Alpina 10/2005

È doveroso, a 150 anni dalla nascita, non solo da parte del mondo intellettuale e letterario, bensì, soprattutto, da tutti i Massoni del mondo, ricordare con la dovuta riverenza la vita e l’opera di Giovanni Pascoli. È nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Fu iniziato alla Loggia massonica «Rizzoli» di Bologna all’età di 27 anni. Dopo vari incarichi d’insegnamento liceale ed universitario, succedette a Giosuè Carducci, anch’egli Massone, nella cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna. Carducci ottenne il Premio Nobel per la letteratura nel 1906, mentre Pascoli vinse per ben cinque volte la medaglia d’oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam. Le tragedie famigliari, l’assassinio del padre nel 1867 e la morte della madre l’anno successivo, ma anche la crisi politica di fine ottocento, influenzeranno profondamente il pensiero e l’opera del Pascoli; ne risulta la «Weltanschauung» di un poeta impressionista, in eterna lotta tra il romanticismo agreste e la modernità scientifica, tra la ragione e i valori umani. Anche i nobili principi massonici trapelano da tutto il suo modo di vivere e di scrivere, segnatamente quando dice: «Esorto gli uomini a bandire, nei loro rapporti, l’egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi e ad amarsi come fratelli nell’ambito della famiglia, della nazione e dell’umanità…» Muore il 6 aprile 1912 a Bologna. Durante il lungo trasporto della salma, da Bologna a Barga presso Castelvecchio, migliaia di concittadini resero l’ultimo commosso saluto all’illustre scomparso. Solo gli ambienti clericali, a propria incancellabile onta, cercarono di impedirne la partecipazione e di infangare la sua sublime opera. Ma la storia ha fatto giustizia. Un interessantissimo articolo sul Pascoli studioso di Dante è pubblicato nelle pagine che seguono.

Le ricorrenze si accavallano. Ed eccoci a commemorare in questa stessa edizione anche il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini (Genova 1805 - Pisa 1872). Il grande letterato del Risorgimentale, impegnato ininterrottamente in favore dei diritti degli oppressi, della libertà e della democrazia, ha dovuto trascorrere gran parte della sua vita in esilio, grazie ai nemici, laici e clericali, avversi ad ogni principio di libertà di pensiero e di coscienza. La relativa commemorazione è riportata, più avanti, sotto «magazine».

Vogliamoci sempre bene!

Othmar Dürler

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