Dossier
Quando i Fratelli sostenevano il Fascismo
Recenti indagini storiche accurate hanno mostrato come i rapporti tra Massoneria e Fascismo non si lasciano facilmente spiegare con la tesi di una costante opposizione tra le due istituzioni.
L’interpretazione corrente dei rapporti tra Massoneria e
Fascismo dà per scontata l’ostilità di quest’ultimo verso la
Massoneria che veniva considerata un gruppo di potere che
intralciava l’occupazione totale dello Stato. Essa, in tale
prospettiva politica, rappresentava semplicemente uno dei
molteplici nemici da sconfiggere per il successo nella scalata
al potere. Questa lettura dei rapporti tra Libera Muratoria e
Fascismo risulta però piuttosto riduttiva se si considerano le
relazioni pacifiche e collaborative che le due istituzioni
intrattenevano agli albori del movimento fascista. Come scrive
Aldo Mola nella sua Storia della Massoneria italiana «Il Massone
antifascista Ubaldo Triaca non ha dubbi sul determinante
sostegno ripetutamente offerto dalla Massoneria al Partito
nazionale fascista e a Mussolini in tutti i tornati più
difficili della lunga via verso la conquista del potere» (Tascabili
Bompiani, Milano, VII ed., p. 501). Le ragioni di questo
appoggio possono farsi risalire al comune anticlericalismo di
Libera Muratoria e Fascismo. Agli inizi della carriera Mussolini
era un convinto anticlericale che si era proposto nel programma
iniziale del partito l’espropriazione dei beni appartenenti alla
Chiesa e l’abolizione delle mense vescovili. Negli anni della
prima guerra mondiale, egli tentò di diventare massone: chiese
l’iscrizione alla Loggia Romagnoli di Milano, ma gli fu
rifiutata. E pare che già nel 1905 il futuro Duce avesse
presentato invano domanda alla Loggia Rinancini di Lugo di
Romagna e a quella di Losanna. Tra gli obiettivi comuni a
Massoneria e Fascismo vi era anche la lotta al bolscevismo.
Molte logge vedevano con favore il Fascismo perché sembrava un
efficace strumento per ristabilire l’ordine dopo l’occupazione
delle fabbriche nel contesto storico del «biennio rosso». Ci
furono addirittura logge appartenenti al GOI che finanziarono il
partito fascista. Il Gran Maestro della Massoneria di Piazza del
Gesù o Gran Loggia Nazionale d’Italia, Raul Palermi, si adoperò
per finanziare la marcia su Roma. Palermi continuò ad appoggiare
il governo fascista anche in seguito, arrivando a conferire a
Mussolini la sciarpa ed il brevetto di 33° grado. Non è il caso
di stilare qui un lungo elenco di fascisti massoni, basti
pensare che troviamo massoni anche tra gli stessi fondatori dei
Fasci di Combattimento nel 1919. Nel 1922 il quadrunvirato che
aveva avuto il compito di organizzare e comandare la marcia su
Roma: Balbo, De Vecchi, De Bono e Bianchi, era praticamente
costituito tutto da massoni. Sembra addirittura che i quattro
quinti del Gran Consiglio che dichiarò fuori legge la Massoneria
fosse formato da Massoni.
Il Fascismo da movimento a regime
Le sinergie menzionate si affievolirono progressivamente fino
a sparire completamente quando il Fascismo si trasformò da
movimento a regime. Conquistato il potere Mussolini ricambiò i
favori ottenuti dalla Chiesa cattolica nell’ascesa al potere con
una manovra di avvicinamento che si ufficializzò con i Patti
lateranensi del 1929. In questo sodalizio non vi era più spazio
per la Massoneria e Mussolini cominciò dapprima a distanziarsene
ed in seguito a perseguitarla con decreti, assalti e
devastazioni. Il Fascismo, che agli inizi si dimostrò
esplicitamente ostile alla santa Sede, da quel momento ribaltò
disinvoltamente la sua politica nei confronti della Chiesa
cattolica contestando alla Massoneria il suo anticlericalismo.
Il perfezionamento morale che perseguiva la Massoneria agli
occhi dei fascisti appariva superfluo in quanto già immanente
alla dottrina cattolica. Il 12 gennaio 1925 Mussolini presentò
alla camera un disegno di legge sulla disciplina delle varie
associazioni. Questo progetto, anche se non menzionava
esplicitamente la Massoneria, era intenzionalmente pensato
proprio per metterla fuorilegge.
L’uomo nuovo
Un’altra ragione per la quale la Massoneria costituiva un
pericoloso avversario per il Fascismo è stata sottolineata
chiaramente da Fabio Venzi nel suo libro Massoneria e Fascismo.
Dall’intesa cordiale alla distruzione delle Logge: come nasce
una «guerra di religione» 1921-1925. Per Mussolini la conquista
ed il mantenimento del potere doveva passare attraverso la
costruzione dell’ «uomo nuovo» da educare con miti, simboli,
rituali, modelli etici e culturali decisamente antagonisti a
quelli della Massoneria. Non ci si poteva quindi limitare alla
distruzione materiale delle logge, ma si doveva proseguire e
completare l’opera con l’eliminazione dalla società di tutta la
cultura massonica. La sua proposta di un «uomo nuovo» entrò
inevitabilmente in competizione con l’idea di «uomo nuovo»
elaborata dal regime. E questo scatenò l’ostilità del Fascismo
verso la Massoneria, che non venne più considerata
esclusivamente come un gruppo di potere di ostacolo
all’occupazione totale dello Stato, ma anche come un potente
mezzo per plasmare le coscienze degli italiani.
Il fine massonico dell’emancipazione dell’individuo avrebbe
fatalmente urtato la volontà di potenza fascista volta a
plasmare la massa e a ottenere il conseguente asservimento
dell’individuo. Ad una Massoneria che poggiava le proprie
fondamenta sui principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza,
si contrapponeva la politica di Mussolini nella quale
l’individuo veniva sacrificato allo Stato e alla volontà di
potenza di minoranze elette. Ora è chiaro che la libertà
dell’individuo non può essere negoziabile per la Libera
Muratoria. I suoi uomini non sono seguaci cui si può chiedere
azioni irragionevoli, senza controllo, non sono masse da
immolare un domani in una folle impresa. I Fratelli sono uomini
e non automi, obbedienti e disciplinati ma liberi e coscienti
nelle proprie azioni. Sarà proprio sul ruolo da assegnare
all’individuo che Fascismo e Massoneria si troveranno su
posizioni irrimediabilmente distanti. D.B.
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