Alpina 12/2001
Il 2001 volge al suo termine; siamo arrivati così anche quest’anno
all’ultimo numero dell’ «Alpina», quello del dicembre, mese per antonomasia
delle Feste. Giungano pertanto a tutti i lettori, da parte della redazione,
gli auguri sinceri di poter festeggiare in serena felicità sia il Natale sia
la fine dell’anno, ma soprattutto di trovare anche nell’anno nuovo tutte
quelle soddisfazioni, morali e materiali, indispensabili per una vita che,
nonostante tutto, sia veramente degna di essere vissuta.
Il tema del mese, «Dante e il simbolismo», non poteva capitare meglio. Il
suo collocamento in dicembre, in concomitanza con il Solstizio d’inverno, è
significativo. Infatti, il Solstizio invernale, momento dell’anno più freddo
ed oscuro, è comunque l’inizio verso nuova luce, nuovo calore, che
torneranno, con il sole di giugno, al loro massimo splendore. Analogamente
la Divina Commedia di Dante Alighieri inizia con la visita dell’Inferno per
giungere, dopo un lungo peregrinare, descritto nelle tre Cantiche, alla Luce
dell’Entità Suprema. Sono due allegorie diverse, aventi però un unico ed
uguale intento; descrivono un percorso iniziatico, l’evoluzione morale
dell’uomo, l’ascesa spirituale verso la Conoscenza.Dante, vissuto dal 1265 al 1321, è
particolarmente conosciuto per le sue opere «Vita Nuova», «Convivio» e
«Commedia». Questi capolavori letterari, oltre a sublimare l’espressione
poetica, denunciano la deleteria situazione politica dell’epoca, come pure
la corruzione della Curia romana, dando però nel contempo insegnamenti di
vita sociale e morale. Da notare che, abbandonato il latino, si tratta dei
primi scritti in volgare i quali hanno dato l’avvio alla lingua italiana,
dimostrandone la ricchezza, la dignità e il relativo uso artistico e
scientifico.
Quando Dante scrisse «Fatti non foste per viver come bruti ma per
raggiunger virtute e conoscenza», egli, con molti secoli d’anticipo,
esprimeva già allora, in modo conciso, tutto il programma dell’odierna
Massoneria moderna. Dante, nei suoi versi, nominava sovente le stelle e non
a caso, a conclusione del suo grande Poema, definì la vera Luce, da lui
infine raggiunta, «L’Amor che move il sole ell’altre stelle».
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
|