Storia della Massoneria moderna
				Pur essendo indissociabile dalle sue più 
				lontane origini, la storia della Massoneria, così come la 
				conosciamo oggi, nasce all’alba del 18mo secolo e più 
				precisamente il 24 giugno 1717 a Londra. In quel giorno, 
				dedicato a San Giovanni Battista, patrono dei frammassoni, 
				quattro Logge di Londra decidono di unirsi sotto la direzione di 
				un Gran Maestro e si costituiscono in Gran Loggia sotto il 
				titolo di “Gran Loggia di Londra”. La giovane Gran Loggia 
				acquista subito grande considerazione, tanto che sei anni più 
				tardi, nel 1723, data della ratificazione delle sue prime 
				Costituzioni, accoglie sotto la sua giurisdizione almeno 45 
				Logge. Dal 1730 conta 106 Logge a Londra e più di 40 in 
				provincia. Verso la fine del secolo, nel 1787, si contavano 529 
				Logge, senza considerare, naturalmente, le Logge d’Irlanda e di 
				Scozia dove la Massoneria era presente ben prima del 1717. 
				Dal 1751 si produsse uno scisma che finì col 
				dividere i Frammassoni inglesi in “Antichi” e “Moderni”. Gli 
				Antichi, che non avevano voluto aderire alla Costituzione del 
				1723, si riferirono in maggioranza ai “landmarks” (regole e 
				obblighi) della Loggia di York, che pretendeva di esistere sin 
				dal 10mo secolo. Crearono dunque una seconda Gran Loggia, quella 
				degli “Antichi”, composta per lo più da Irlandesi che si 
				opponevano ai Massoni Moderni raggruppati nella Gran Loggia di 
				Londra. 
				Un’altra opposizione si manifestò ancora con la costituzione 
				in Francia di gradi massonici, detti gradi cavallereschi o alti 
				gradi. Questa opposizione contribuì tra l’altro alla creazione, 
				in Inghilterra, dell’Ordine dell’Arco Reale. La nascita di 
				questi “alti gradi”, e la loro diversità, introdusse presto 
				nuovi riti, la cui applicazione non poteva che contribuire a 
				rafforzare ancora le divisioni in seno a questa Massoneria 
				nascente. 
				La scissione tra Antichi e Moderni durò fino al 1813, anno in 
				cui l’atto di fusione delle due Grandi Logge divenne ufficiale e 
				la nuova Gran Loggia si diede il titolo di Gran Loggia Unita 
				degli Antichi Massoni d’Inghilterra (oggi, Gran Loggia Unita 
				d’Inghilterra). Fu allora deciso che nell’ antica e pura 
				massoneria ci sarebbero stati soltanto tre gradi (apprendista, 
				compagno, maestro). L’Ordine dell’Arco Reale fu riconosciuto e 
				furono autorizzate le tenute dei Capitoli dei gradi 
				cavallereschi, ma a condizione che non influenzassero in nessun 
				modo le tenute delle Logge azzurre dei tre primi gradi della 
				Massoneria tradizionale. 
				Infine, un anno più tardi, nel 1814, le tre Grandi Logge, 
				d’Inghilterra, d’Irlanda e di Scozia firmarono un patto 
				d’alleanza per la pratica dei tre primi gradi. 
				L’espansione
				Sin dalla sua nascita, la massoneria speculativa aveva 
				trovato, nell’ambito europeo e in Svizzera, paese che ci 
				riguarda particolarmente, un terreno d’espansione tanto 
				favorevole quanto in Inghilterra. E, una ventina d’anni dopo, 
				essa si espanse rapidamente nel mondo, laddove le potenze 
				europee d’allora avevano istallazioni militari o commerciali. 
