Alpina 11/2001
In quell'atmosfera misteriosa, tra l'estate ormai sfuggita e
l'inesorabile avvicinarsi dei giorni più brevi e freddi, tra i profumi
dell'autunno e i colori più svariati di crisantemi, ecco, come vuole la
tradizione, anche quest'anno i nostri pensieri si rivolgono, per qualche
momento, ai nostri cari defunti. Questa rimembranza è sicuramente doverosa.
Se ogni essere umano possiede qualche qualità e sicuramente anche delle
reali virtù, ciò è sempre in gran parte dovuto all'esempio ricevuto da chi
ha vissuto prima. Vada dunque a tutti coloro che ci hanno preceduto con i
loro insegnamenti, il nostro sentimento di gratitudine, col proposito fermo
di emularli in tutte le opere buone ed utili che hanno compiuto durante la
loro vita.Per questo numero della rivista,
quello appunto di novembre, pensando ai defunti, ma anche al problema della
morte come tappa inevitabile della nostra vita, è stato scelto l'impegnativo
tema d'attualità l'eutanasia. Come potremo costatare leggendo gli articoli
che seguono, e non poteva essere diverso, corrono molti pensieri ma poche
conclusioni. _ questa mancanza di conclusioni, quest'assenza quasi totale di
ferme opinioni personali che potrebbe sconcertare e preoccupare. Ma questo
non si verifica soltanto in questa rivista o nei media in genere; anche nei
colloqui interpersonali di tutti i giorni si trovano molte reticenze, ossia
mancanza di opinione o di coraggio per emettere giudizi personali fermi,
trasparenti, senza raggiri.
Forse non ci sentiamo abbastanza liberi? Oppure non vogliamo ledere la
suscettibilità altrui? In breve, semplificando, vorrei dire questo. Se,
parlando del recente pluriomicidio perpetrato da un infermiere sui suoi
pazienti, certa stampa e giornalisti vari usano la parola eutanasia, questi
non hanno capito nulla. Confondere eutanasia e assassinio è grave! Parlando
invece seriamente, e considerato che il nostro legislatore non ritiene reato
neppure il suicidio, l'eutanasia non potrà mai e giammai essere considerata
una colpa fintanto questa sarà l'atto voluto, desiderato e chiesto dalla
persona direttamente interessata, e ciò indipendentemente dal fatto che
essa, l'eutanasia, avvenga autogestita o assistita. La libertà individuale
di pensiero e di coscienza è sacra; è il diritto umano al di sopra di tutti
gli altri. Se una volta si finiva al gulag o sul rogo, oggi questo diritto è
sancito in modo definitivo in ogni convenzione democratica internazionale e
non può non riguardare anche il diritto all'autogestione della propria fine.
Nessuna religione e nessuna legge ha il diritto di privare un essere umano
della propria libertà di pensiero. Non si tratta dunque di eutanasia sì o
eutanasia no, ma di eutanasia come; occorre trovare i mezzi e le procedure
umane, anche rapide quando occorre, affinché l'eutanasia divenga un vero
atto d'amore verso chi la necessita e la richiede. Al Massone è chiesto di
essere o diventare Uomo interiormente libero. Ma questa non è una
prerogativa massonica; è il diritto di ogni persona appartenente al genere
umano.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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