Alpina 12/2002
Parlare di Tempio o di luogo sacro è tutt'uno. Nelle pagine che seguono
troveremo molte spiegazioni esoteriche, architettoniche, logistiche e
storiche in merito a questo tema a noi tanto caro, ma, soprattutto si
tenterà di chiarire il motivo per cui questi luoghi, i templi, possono
essere considerati degli spazi sacri. Già nell'antichità si cercava il
contatto con l'imperscrutabile, il trascendentale, gli dei. Per potersi
appartare, riflettere, meditare, evolvere, occorrevano luoghi particolari,
nei quali, il giusto ambiente e le appropriate energie terrestri e celesti
ne fornivano le condizioni ideali.Si sceglieva dunque la radura di
un bosco, la sommità di un'altura, un'isola nel mare, o qualsiasi altro
luogo sotto la volta stellata, ritenuto adatto da chi ne aveva il dono di
riconoscerlo. Ma occorreva delimitarlo. Dapprima senza alcuna costruzione,
allineando semplicemente alberi, pietre o altro, dandone una forma
circolare, quadrata, rettangolare ecc., si creava il luogo sacro. Ecco la
nascita delle più antiche forme di Tempio. L'essenziale, sia allora come
oggi, è sempre stata ed è tuttora la delimitazione, ossia il limite tra il
profano e il sacro. Sempre, nella storia, questi Templi, divenuti col tempo
degli imponenti edifici di culto, hanno segnato il luogo, dove, dimenticato
il mondo fisico-materiale, ci si è dedicato alla ricerca e allo sviluppo
della mente e dello spirito. Il nostro Tempio massonico non è nulla di
diverso. Quando, attraversata la porta d'ingresso e lasciati i metalli nel
mondo profano, il Massone si trova in quel luogo sacro le cui mura e colonne
non fanno altro che delimitare, ossia rigorosamente separare, come in
passato, il profano dal sacro. Il senso profondo di ogni Tempio è dunque
sempre stato quello di separare. Così anche ai giorni nostri, lontano dalla
vita agitata, egoistica e superficiale, il Massone ha il suo Tempio, il suo
luogo sacro; sacro proprio perché dedicato solo allo spirito, allo sviluppo
del Tempio interiore di ogni addetto, ossia, di riflesso, destinato alla
grande costruzione ideale della Massoneria: il Tempio dell'Umanità. Siamo
giunti, con questo numero dell' «Alpina», al mese di dicembre con tutte le
sue Feste e i suoi numerosi momenti di riflessione sul passato, ma anche,
forse con qualche legittima preoccupazione, sull'anno nuovo che sta per
arrivare. Trasmetto quindi con grande piacere, a tutti i Fratelli e a tutti
i lettori della nostra rivista, l'augurio sentito e fraterno di poter vivere
serenamente le imminenti Festività e di trascorrere l'anno nuovo con tutte
quelle soddisfazioni che può dare soltanto, come accennato sopra, il giusto
equilibrio tra il profano e il sacro.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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