				Superati i problemi della giovane età, la Massoneria moderna 
				riuscì a strutturarsi un po’ ovunque sotto forma di obbedienze 
				nazionali diverse, indipendenti le une dalle altre, e 
				raggruppanti ognuna più Logge, esse pure indipendenti le une 
				dalle altre. Questa diversità e questo aspetto mosaico delle 
				Logge sono caratteristiche dello spirito massonico che rifiuta 
				qualsiasi ingerenza dogmatica e lotta sempre in favore della 
				libertà di pensiero. 
				Ripartita in una sessantina di Paesi (in generale, le 
				dittature sia di destra, sia di sinistra, condannano la 
				Massoneria, i cui ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, 
				eccessivamente democratici, sono giudicati sovversivi), la 
				Massoneria conta attualmente, considerando tutte le obbedienze, 
				più di sei milioni di membri. 
				La Costituzione del 1723
				Come tutte le associazioni aventi i loro regolamenti e i loro 
				statuti, così anche la Massoneria si è dotata sin dalle sue 
				origini di regolamenti chiamati “obblighi”, “Doveri” o 
				“Landmarks” [termini di confine] (questi ultimi si tramandavano 
				per tradizione orale) per preservare i suoi adepti da ogni 
				deviazione in rapporto all’antica filiazione tradizionale da cui 
				essa procede. 
				I regolamenti e le costituzioni delle Logge sono d’ordine 
				amministrativo e regolano la condotta morale del Massone in 
				Loggia, condotta che ricade certamente sulla sua vita profana. 
				Per contro, il Libro della Legge sacra (solitamente la Bibbia) 
				che sta con la squadra e il compasso sullo scranno del 
				Venerabile, è d’ordine iniziatico e simbolizza la luce verso la 
				quale tende la ricerca spirituale del Frammassone. 
				I primi regolamenti o costituzioni ai quali si riferisce la 
				Massoneria moderna sono le Costituzioni dette di Anderson, 
				redatte nel 1721 dal teologo presbiteriano James Anderson e dal 
				fisico Teofilo Désaguliers, ambedue cofondatori della Gran 
				Loggia di Londra nel 1717. Esse furono ratificate il 17 gennaio 
				1723 dal duca di Wharton, allora Gran Maestro della Gran Loggia 
				di Londra. 
				Per quanto appaia evidente che taluni passaggi di queste 
				Costituzioni possano oggi suscitare qualche sorriso per il loro 
				aspetto vecchiotto, riflesso di un’epoca nella quale, in Europa, 
				ancora regnavano delle frange di assolutismo e d’Inquisizione, 
				bisogna riconoscere che il loro concetto rimane molto “progressista” 
				per l’epoca e interpreta molto bene le idee fondamentali della 
				Massoneria. Leggendoli, occorre tener conto dello spirito e non 
				della lettera. D’altra parte è per questa ragione che a queste 
				Costituzioni fanno riferimento ancora oggi le Logge di tutto il 
				mondo, anche se ogni obbedienza 
				provvede ad aggiornare i propri regolamenti e costituzioni. 
				A titolo di confronto e per illustrare ciò che precede, 
				facciamo seguire al testo originale delle Costituzioni del 1723 
				quello dei Principi massonici generali della Costituzione della 
				Gran Loggia Svizzera Alpina, edizione del 1999. 
				Gli antichi doveri di un libero muratore, 
				estratti dagli antichi archivi delle Logge, 
				al di là dei mari, e quelle d‘Inghilterra, di Scozia 
				e d’Irlanda ad uso delle Logge di Londra, 
				per essere letti quando si fa un nuovo Fratello o quando il 
				Maestro 
				lo riterrà opportuno. 
				I Capi generali sono: 
				Relativi a Dio e alla Religione. 
				Relativi al Magistrato Civile supremo e subordinato. 
				Relativi alle Logge. 
				Relativi ai Maestri, ai Sorveglianti, ai Compagni, agli 
				Apprendisti. 
				Relativi alla maniera di comportarsi: 
				1. Nella Loggia quando essa è riunita. 
				 
				2. Dopo che la Loggia ha chiuso i Lavori e i Fratelli non si 
				sono ancora ritirati. 
