Cosa intendiamo per Fallire?
(Alpina 2/2009)
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
» Questa locuzione latina, frase
ormai entrata nel linguaggio comune, che tradotta
letteralmente significa «commettere
errori è umano, ma perseverare nell’errore è
diabolico», viene attribuita al filosofo latino
Lucio Anneo Seneca nato a Cordoba nel 4 a.C.
e morto a Roma nel 65 d.C. Le parole sono
poche, ma l’insegnamento è veramente grande.
Cosa dunque ha voluto dire o insegnare Seneca,
con questo assioma, sia ai suoi contemporanei
sia a tutta l’umanità futura? Sicuramente cosciente
della fallibilità dell’uomo, ha voluto
esortare tutti gli esseri umani a mai rassegnarsi;
pentirsi e correggersi dopo l’errore, rialzarsi
e proseguire dopo la caduta, in breve, tornare,
dopo lo sbaglio, a camminare con ferma
determinazione sulla «retta via». Si sbaglia sul
lavoro, si fallisce nei rapporti umani e, non da
ultimo, rimanendo tra le nostre Colonne, si
inciampa anche percorrendo la via iniziatica.
Nulla di più umano; più in alto si fissa la meta
e maggiori sono le difficoltà del percorso.
Infatti, l’utopico perfezionamento interiore del
Massone, neppure raggiungibile durante tutta
una vita, è un percorso arduo, inevitabilmente
contrassegnato da mille difficoltà e quindi da
innumerevoli cadute. Tutto ciò è naturale e
degno di comprensione, purché, come dice
Seneca, non si perseveri nell’errore. Se facciamo
un balzo avanti nel tempo di quasi due
millenni, da Seneca arriviamo a Collodi. Ecco
un altro nome eccellente da ricordare. Nel suo
libro «Le avventure di Pinocchio», racconto
velatamente iniziatico, Collodi insegna ai giovani
e agli adulti ad evitare le mille tentazioni
riscontrabili come trappole lungo tutto il cammino
della vita. Evidentemente il suo burattino
di errori ne ha commessi molti, ma sempre, con
l’aiuto della sua coscienza (il grillo parlante), la
sua guida (la Fata turchina) e il suo maestro
(Mangiafuoco), si pente, si ravvede e con mille
buoni propositi torna a «fare il bravo burattino».
Vi sono poi, durante il racconto, innumerevoli
altre situazioni legate al rituale massonico, fino
a quell’ultima notte di sonno (morte esoterica)
prima della sua trasformazione da burattino
(profano) in vero ragazzo (iniziato). Come il
«Flauto magico» del Fratello Mozart, anche il
«Pinocchio» del Fratello Collodi illustra in modo
velato ma eloquente lo svolgersi di un percorso
iniziatico, con tutti gli ostacoli da superare. La
Massoneria è una delle molte vie, ma i sentieri
che conducono alla meta sono infiniti. È come
scalare una montagna: poco importa da dove
la si affronta; triste è rimanere ai sui piedi.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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