Relazione morale Gran Loggia 2013

 

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MASSONERIA UNIVERSALE     COMUNIONE ITALIANA

 

 

GRAN LOGGIA TRADIZIONALE D’ITALIA

 

 

Il Grande Oratore

 

 

Gran Loggia del 16 Novembre 2013

 

 

 

RELAZIONE MORALE del Grande Oratore

 

ANNO MASSONICO 6013 V:. L:.

 

 

Illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro

Serenissimo Gran Jerofante dell’ Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim

Reverendissimo Gran Priore d’Italia dell’Ordine dei Cavalieri Beneficienti di Palestina del Rito Scozzese Rettificato

Venerabilissimi Grandi Maestri Aggiunti

Venerabilissimi Grandi Ufficiali

Venerabili Maestri

 

 

 

Questa relazione morale si propone quale strumento di riflessione individuale e collettiva sul passato, nonché efficace strumento di stimolo creativo per poter affrontare con consapevolezza le realtà future. Essa dunque vuole essere una sorta di bilancio critico delle attività svolte e, soprattutto, della loro incisività sia all’interno, sia all’esterno dell’lstituzione, nonché un programma ed un impegno di attività per il futuro.

 

Ad una attenta analisi della moralità interna dei fratelli tutti, onde evidenziarne la correttezza comportamentale, la situazione della nostra Comunione si presenta sostanzialmente positiva e ricca di prospettive per il futuro.

 

L’Obbedienza si presenta in costante crescita sia quantitativa che qualitativa e segna l’affermarsi di un deciso ringiovanimento dei suoi aderenti.

Quest’ultimo dato non deve essere trascurato soprattutto in quanto, essendo “il futuro dei giovaniâ€, sta a tutti noi comprendere che il grande afflusso di costoro, impone alla nostra coscienza di Maestri, l’obbligo di compiere ogni sforzo per accrescere la circolazione della sapienza iniziatica, della conoscenza della Tradizione muratoria e della nostra cultura storica.

Tale esigenza è tanto più pressante allorquando le occasioni di confronto fra noi ed il mondo profano si fanno più frequenti, ed anche perché se l’ansia di conoscere il nostro mondo iniziatico, da parte dei neofiti, non fosse appagata appieno, essi, inevitabilmente, si allontanerebbero delusi.

 

In modo altrettanto forte, la stessa sapienza dei Maestri, custodi attenti della Tradizione massonica deve tradursi, all’esterno della Loggia, in una incisiva azione discriminativa che consenta, per quanto possibile, quella cernita capace di preservare la dignità dell’intera Istituzione.

 

La Libera Muratoria è una scuola di perfezionamento individuale finalizzato al bene dell’Umanità; di questa nostra caratteristica non possiamo mai smarrirne la memoria laddove non si voglia negare la nostra stessa natura.

Deve risultare ben chiaro a tutti che le funzioni iniziatiche ed organizzative che si ricoprono in Loggia e nell’lstituzione, in genere, sono servizi prestati alla comunità e non orpelli, gerarchie o privilegi da esibire, se non anche da ostentare; esibizioni ed ostentazioni si configurano come veri e propri abusi delle funzioni ricoperte.

Se vissute correttamente, tali funzioni debbono essere intese come oneri.

 

La nostra Tradizione iniziatica ci assiste ed accompagna nelle impegnative prove che l’attuale realtà storica ci presenta e, per essere all’altezza di tale Tradizione, dobbiamo essere capaci di reinterpretarla al presente, non di ripeterla al passato.

 

La Tradizione è tale perchè si pone fuori dalla storia in una perenne attualità, non in un richiamo cristallizzato ad un singolo attimo del tempo passato. La centralità etica del nostro levigare la pietra grezza di noi stessi si impianta sulle due colonne di una profonda conoscenza filosofica e di una altrettanto profonda consapevolezza morale. I grandi insegnamenti che ci giungono dai simboli, dai riti, dalla sapienza, dai lavori dei nostri Fratelli passati e dalla nostra Istituzione, hanno natura eminentemente filosofica e morale.

Dunque, ciascuno di noi deve costruirsi come un attento conoscitore dei nostri insegnamenti, ma anche come un ferreo e rigoroso portatore di comportamenti ispirati ad una rigida moralità.

 

L’onestà materiale e intellettuale, il rigore, la ricerca costante della verità, il piacere di frequentare i lavori in armonia con i propri Fratelli per migliorare il livello spirituale e di sensibilità di ognuno, il rifiuto di confondere l’Istituzione con gli affari e con gli interessi: questi sono stati e sono alcuni dei pilastri posti a sostegno di questa Obbedienza Massonica che abbiamo il dovere di perpetuare attraverso il costante, coerente insegnamento ai giovani. Abbiamo perciò, preliminarmente, il dovere di concordare programmaticamente il “metodo†volto a garantire all’Istituzione la piena rispondenza delle predette doti nei singoli adepti.