				 
				3. Quando i Fratelli si trovano insieme senza che fra di loro vi 
				siano dei Profani, cioè coloro che non sono Massoni. 
				 
				4. In presenza di Profani, cioè di coloro che non sono Massoni. 
				 
				5. A casa e nelle vicinanze. 
				 
				6. Verso il Fratello straniero.  
				Relativi a Dio e alla Religione.
				Un Massone ha l’obbligo, in virtù del suo titolo, di obbedire 
				alla legge morale; e se ben comprende l’Arte non sarà mai uno 
				stupido Ateo, né un Libertino senza Religione. Negli antichi 
				tempi i Massoni erano obbligati in ogni Paese di professare la 
				Religione della loro Patria o Nazione, qualunque essa fosse; ma 
				oggi, lasciando a loro stessi le particolari opinioni, si trova 
				più a proposito di obbligarli soltanto a seguire la Religione 
				sulla quale tutti gli uomini sono d’accordo: Essa consiste 
				nell’essere buoni, sinceri, modesti e persone d’onore qualunque 
				sia il Credo che li distingue; da ciò se ne deduce che la 
				Massoneria è il Centro di Unione e il Mezzo atto a conciliare 
				una sincera Amicizia fra le Persone che non avrebbero mai potuto 
				senza di ciò, divenire componenti della stessa Famiglia. 
				Relativi al Magistrato Civile supremo e subordinato.
				Il Massone, ovunque egli si trovi, deve essere un pacifico 
				Suddito della Potenza Civile ove risiede e lavora. Non deve mai 
				immischiarsi in complotti o Cospirazioni contrarie alla pace e 
				al bene di una Nazione. Esso deve obbedienza ai Magistrati. 
				Siccome la Guerra, l’Effusione di Sangue e la Confusione hanno 
				sempre nuociuto alla Massoneria, gli antichi Re e i Principi 
				sono stati sempre più disposti ad incoraggiare gli aderenti a 
				tale Professione per il loro pacifico umore e la loro fedeltà. 
				Per tale ragione essi risponderanno con le loro azioni alle 
				malevolenze degli Avversari, e così facendo essi accresceranno 
				ogni giorno l’onore della Fraternità che ha sempre fiorito in 
				tempo di Pace. È per questo che qualora un Fratello si 
				ribellasse allo Stato non dovrà essere sostenuto nella sua 
				ribellione. Pertanto si potrà averne pietà, come per un 
				disgraziato; e per quanto la fedele Fraternità debba sconfessare 
				la sua ribellione e non debba dare in avvenire né ombra, né 
				provocare il benché minimo risentimento politico del Governo, se 
				il ribelle non è colpevole di altro Crimine, non potrà essere 
				escluso dalla Loggia e il suo rapporto con essa resterà immutato. 
				Relativi alle Logge.
				Una Loggia è un luogo dove i Massoni si riuniscono per 
				lavorare; da questo se ne deduce che un’Assemblea o Società di 
				Massoni dovutamente costituita è chiamata Loggia. Ogni Fratello 
				deve dipendere da una di tali Logge ed essere sottoposto ai suoi 
				Statuti ed ai Regolamenti generali. Essa è o particolare o 
				generale come meglio si comprenderà sia frequentandola sia dai 
				Regolamenti della Grande Loggia qui a seguito riportati. 
				Anticamente nessun Maestro o Compagno poteva astenersi dal 
				presenziare nella sua Loggia particolare quando sapeva che essa 
				si riuniva, senza incorrere in una severa censura, salvo che nel 
				caso in cui risultava al Maestro ed ai Sorveglianti che esso ne 
				era stato impedito da ragioni imperiose. 
				Coloro che sono ammessi ad essere Membri di una Loggia devono 
				essere persone di buona reputazione compresi di onore e di 
				dirittura, nati liberi e di età matura ed essere discreti. Essi 
				non debbono essere né schiavi, né donne, né uomini che vivono 
				senza morale, od in un modo scandaloso. 
