Dossier
L’acqua, sede dello spirito divino
Questa Tavola è stata ispirata dalle affinità che, fin da piccolo, ho sempre avuto con l’acqua. Considero questo elemento « abitat » naturale. La vicinanza del lago che bagna le sponde della nostra città ha sempre suscitato in me un grande fascino; praticamente potrei vivere ovunque, a patto di avere un mare, un lago o un grande fiume a portata di mano.
Fulvio Regazzoni, Loggia il Dovere, Lugano
La bibliografia dedicata al simbolismo dell’acqua è una fonte
inesauribile. Attingere a questa fonte comporta un lungo e
affascinante viaggio nel tempo, fin dall’origine del creato.
Come non stupirci di fronte all’immensità degli Oceani, sapendo
che probabilmente tutto è nato dal mare e che forse tutto vi
ritornerà? Nascita, trasformazione, rinascita.
Grandi musicisti sono stati soggiogati dal fascino di questo
elemento: Smetana, che celebra il lento, maestoso scorrere della
Moldava. Debussy compone per il Mare, per i meravigliosi
riflessi di luce che l’acqua ha il potere di creare. Haendel con
il suo capolavoro ne esalta i giochi. Strauss affida alla musica
il colore del Danubio. L’acqua produce suoni, dà sensazioni,
ispira melodie, un insieme di cacofonie che volendo possiamo
ascoltare e interpretare. L’acqua fresca di una fonte, mite e
gaia quando scorre in un ruscello giocando con i sassi.
Impetuosa quando scorre nel greto di un fiume in piena. Maestosa
nel suo poderoso infrangersi sugli scogli durante una burrasca.
Sorniona quando, spinta dalla brezza, lambisce le rive dei laghi.
L’acqua profonda e misteriosa degli abissi. Immensa, a volte
pacifica tanto da fondersi con il cielo, oppure violenta,
implacabile quando è sferzata dai venti e dalle tempeste. come
quelle che si manifestano nell’essere, a volte difficili da
dominare. Le acque che albergano nel nostro organismo e che in
massima parte lo compongono, a volte sono alquanto agitate,
turbolente spinte dai venti delle passioni. Una frase di Apuleio
(125 – 170 circa) ci porta a meditare: «….mi accostai al confine
dellamorte e calpestai la soglia di Prosèrpina; fui trasportato
per tutti gli elementi…»
Alla purificazione concorrono tutti gli elementi. Nella
tradizione eleusina ognuno di essi contribuisce ad un
determinato grado di purificazione: la Terra è considerata
procedimento grossolano; l’Aria purifica in maniera superficiale;
l’Acqua agisce in profondità, mentre il Fuoco penetra e consuma
fino all’essenza stessa dell’essere. Quattro elementi, quattro
diversi stati d’essere. Pesante, materiale in riferimento alla
Terra; più leggero, corporeo e animico riguardo all’Acqua e
all’Aria. Spirituale, in espansione e ascesa se accostato al
Fuoco. L’acqua, come ogni simbolo, palesa evidenti ambivalenze:
fonte di vita e di morte, forza che crea e che distrugge. Fluido
che unisce, che cancella, che amalgama, che sommerge.
Le acque sotterranee sono state spesso associate al caos
originale. Mentre la pioggia che cade dal cielo è considerata
benefica, vivificante. Eccola allora divenire simbolo e dono
celeste; fecondatrice della Madre-Terra. Ogni teoria scientifica
sull’origine dell’Universo assegna all’acqua un ruolo primario,
fondamentale. Tutte le civiltà hanno identificato
l’elemento-acqua con altrettante divinità. La mitologia
mesopotamica, ad esempio, narra del dio Apsu e di Tiamat, sua
sposa. Apsu è considerato colui che veglia sulle acque dolci,
originarie di un grande mare sotterraneo. Tiamat è la dèa delle
acque salate degli Oceani. La loro unione –secondo questa
cosmogonia- con la mescolanza delle acque ha generato il caos
primordiale e la creazione dell’Universo. Quella che conosciamo
come dèa della bellezza, Afrodite, figlia del cielo-Urano è nata
dal mare. Citiamo il poeta greco
Esiodo, nato nell’VIII secolo a.C .
«La Terra genera dapprima senza aver provato piacere, Pontos,
il mare sterile. Poi unitasi al proprio figlio, Urano, essa
genera l’Oceano dagli immensi abissi»
L’Acqua è dispensatrice di vita e di morte; Alimento che
nutre, che feconda e fa crescere, che si trasforma,
solidificandosi, nelle gelide giornate invernali, fermando il
suo moto perenne e antico. Ad essa ci si abbandona, ci si fa
trascinare, affascinare ammaliare. Essa lava, purifica, rigenera,
avvolge, riscalda e illumina e contrasta il fuoco. Soffio vitale
e castigo divino quando sommerge uomini e cose. Sia la
tradizione ebraica sia quella cristiana considerano l’acqua la «madre»
la «matrice», origine di tutte le cose, Il principio di tutto il
Creato, poiché lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Nell’Antico Testamento è palese questa costante che ritroviamo
nel Diluvio e nell’ attraversamento del Mar Rosso.
