Il Tempo in senso massonico
(Alpina 6-7/2008)

Trattandosi di concetto astratto, altamente filosofico, parlare di tempo è sicuramente difficile; comprenderne l’essenza, nonostante gli sforzi dei pensatori di tutti i tempi, non è possibile. Le limitate facoltà di pensare (ragione) e di conoscere (gnosi) di cui l’essere umano è dotato, non ne permettono né una visione realistica né una descrizione in parole che possa definirsi esaustiva. Sovente, chi ne scrive, suddivide il tempo in limitato e infinito. Il tempo limitato è quello osservabile negli innumerevoli fenomeni ciclici della natura; le stagioni, i mesi lunari, il giorno e la notte ecc. L’insieme di tutti questi frammenti di tempo ci porta all’altro tempo, quello infinito, l’eternità. Ma dove inizia il tempo, e dove finisce? Ora, ogni tempo, limitato o infinito, ci viene presentato dai filosofi sotto il triplice aspetto di passato, presente e futuro, ed eccoci di fronte a domande senza risposte. Il passato lo identifichiamo con la memoria e i ricordi, il futuro con immaginazioni e aspettative, ma il presente, che di primo acchito sembra il concetto più concreto, diventa invece quello più enigmatico e, forse, addirittura drammatico. Infatti dove finisce il passato inizia il futuro; tra il passato e il futuro non c’è né spazio né tempo. Il presente non esiste! Quando e dove viviamo? Vivere nel passato non è possibile; il passato è già trascorso. Vivere nel futuro è altrettanto assurdo; il futuro non è ancora arrivato… Se ciò nonostante qualcuno riesce, o pensa di riuscire, a spiegarsi o ad immaginarsi un «periodo presente », situato a cavallo tra il passato e il futuro, questo sarà sempre un frammento di eternità costituito da ricordi e aspettative. Come si può affermare «io sono», se un istante prima «io ero» e in quello successivo «io sarò»?... Non ci resta che sperare che tra gli infiniti «spazi-tempi» dell’universo vi sia  davvero un luogo e un tempo in cui la nostra esistenza non sia mera illusione! Il cartesiano «cogito - ergo sum» può consolarci, nonostante quest’affermazione
di massima consapevolezza, espressa al presente, non risponde all’eterna domanda; dove e quando? Tentiamo una risposta possibile: esistiamo nel tempo infinito, in quell’eterno presente in cui passato e futuro sono impliciti, senza inizio e senza fine. Poiché, però, la vita, realtà o miraggio che sia, la percepiamo comunque come tempo, è sicuramente cosa buona viverla secondo i principi della fraterna convivenza tra gli uomini e i popoli. Aurelio Agostino d’Ippona disse: «Conosco il tempo, ma se mi chiedi cosa è, non so risponderti».

Vogliamoci sempre bene!

Othmar Dürler

<< Nùmero 5/2008 Index Nùmero 8-9/2008 >>
Alpina