				Relativi ai Maestri, Sorveglianti, Compagni ed 
				Apprendisti.
				Tutte le promozioni massoniche sono determinate unicamente 
				dal valore reale e dal merito personale; e ciò affinché i 
				Signori possano essere ben serviti, i Fratelli non siano esposti 
				ad alcuna confusione e che l’Arte Reale non cada nel disprezzo. 
				Non è possibile fissare per iscritto questioni del genere. Ma 
				ogni Fratello deve immedesimarsi del posto che occupa e cercare 
				di imparare secondo quella maniera che è caratteristica della 
				Fraternità. 
				I Candidati possono soltanto sapere che nessun Maestro può 
				prendere un Apprendista salvo che nel caso che abbia modo di 
				occuparlo e che sia veramente un buon Giovanotto, che non ha 
				mutilazioni né difetti nel corpo che possano renderlo incapace 
				di apprendere l’Arte, di servire il Signore del Suo Maestro, e 
				di essere fatto Fratello, ed in seguito Compagno quando ne sarà 
				il tempo, cioè dopo aver servito un certo numero di anni, 
				conformemente all’uso del Paese. Oltre a ciò bisogna che egli 
				discenda da onesti Parenti, affinché, quando egli avrà raggiunte 
				le qualità richieste possa partecipare all’onore di essere fatto 
				Sorvegliante, ed in seguito Maestro di una Loggia, Grande 
				Sorvegliante e infine Gran Maestro di tutte le Logge e ciò in 
				virtù del suo merito. 
				Nessun Fratello potrà essere Sorvegliante senza essere 
				passato per il Grado di Compagno, né Maestro a meno che non sia 
				stato Sorvegliante, né Gran Sorvegliante salvo che sia stato 
				Maestro di una Loggia, né Gran Maestro salvo che egli non sia 
				stato Compagno prima della sua elezione; o che egli non sia di 
				nobile nascita o Gentiluomo della migliore sorta, o Sapiente di 
				primo ordine, o famoso Architetto, o brillante artista, nato da 
				onesti Parenti e che, secondo l’opinione di tutte le Logge, è 
				considerato persona di merito particolare. Il Gran Maestro, per 
				potersi disimpegnare dal suo Officio e per poterlo fare in un 
				modo più facile e con maggiore onore, ha il diritto di 
				scegliersi lui stesso il proprio Deputato Gran Maestro, che deve 
				essere al momento o deve esserlo stato precedentemente, Maestro 
				di una Loggia particolare. 
				Il Deputato ha il Privilegio di fare tutto ciò che il Gran 
				Maestro suo Principale potrebbe fare, salvo che nel caso che 
				esso Gran Maestro sia presente o che non interponga la sua 
				autorità con una lettera. 
				I Conduttori ed i Governanti Supremi e subordinati della 
				Antica Loggia, debbono, in conformità agli Antichi Obblighi e ai 
				Regolamenti, essere obbediti da tutti i Fratelli così come se 
				coprissero le corrispondenti cariche, e ciò con devozione, 
				riverenza, amore e piacere. 
				Relativi alla condotta dell’Arte mentre si lavora.
				Tutti i Massoni dovranno lavorare onestamente nei giorni 
				lavorativi, affinché essi possano vivere onorabilmente le 
				Domeniche e i giorni di festa; e osserveranno gli orari 
				prescritti dalle Leggi del Paese o dalle consuetudini locali. 
				Il più esperto fra i Compagni verrà scelto e creato Maestro o 
				Ispettore dei lavori del Signore, e dovrà essere chiamato 
				Maestro da coloro che lavorano sotto di lui. I Compagni dovranno 
				evitare i cattivi discorsi e non darsi reciprocamente dei titoli 
				scortesi; essi debbono chiamarsi Fratelli o Compagni e 
				comportarsi con cortesia sia in Loggia come fuori. 