 

La Massoneria non ha un programma profano; il nostro cammino è e non può che essere spirituale e la strada da percorrere per il nostro perfezionamento é ancora molto lunga e faticosa, ma possiamo con serenità affermare che più di un passo é stato quest’anno compiuto, pur con tutti i dubbi che l’animo umano può riservare. D’altra parte il dubbio é e deve essere un nostro prezioso compagno di viaggio, con il quale ogni tanto dobbiamo confrontarci apertamente; più di ogni altro uomo il massone non può mai pensare di avere raggiunto certezze, ma deve sempre dubitare, verificare e correggere, riformulando i propri pensieri.

 

Questo metodo critico nel pensare e nell’agire, fondamentale per una mente libera, non può e non deve essere confuso con l’incertezza, con l’inattività; pur con tutti i dubbi possibili, una volta che il proprio pensiero e la propria azione hanno superato positivamente l’importante ed ineluttabile barriera della critica interiore e del confronto con i Fratelli, ecco giunto il momento di concentrarci per operare ritmicamente in tutti i Gradi, di talché la Loggia possa sviluppare l’insieme delle qualità iniziatiche che possiede.

 

Ebbene, quando abbiamo incominciato quest’avventura, abbiamo puntato essenzialmente ad una crescita sì, ma, per l’appunto, armonica, intrisa di onestà materiali ed intellettuali, frutto di un sano e leale confronto critico. Abbiamo dunque appoggiato il nostro programma sulla trasmissione del Fuoco Sacro, poiché dovere della Massoneria Universale è perpetuare la Tradizione; in coerenza con questo assunto, si è adottato quale motto: SCIENTIAE IANITORES la cui traduzione è, non a caso, “custodi della conoscenza muratoriaâ€.

Ed il tutto con la sobrietà e la compostezza che contraddistinguono lo stile del nostro Gran Maestro; quasi in punta di piedi, sottovoce, senza proclami né squilli di tromba, riusciamo oggi a far parlare di noi, a far parlare bene di noi!

Da Roma a Taranto, da Reggio Calabria a Brescia, da Milano a Savona, da Torino a Latina, da Lariano a Cagliari, dal Brasile al Libano, dalla Lettonia alla Svezia, si parla un gran bene di noi, delle nostre Logge di ricerca, dei nostri Riti di perfezione.

E si parla bene anche e soprattutto perché ci viene unanimemente riconosciuto quel quid pluris che caratterizza, e sempre dovrà caratterizzare per il bene dell’Obbedienza, i nostri lavori: l’ortodossia massonica.

Sebbene il solo accennare alla ortodossia possa costituire quasi motivo di scandalo per coloro che amano professarsi seguaci del â€libero pensieroâ€, non si può dubitare che il suo uso sul piano massonico risulti corretto se non addirittura essenziale. Poiché, infatti, l’etimologia del termine indica che l’opinione (doxa) intorno ad una dottrina deve essere retta (orthè), ossia corrispondente a quelle che ne sono le caratteristiche intrinseche, nessuna obiezione appare valida quando esso venga adoperato per indicare non tanto l’esigenza di una unicità interpretativa, quanto la rispondenza delle interpretazioni al significato di principi ‘immutabili’ e ‘perfetti’.

Sotto questo profilo si può, allora, ben dire con Guènon, che l’ortodossia massonica “consiste prima di tutto nel seguire fedelmente la Tradizione, nel conservare con cura i simboli e le forme rituali che esprimono la Tradizione stessa e ne sono come l’abito, nel respingere qualsiasi innovazione sospetta di modernismo†e definire quest’ultimo come “l’abuso della critica, il rifiuto del simbolismo, la negazione di tutto ciò che costituisce la Scienza esoterica e tradizionale†(R. Guènon L’Orthodoxie Maçonnique, 1910). In una parola nell’assumere una posizione che non faccia mai dimenticare il carattere iniziatico della Massoneria che non è e non può essere né un club service, né un laboratorio di idee politiche, né un’associazione di mutuo soccorso.