Talete di Mileto sosteneva che: «l’acqua è la migliore delle
cose, la sostanza dalla quale tutto ha preso vita». Nell’antico
Egitto le acque del Nilo erano oggetto di profonda venerazione;
anche per gli egiziani l’acqua era il principio, l’origine di
tutte le cose. La fertilità dei raccolti avveniva grazie al dio
del Nilo, Canopo. Un inno dedicato al grande fiume recita:
«Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla Terra, che sei
venuto per far vivere l’Egitto».
Miraggio irraggiungibile nella rovente solitudine di un
deserto. Tesoro inestimabile, bene insostituibile. Per l’acqua
si sono combattute guerre; forse nel futuro se ne combatteranno
ancora. Nel Corano è scritto: «Nessuno potrà rifiutare l’acqua
in eccedenza senza peccare contro Allah e contro l’uomo» L’acqua
genera, l’acqua annienta. Tutti sappiamo qual è stata la
conseguenza di quella che oggi è ancora considerata la
catastrofe cosmica per antonomasia: il Diluvio universale,
remoto accadimento ricordato da tutte le mitologie e, come detto,
dall’Antico Testamento. Una fine del Mondo causata dall’acqua e
da una serie di reazioni a catena o effetti collaterali: «Avvenne
un gran terremoto e il Sole divenne nero come un sacco di crine
e tutta la Luna divenne sangue. Il cielo si ritrasse come una
pergamena che venga arrotolata….» In questo accadimento -ricordato
da tutte le civiltà- l’acqua assume il ruolo di forza
purificatrice, distruttiva di ciò che è impuro, ma anche
rigeneratrice di un Mondo nuovo.
L’acqua può vantare miti e dèi: Poseidone, padrone assoluto
degli Oceani, che poteva placare o aizzare l’acqua con il suo
tridente contro i naviganti. Poseidone che procuravale acque
lustrali e che correva sul mare su un carro trainato da veloci
cavallucci marini e da delfini.
Leggende e folklore di tutti i tempi si sono ispirati a
questo elemento e ai suoi misteri. Innumerevoli le storie che
hanno quali protagonisti esseri che popolano l’acqua. Nella
Patria del mitico Re Artù, la spada Escalibur viene donata per
mano di una fata affiorata da un lago. In Irlanda le Fate
dell’acqua hanno ispirato moltissimi scrittori. L’acqua è il
dominio dei druidi che -si narra- potevano legarla o slegarla.
Essi usavano l’acqua lustrale per sconfiggere i malefizi.
L’acqua, simbolicamente, ha il potere di lavare, di purificare
di mondare le colpe: Ponzio Pilato fu chiamato a pronunciarsi
sulla sorte di Gesù, accusato di blasfemia dal Sinedrio. Pilato
volle che fosse il popolo a decidere. Allora si lavò le mani
dichiarando che non sarebbe stato responsabile di quel sangue.
Oggi, quel gesto -allora simbolico- del «lavarsi le mani»
equivale a scaricarsi di responsabilità presunte o tali. L’acqua
può lavare il sangue, ma non ha comunque il potere di pulire le
nostre coscienze; o, come sostiene Voltaire, «..gli uomini
immaginano che si possa lavare l’anima come si lava il corpo»
La tradizione cristiana impone il battesimo, l’immersione
nell’acqua, un rituale d’iniziazione per mondarci dal peccato
originale. Immersione o aspersione sono presenti in tutte le
civiltà, in quelli che vengono definiti «riti dipassaggio». Si
lavavano i morti, una specie di battesimo, per purificarli prima
che potessero entrare nell’altra vita rigenerati. L’acqua, così
come il fuoco, sono considerati elementi atti a purificare,
rinnovare. Nei viaggi iniziatici che ci riguardano, acqua e
fuoco, assumono funzioni ambivalenti. L’acqua, fonte di vita
colma, purifica e rigenera il recipiendario. La sua forza
equivale ad un solvente universale.
Il suo contrario, il fuoco, elimina la profanità e anima
l’uomo nuovo, che come la fiamma, ascenderà verso l’alto. Nelle
varie dottrine cosmologiche, segnatamente quelle concernenti il
nostro Continente, non si trovano riscontri di un Aldilà
acquatico. Nell’America centrale, invece come nella penisola
dello Yucatan, nella tradizione Maya e Atzeca, si fa riferimento
ad un «Paradiso della pioggia», chiamato Tlalocan, dove i morti
per annegamento (acqua) e i colpiti dalla folgore (fuoco)
soggiornavano. Ecco di nuovo i due opposti elementi!