				Il Maestro, sentendosi capace e destro, intraprenderà l’opera 
				del Signore con tutto quell’impegno che sarà possibile; egli 
				utilizzerà i di lui Beni con tanta cura quanta ne avrebbe se 
				fossero i suoi, e non darà ad un Fratello o a un Apprendista 
				Salario maggiore di quanto esso merita realmente. 
				Tanto il Maestro quanto i Muratori che ricevono il loro 
				salario con giustizia, saranno fedeli al Signore, e finiranno il 
				loro lavoro onestamente, sia esso a cottimo o a giornata; ed 
				essi non faranno a cottimo nessun lavoro che per consuetudine 
				deve essere fatto a giornata. 
				Nessuno si dimostrerà invidioso della fortuna di un Fratello; 
				non cercherà di soppiantarlo né di estrometterlo dal suo lavoro 
				se è capace di terminarlo da solo, tanto più che nessuno può 
				condurre a compimento un Lavoro, con profitto del Signore, 
				meglio di colui che lo ha intrapreso, salvo che non abbia una 
				perfetta conoscenza del disegno e del piano di colui che lo ha 
				cominciato. 
				Quando un Compagno sarà prescelto quale Sorvegliante del 
				Lavoro al di sopra del Maestro, esso sarà fedele tanto al 
				Maestro quanto ai Compagni, visiterà accuratamente l’opera 
				durante l’assenza del Maestro nell’interesse del Signore, e i 
				Fratelli dovranno obbedirgli. 
				Tutti i Muratori impiegati riceveranno settimanalmente i loro 
				salari, senza mormorare e senza ammutinarsi, ed essi non 
				abbandoneranno il loro Maestro sino a che il lavoro non sia 
				ultimato. 
				Un nuovo Fratello verrà istruito sul modo di lavorare tanto 
				per evitare lo sperpero dei Materiali per mancanza di giudizio 
				quanto per accrescere e cementare l’Amore fraterno. 
				Tutti gli utensili di cui si servirà per lavorare saranno 
				approvati dalla Grande Loggia. 
				Nessun Operaio verrà impiegato in ciò che concerne 
				propriamente la Muratoria, ed i Frammassoni non lavoreranno con 
				coloro che non sono tali, senza una imperiosa necessità; 
				parimenti non istruiranno gli Operai ed i Muratori che non sono 
				accettati come Fratelli o Compagni. 
				Relativi alla maniera di comportarsi.
				1. Nella Loggia quando essa è riunita. 
				Voi non farete dei gruppetti particolari o delle conversazioni 
				separate senza il permesso del Maestro; voi non parlerete di 
				nessuna cosa impertinente o indecente; voi non interromperete né 
				il Maestro né i Sorveglianti, né alcun Fratello mentre parla con 
				il Maestro; voi non vi comporterete in modo burlesco o 
				buffonesco mentre la Loggia tratta questioni serie o solenni, e 
				voi non vi servirete di nessun termine scorretto sotto qualsiasi 
				pretesto. Al contrario voi avrete per il Maestro, i Sorveglianti 
				e i Compagni tutta la riverenza che è loro dovuta, e voi li 
				colmerete di onori. 
				Se è stata presentata qualche lagnanza, il Fratello ritenuto 
				colpevole si rimetterà al giudizio e al deliberato della Loggia 
				ove sono i giudici competenti in merito alla divergenza, salvo 
				che egli ricorra alla Gran Loggia. È là che devesi ricorrere 
				salvo che il Lavoro del Signore non venga per questo ritardato, 
				nel qual caso potranno essere nominati degli Arbitri particolari; 
				ma non bisogna mai querelarsi contro chicchessia per ciò che 
				concerne la Massoneria se non quando la Loggia lo giudica di 
				assoluta necessità. 
				2. Dopo che una Loggia ha chiuso i lavori e prima che i 
				Fratelli si siano ritirati. 
