in vigore fino alla fine del
XX° secolo. In concomitanza con le vicende politiche e con la
crescita del benessere economico e sociale, nella seconda metà
del XIX secolo, la Svizzera ebbe occasione di affacciarsi sulla
scena europea mostrando alcune caratteristiche fondamentali
della sua azione futura nell’ambito delle relazioni
internazionali.
Il contributo della Massoneria alla nascita della
Svizzera moderna
La questione che ci si può porre è se il nostro Ordine ha
giocato un ruolo significativo nell’edificazione della Svizzera
moderna. Ebbene la risposta a mio modesto parere è senz’altro
positiva. Numerosi ed essenziali ingredienti della Svizzera
moderna hanno un innegabile attinenza massonica. Benché sia
difficile quantificare esattamente l’apporto confluito dagli
ambienti massonici, sembra tuttavia abbastanza evidente che
principi come quelli della laicità, del liberalismo, della
neutralità, del cosmopolitismo, dell’umanitarismo secolarizzato,
dell’impegno in difesa dei diritti dell’uomo, il progetto di una
fraternità universale e il pacifismo come suo correlato naturale
nonché il ruolo di mediatore nei conflitti internazionali
abbiano contribuito in modo determinante alla formazione
dell’identità nazionale. Ora risulta particolarmente difficile
smentire un’ascendenza massonica di tali valori. Questi principi,
come detto, sono stati le fondamenta sulle quali si è voluto
edificare la Svizzera moderna. Dietro queste nobili idee ci sono
naturalmente delle persone: alti funzionari dell’amministrazione,
dell’esercito, delle professioni liberali che hanno lavorato con
pazienza e dedizione all’’edificazione del Tempio dell’umanità.
Alcuni di questi uomini sono ormai consegnati agli annalidella
storia. Jonas Furrer (1805-1861) è stato il primo presidente
della confederazione ed era massone, membro della loggia Akazia
di Winterthur. Fu nominato Grand Oratore della Gran Loggia
Svizzera Alpina nel 1844. Il ginevrino Elie Ducommun (1833-1906)
massone iniziato alla loggia “La Prudence” nel 1857, fu uno dei
membri fondatori della Lega Internazionale della Pace e della
Libertà, associazione pacifista fondata nel 1867. Per il suo
impegno al “Bureau International pour la paix” Ducommun
ricevette il premio Nobel per la pace. Un altro personaggio che
contribuì significativamente a tratteggiare i lineamenti della
Svizzera moderna fu Henry Dunant, forse affiliato, ma in ogni
caso molto vicino ai principi e ai valori massonici.Nel 1862
Dunant pubblica il libro Un ricordo di Solferino. In questo
testo propone di creare delle società di soccorso per curare i
feriti in tempo di guerra e fissare le regole internazionali in
materia. Una commissione si riunisce, di cui Dunant e il
generale Dufour fanno parte, e comincia a farsi riconoscere
attraverso un segno distintivo per proteggere il personale
curante nei combattimenti: una croce rossa su fondo bianco.
Forse non è un caso che si tratti dei colori della Svizzera
capovolti. Un anno dopo, nel 1863 viene fondato il Comitato
Internazionale della Croce Rossa (CICR). La sua prima operazione
rilevante fu nell’ambito della guerra Franco tedesca del 1870
quando 85 000 soldati francesi del generale Bourbaki sconfitti,
feriti ed affamati entrano in Svizzera alle Verrières (Ne). Gli
svizzeri li accolgono e li curano con fraterna solidarietà. La
creazione della Croce Rossa segna l’inizio della vocazione
internazionale della Svizzera che, a Ginevra in particolare,
accoglie ancora oggi la sede di numerose organizzazioni. Sulla
scena internazionale la Svizzera si forgia progressivamente
l’immagine sempre più nitida di arbitro imparziale e di terra di
rifugio.
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