Alpina 1/2005
Il molteplice uso del simbolico contrasto tra il bianco e il nero risale
fino all’antichità. Nei luoghi sacri dei tempi biblici, nelle chiese
medievali, ma anche nei nostri moderni Templi massonici, questa tradizione è
rimasta intatta, posando in ogni epoca pavimenti a scacchi bianchi e neri,
ma anche costruendo intere facciate di chiese o campanili a strati
orizzontali, anch’essi bianchi e neri. A mo’ d’esempio possiamo citare il
Tempio di Salomone, le cattedrali medievali di Siena, Orvieto, Pesaro e
Trento, ma anche le attualissime chiese dell’architetto «nostrano» Mario
Botta che in modo magistrale ha saputo riportare quest’antica simbologia in
seno alla modernità delle sue opere. Per accedere ai nostri Templi ogni Massone deve inevitabilmente “calpestare”
in modo ritualistico un simile pavimento. Il violento contrasto tra il
bianco e il nero è, a sua volta, in contrasto con la perfetta armonia del
Tempio. Tutto questo è volutamente vistoso e, ancor prima di iniziare i
lavori, ricorda, a chi entra, lo scopo della sua missione. Infatti, questo
simbolo, caratterizzato da contrasti, opposti e contrari, rappresenta in
modo eloquente le tenebre e la luce, intendendo per luce la conoscenza, la
Verità. Ma i simboli non hanno nulla di dogmatico; essi sono liberamente
interpretabili. Il nostro pavimento a scacchi può quindi ricordarci anche
gli opposti quali il male e il bene e, soprattutto, l’odio e l’amore. I
passi stessi, che il Massone compie sulla scacchiera, hanno valore simbolico
e stanno ad indicare tutto l’arduo cammino che il Libero Muratore ha
intrapreso; il percorso iniziatico. Parlando di estremi opposti vorrei
ricordare due grandi Massoni che si sono distinti nella letteratura del
passato. Il primo è Rudyard Kipling (1865-1936), Premio Nobel per la
letteratura, autore del «Libro della Giungla» e del testamento morale
indirizzato a suo figlio «Se…». In quest’ultimo, esponendo gli infiniti
contrasti della vita, lo invita, tra l’altro, ad amare anche quando è
odiato. Il secondo è Carlo Collodi (1826-1890), scrittore, autore del
celeberrimo libro «Pinocchio» nel quale la coscienza del protagonista è in
continua lotta tra il bene e il male, un’estenuante percorso tra tentazioni
e richiami al dovere. Alla coscienza del Massone parla la scacchiera.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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