Alpina 3/2004
«La Massoneria, scuola di vita.» Ecco il fil rouge, ossia il tema
centrale di questo mese. È un argomento d’un canto importante e fondamentale
per la Massoneria, dall’altro pericoloso, in quanto fonte di possibili
malintesi. Parlando di scuola inevitabilmente si pensa ad un insegnante e a
degli allievi; ad un maestro che trasmette e impone nozioni e opinioni che
pretende vengano credute, assimilate e forse anche propagate dai propri
discepoli. In Massoneria così non si insegna! Sarebbe contrario ad ogni
principio di libertà e, segnatamente, di libera ricerca. Casa s’intende dunque per scuola
di vita? Fondamentale, per poter rispondere a questa enigmatica domanda, è
la realtà e la consapevolezza che il maestro e l’allievo sono la stessa
persona, ossia il singolo Massone. La Loggia e il Tempio costituiscono
soltanto l’habitat ideale nel quale il Massone può crescere ed evolvere. In
questo senso, trovandosi integrato nella catena fraterna mondiale e in
stretto contatto con tutti i principi morali universalmente riconosciuti e
ritualmente esposti, egli stesso, eternamente maestro ed apprendista, può
lavorare liberamente su se stesso e trovare da solo un suo proprio modo di
vivere che ritiene giusto e che sia utile per lui e per chi lo circonda,
sotto il saggio motto: «Non insegnare agli altri, ma istruire se stessi!»
Nelle pagine che seguono possiamo leggere un interessantissimo articolo del
titolo «Tolleranza e solidarietà»; due parole che al contempo rappresentano
sia il percorso sia il traguardo della «scuola di vita» massonica.
L’articolista, il Fratello Brunello Palma, tra l’altro scrive: «La
tolleranza e la solidarietà, assieme al trinomio libertà, fratellanza,
uguaglianza, hanno determinato la nascita della Massoneria e ne giustificano
tuttora l’esistenza.» Troviamo qui in una sola frase cinque sublimi concetti
che nulla impongono, ma chiaramente permettono, a chi sa e vuole intendere,
di trovare e percorrere quella via della libertà che eleva lo spirito e
favorisce la pacifica e sociale convivenza.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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