				Voi potete rallegrarvi in modo innocente, trattarvi gli uni gli 
				altri secondo le vostre capacità, ma sempre evitando qualsiasi 
				eccesso, e senza forzare nessun Fratello a mangiare o bere più 
				di quanto egli non voglia; voi non impedirete di ritirarsi 
				quando le cose sue lo richiedono, e voi non direte né farete 
				cosa alcuna che possa offenderlo o impedire la facilità e la 
				libertà della conversazione. In caso diverso questa bella 
				armonia, che deve regnare fra di noi, perderebbe una parte del 
				suo splendore, e lo scopo lodevole che noi ci proponiamo 
				andrebbe perduto. Non debbono mai sorgere questioni di puntiglio 
				o questioni personali nel luogo ove si tiene la Loggia, e ancora 
				meno discussioni relative alla Religione, alla Nazionalità o 
				alla Politica dello Stato, poiché nella nostra qualità di 
				Massoni noi siamo tutti della Religione Universale di cui 
				abbiamo parlato; così pure noi siamo di tutte le Nazioni e le 
				Lingue e di tutte le Famiglie; di più noi siamo contrari a tutti 
				coloro che parlano di politica, poiché essa è cosa che non si 
				accorda né si accorderà mai con la prosperità di una Loggia. 
				Questo obbligo è sempre stato imposto e osservato, ma lo è in 
				modo particolare dopo la Riforma adottata in Gran Bretagna, o 
				per dirlo in altro modo dopo che questa Nazione si è dichiarata 
				di sentimento contrario alla comunione di Roma da cui si è 
				separata. 
				3. Quando dei Fratelli si trovano insieme in assenza di 
				Profani per quanto non siano in una Loggia. 
				Voi dovete salutarvi in modo civile, così come vi si insegnerà, 
				trattandovi l’un l’altro da Fratelli; e voi vi darete delle 
				reciproche istruzioni quando ciò sia opportuno. Ma ciò 
				dev’essere fatto senza essere né visti, né intesi, senza 
				eccedere in confidenze, cioè senza perdere quel rispetto che è 
				dovuto ad un Fratello quando questi non sia un operaio; poiché 
				per quanto tutti i Massoni siano Fratelli sullo stesso livello, 
				la Massoneria non priva un uomo di quegli onori di cui egli 
				godeva in precedenza, anzi essa li pone in valore, specialmente 
				se esso si è meritata la gratitudine della Fraternità, la quale 
				deve rendergli i dovuti onori ed evitare le cattive maniere. 
				4. In presenza di Profani. 
				Voi sarete circospetti nel vostro dire e nei vostri atti in modo 
				che il Profano il più accorto non possa scoprire o trovare ciò 
				che non è opportuno di fare capire, e qualche volta cambierete 
				di discorso mantenendovi inconcludenti e ciò per l’onore della 
				Venerabile Società. 
				5. A casa e nelle vicinanze. 
				Voi dovete comportarvi quali uomini di buoni costumi e persone 
				sagge, e soprattutto non dovete far conoscere alle vostre 
				Famiglie, ai vostri Amici e ai vostri Vicini quanto concerne la 
				Loggia ecc. Anzi, al contrario, voi dovete consultare 
				saggiamente il vostro onore e quello dell’Antica Fraternità, per 
				delle ragioni di cui non è il caso di fare menzione qui. Voi 
				dovete pure avere cura della vostra salute, e non restare 
				assieme troppo sul tardi, né troppo lontano dalla vostra 
				abitazione, dopo che la Loggia ha chiuso i suoi Lavori, evitando 
				la ghiottoneria e l’ubriachezza, in modo che voi non abbiate a 
				far torto alle vostre Famiglie rendendovi incapaci di lavorare. 
				6. Verso un Fratello straniero. 
				Voi ne farete oggetto di un particolare esame e seguirete in ciò 
				il metodo che la Prudenza vi suggerirà, in modo da non lasciarvi 
				ingannare da un falso pretendente pieno di ignoranza che voi 
				dovrete respingere con disprezzo e derisione; e avrete ben cura 
				di non comunicargli il minimo raggio di luce. 