E’ nota la venerazione e il timore che l’acqua incuteva
nell’antica Grecia. Affrontare il guado di un fiume senza
essersi propiziati gli dèi era di pessimo auspicio. Cerimonie e
riti venivano celebrati quando si doveva affrontare il mare e
durante la stessa navigazione. Le acque agitate venivano
considerate come i malvagi. Le acque calme si paragonavano ai
buoni, agli spiriti gentili o divini. Le civiltà del passato
guardavano con un occhio particolare e con un certo qual timore
all’acqua degli stagni, delle pozze, ma e soprattutto dei laghi,
luoghi abitati dagli spiriti della natura, ninfee o demoni
acquatici che potevano minacciare la vita dell’uomo.
Nel Medio Evo all’acqua veniva delegato il giudizio di vita e
di morte nei confronti dei malcapitati accusati di stregoneria.
L’ordalia consisteva nell’immergere - legati - gli accusati in
un pozzo, cisterna o lago. Se il soggetto -donna o uomo-
affondava veniva giudicato non colpevole e quindi «assolto». Se
invece galleggiava, l’accusa veniva confermata in quanto si
pensava che l’acqua - considerata elemento puro e sacro- non
avrebbe mai inghiottito un adepto di Satana. Recuperati
dall’acqua l’accusato-a erano condannati al rogo. Altre ordalie
legate all’acque erano praticate nel passato. Quella dell’acqua
bollente, ad esempio, nella quale veniva gettato un anello.
L’accusato doveva immergere la mano e recuperarlo. Recuperato
l’anello, all’accusato veniva bendata la mano. Sul bendaggio il
giudice apponeva un sigillo. Dopo tre giorni le bende venivano
tolte e se sulla mano non apparivano segni di scottatura,
l’accusato veniva assolto.
Sull’altipiano arido del Mali vivono i Dogon, comparsi fra il
13. e 15. secolo della nostra era. Prima d’allora di questa
tribù non si trovano tracce! E’ nota, quanto stupefacente e
inspiegabile, la conoscenza delle stelle tramandata loro dagli
stregoni. Alcuni di queste stelle sono state scoperte molto più
tardi grazie ai telescopi. Ad esempio «Sirio B», un astro
invisibile ad occhio nudo e fotografato solo nel 1970. Per
quanto riguarda la genesi del nostro pianeta, anche questa
misteriosa popolazione, assegna un ruolo di protagonista
assoluta all’acqua definita«seme divino» fecondante la Terra».
Secondo le loro tradizioni la Terra è nata grazie all’impasto
con l’acqua che definiscono «fonte di vita». Anche la mitologia
indiana assegna all’acqua un ruolo determinate poiché -vi si
narra- «….da essa sono nati i Mondi!». Wishnu si identifica con
le grandi acque o in quello che smuove le acque. Il segno a «V»
che appare sulla fronte dei Vishnuiti è il simbolo dell’acqua.
Nelle avatar che possiamo tradurre con le incarnazioni -ben
dieci quelle operate da Wishnu- si narra che Wishnu incarnatosi
in Matsya -il pesce- salvò Manu dal diluvio universale. Manu,
nella mitologia indù viene considerato uno dei progenitori della
razza umana. Come il tempo l’acqua ha il potere di rimuovere, di
cancellare, di lenire anche i dolori che ci paiono insanabili.
Sull’acqua non possiamo scrivere, ma ad essa possiamo affidare
le nostre emozioni più profonde. Nello Zodiaco che annovera
dodici segni, vi figurano quelli di Terra, Fuoco e Acqua. A
questo elemento appartengono il Cancro, lo Scorpione e i Pesci.
Appartenere ad un segno d’acqua, ci porta ad avere delle
affinità con l’elemento? Personalmente ne siamo convinti, per
quanto mi riguarda sicuramente e le sensazioni, quel senso di
pace e serenità che provo quando solco le rive del nostro lago
lo confermano.
L’acqua è donna! La sua femminilità si manifesta nelle sue
remote profondità, nelle correnti che possono portarti lontano,
travolgerti, dominarti. L’acqua è ricettiva e passiva, può
incantare, lusingare, accoglierti e respingerti avvolgerti in un
abbraccio passionale, prendersi gioco di te, imprevedibile,
insondabile e misteriosa. Sa essere materna quando ti culla nel
mare amniotico dove inizia la vita.
L’acqua dei fiumi scorre, così come la storia e il destino
degli uomini; è l’immagine del nostro tempo che passa
inesorabile e che si avvia verso la sua ultima meta.
|
|