Alpina 8-9/2005

Edward E. Stolper, già Maestro Venerabile della Loggia di ricerca «Quatuor Coronati» di Londra, in un suo testo scriveva: «Al non iniziato può suscitare meraviglia il fatto che la Massoneria, pur sostenendo la tolleranza e l’uguaglianza, non ammetta le donne tra i suoi ranghi e che questo divieto costituisca persino un Landmark.» Ciò che può piacere ed interessare in Stolper è soprattutto il suo tentativo, non già di creare a tutti i costi delle giustificazioni, ma di trovare soluzioni al problema. Per quanto riguarda i Landmark, penso, la questione è da tempo superata; la storia si è adeguata ai tempi. Vi sono comunque, tra molti altri, almeno due fattori che hanno sicuramente contribuito, lungo i secoli, a mantenere certe distanze tra i Massoni, maschi, e l’«altra metà del cielo». Il primo potremmo definirlo di carattere storico-tradizionale, se ci riferiamo ai Massoni operativi i quali, a tutti i livelli, dall’artigiano al Maestro Architetto, erano esclusivamente uomini. Ancora oggi è praticamente impensabile pretendere che una donna lavori la pietra con scalpello e mazzuolo o che si inerpichi (salvo eccezioni) sulle vertiginose impalcature di un grattacielo in costruzione. Molte professioni, ma anche le relative associazioni, rimarranno quindi, inevitabilmente, maschili. Il secondo fattore, che spiega questa divisione, è di natura psico-fisica; un aspetto questo che differenzia i due sessi, ma che, soprattutto, li potenzia reciprocamente; solo l’unione tra il mondo femminile e quello maschile, uguali per valore e dissimili per natura, può definirsi umanità nel vero e profondo senso della parola. Chi a tutti i costi vuole la polemica argomenta (sovente in malafede) con parole altisonanti come giustizia, uguaglianza, emancipazione ecc., ma – le differenze rimangono. Angela Curti Caracciolo della Gran Loggia Femminile Massonica d’Italia diceva: «Dare alle donne l’iniziazione maschile può dar loro soltanto danno». Personalmente l’esempio più bello e significativo di iniziazione maschile e femminile l’ho trovato nel «Flauto magico» di Mozart: Pamina e Tamino, nonostante la sofferenza della separazione, percorrono due vie iniziatiche ben distinte, per poi unirsi, come premio della perseveranza, nella prova finale della loro comune realizzazione.

Vogliamoci sempre bene!

Othmar Dürler

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