Il coraggio civile – parole vuote?
(Alpina 11/2010)
Se domandassimo a un campione della
nostra popolazione di descriverci un individuo
responsabile probabilmente otterremmo
una risposta simile alla seguente: una persona
con “la testa sulle spalle”, seria, affidabile, credibile,
cioè una persona alla quale sentiamo di
poter confidare dei compiti o, appunto, delle
responsabilità. Accontentandoci di definizioni
simili non saremmo però ancora in grado di percepire
l’intera area semantica che tale termine
assume oggi nel campo dell’etica. Questo ramo
della filosofia ha subito una crisi profonda,
durata almeno tutta la prima parte del XX°
secolo. Le cause di questo declino sono da imputare soprattutto a questioni logico-linguistiche
che sembravano aver dimostrato l’insostenibilità
del valore cognitivo di questa disciplina. Nel
migliore dei casi essa veniva ridottaauna delle
tante possibili manifestazioni dell’emotività
umana. Da questa situazione l’etica si risollevò
non tanto per aver dissolto gli intricati problemi
epistemologici nei quali si era incagliata, ma
soprattutto per l’urgenza di nuove questioni etiche scaturite
dal progresso tecnico e scientifico
e per i repentini cambiamenti avvenuti negli
ultimi decenni a livello economico, sociale e
lavorativo. Si sono così sviluppate nuove discipline come la bioetica,
l’etica ambientale, l’etica
degli affari, le quali hanno stimolato nuove
riflessioni filosofiche, in particolare nella direzione della cosiddetta etica della responsabilità,
cioè un’etica preoccupata non solo della conformità
delle azioni umane alle norme assolute,
ma anche delle conseguenze che tali azioni
possono avere sulla vita degli altri, compresa
quella delle generazioni future. Un contributo
notevole in questa direzione è venuto dall’opera
Il principio di responsabilità dell’intellettuale
tedesco Hans Jonas. Di fronte agli scenari
inquietanti della civiltà odierna noi Massoni
non possiamo più richiamarci alle consuete etiche della coscienza o dell’intenzione, ignorando
le conseguenze dei nostri atti. Oggigiorno non
basta più essere a posto con la propria coscienza
o accontentarsi di regole formali di tipo evangelico
o kantiane, occorre saper prevedere gli
influssi che le nostre azioni potranno avere sulle
sorti future dell’umanità e del pianeta. Il nuovo
imperativo della civiltà tecnologica, per ogni
Massone che ha veramente a cuore la costruzione
di un Tempio dell’umanità di cui andare
fieri è, comediceva Jonas : ”Agisci in modo che
le conseguenze della tua azione siano compatibili
con la permanenza di un’autentica vita
umana sulla terra.”
Daniele Bui
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