Ma se l’ortodossia massonica ha il suo fondamento nel riconoscere nella Massoneria una Società iniziatica perfetta, essa deve presupporre il confronto continuo tra ciò che è stato trasmesso ed il modo con cui viene ricevuto, sia che ciò afferisca alla essenzialità del Simbolismo, al significato della Tolleranza o alla valenza del G.A.D.U. Tre punti particolarmente cogenti in un’epoca nella quale troppi Fratelli “anziani†abbandonano al loro destino molti Fratelli “giovani†lasciandoli vivere nella ignoranza completa del Simbolismo e della sua interpretazione esoterica; in assenza di metodici, progressivi studi iniziatici, il ritualismo si riduce inevitabilmente ad un insieme di cerimonie vuote e prive di senso.

E ridotti a semplici ornamenti, i Simboli perdono interamente la loro efficacia, mentre il Rituale diventa una recitazione monotona di cui si tende a liberarsi il più presto possibile, tanto che non sono mancati -nei tempi passati- coloro i quali sollecitavano riunioni assembleari nelle quali discutere argomenti sociali o politici, costituendo così, inevitabilmente, gruppi contrapposti in palese violazione del valore trasmutativo dell’eggregoro.

Tutto ciò viene agevolmente superato quando in una valutazione ortodossa del Simbolismo si ripeta che esso è “una forma sensibile di una sintesi filosofica di ordine trascendentale od astratto†che non può “dare luogo ad alcun insegnamento dogmatico†perché le sue forme “sono dei Misteri che sfuggono alla curiosità profana, cioè delle Verità che lo spirito non può cogliere che dopo essercisi giudiziosamente preparato†(Rituel interprètatif pour le Grade d’Apprenti, 1893), ma lo è soltanto allorchè si agisca in modo che forme di origine profana non si miscelino o divengano, per alcuni, dominanti su quelle iniziatiche.

Così l’ortodossia massonica se richiede una rigorosa e libera rispondenza al significato iniziatico dei Simboli, postula l’abbandono non di approfondimenti rituali che si fondino sulla Tradizione ma di atteggiamenti e posizioni che da Essa si distacchino, e respinge interpretazioni che costituiscano il portato di eventi storici contingenti rispetto alla sua immutabilità. Esempio tipico l’accentuazione delle condizioni che hanno punteggiato il passaggio dalla Libera Muratoria “operativa†a quella “speculativa†ed in forza della quale si è compiuto un rovesciamento di termini che ha dato, talvolta, l’illusione che speculare fosse più elevato che operare, e che quest’ultimo significasse non la trasmutazione della Grande Opera quanto agire nel mondo profano in relazione ad un concetto di progresso, estraneo ai fini di una Società iniziatica ove la possibilità della liberazione è condizionata dalla caduta.

Più controversa e, perciò implicante una continua verifica è l’esatta delimitazione del significato della TOLLERANZA, Virtù iniziatica che niente ha di comune –secondo Guènon- con quella sorta di indifferenza alla verità ed all’errore che si designa comunemente con lo stesso nome e che evoca piuttosto l’idea di sopportare con una sorta di condiscendenza delle opinioni che non si accettano, e che neppure consiste nell’intelligenza, ossia nel cercare di comprendere i motivi di una qualsiasi azione. Una posizione che, al limite, tutto giustifica, la sacralità della Tradizione e l’opposizione ad essa, l’Iniziazione e la Controiniziazione, senza alcuna distinzione di piani ma tutto ponendo allo stesso livello, in forza di un libero pensiero estraneo se non opposto nel suo significato positivista alla Tradizione.

La Tolleranza supera sul piano dell’ortodossia massonica il “fair play†della vita civile, proprio per gli aspetti negativi che ne possono derivare, e si ricollega alla maniera stessa secondo cui la Manifestazione Prima si è andata realizzando. In altre parole esprime il principio di “ammettere come ugualmente valide tutte le espressioni differenti della Verità una, cioè in definitiva di riconoscere l’Unità Fondamentale di tutte le Tradizioni e, con esso, il dovere di opporsi a tutte quelle posizioni che ostacolino o compromettano il processo reintegrativo dell’individuo e dell’umanità.

In conclusione possiamo affermare che l’ortodossia massonica non esprime altro che l’esigenza di un intimo accordo e di una continua verifica fra l’azione della Massoneria quale Ordine iniziatico ed i principi immutabili e perfetti che lo regolano e che trovano il loro punto di partenza nell’Iniziazione quale “atto avente per scopo di illuminare gli uomini perché apprendano a lavorare umilmente in piena conformità con le finalità stesse della loro esistenza fino a raggiungere la Conoscenza integrale e la Gnosi perfetta†.

Riteniamo pertanto che come tale, l’ortodossia massonica costituisca la prima regola della Libera Muratoria che, se lascia libero ognuno di scegliere la via per la realizzazione della Grande Opera, non impone meno a coloro che ne fanno parte l’accettazione e l’approfondimento dei principi che la costituiscono.

 

IL GRANDE ORATORE