				Ma quando vi sarete accertati che esso è un buon e vero 
				Fratello, dovrete rispettarlo e se egli si trova in bisogno 
				dovrete aiutarlo se lo potete oppure indicargli come possa 
				essere aiutato; voi dovrete pure dargli lavoro per qualche 
				giorno, oppure raccomandarlo affinché possa trovarne. Voi non 
				siete obbligati di fare più di quanto potete, ma di preferire un 
				povero Fratello che è un buono e onesto uomo a qualsiasi altra 
				persona che si trovasse nelle stesse circostanze. Infine, voi 
				osserverete non soltanto questi obblighi come pure quelli che vi 
				saranno comunicati per altra via, ma oltre a ciò voi coltiverete 
				l’Amore Fraterno che è il fondamento e la pietra maestra, 
				Cemento e Gloria di questa antica Fraternità. Voi eviterete 
				Discussioni, Querele, Maldicenze, Calunnie; non permetterete mai 
				che altri dicano male di un onesto Fratello; per contro voi ne 
				difenderete la reputazione e gli renderete ogni sorta di buoni 
				uffici tanto quanto il vostro onore e la vostra sicurezza lo 
				permettono, ma non oltre. E se qualcuno dei vostri Fratelli vi 
				fa un torto, voi dovrete rivolgervi alla vostra Loggia o alla 
				sua, e di là potrete ricorrere alla Gran Loggia, in uno dei 
				giorni della comunicazione di Quartiere. Dopo di ciò voi siete 
				in diritto di ricorrere alla Grande Loggia annuale, 
				conformemente alla lodevole pratica dei nostri Padri in tutti i 
				Paesi; essi non perseguivano mai nessuno in giustizia, salvo che 
				il caso non potesse essere deciso diversamente, ma essi 
				ascoltavano pazientemente il parere sincero e amorevole del 
				Maestro e dei Compagni, quando essi volevano impedire di 
				attaccare degli stranieri impegnandoli invece a porre 
				prontamente fine a qualsiasi procedura; ciò affinché essi 
				possano dedicarsi al Lavoro massonico con maggiore piacere e 
				maggiore successo. Ma, per ritornare ai Fratelli o Compagni che 
				sono in Processo, il Maestro e i Fratelli debbono 
				obbligatoriamente offrire la loro mediazione, alla quale i 
				Fratelli che sono in contestazione dovranno sottomettersi ed 
				essere loro riconoscenti. Ma se essi ritenessero questa 
				sottomissione impossibile essi potranno continuare il loro 
				processo, ma non con reciproca indignazione come si fa 
				comunemente, ma senza collera, senza rancore, non dicendo né 
				facendo nulla che possa ostacolare l’amore fraterno e 
				continuando a rendersi dei buoni offici. 
				In una parola, occorre che si riconosca ovunque la benefica 
				influenza della Massoneria, che costituisce la sola ragione per 
				cui tutti i veri Massoni hanno agito in questo modo, dal 
				principio del Mondo, ed agiranno nello stesso modo sino alla 
				fine dei Tempi. 
				Questa Costituzione fu in seguito rimaneggiata due volte. La 
				prima volta fu in occasione della riedizione del 1738 quando la 
				Gran Loggia di Londra, divenuta la Gran Loggia d’Inghilterra, si 
				trovò di fronte all’opposizione degli “Antichi” Massoni. Questa 
				opposizione si organizzò realmente il 17 luglio 1751, quando i 
				Massoni irlandesi, rifiutati dalla Gran Loggia d’Inghilterra, 
				crearono la Gran Loggia degli Antichi. Di fronte all’aumentare 
				della opposizione, Anderson precisò meglio il suo testo e 
				soprattutto l’articolo primo. 
				Ecco l’articolo primo rimaneggiato nel 1738:
				Un Massone ha l’obbligo, in virtù del suo Titolo, di obbedire 
				alla legge morale come un vero noachita; e se egli ben comprende 
				l’Arte non sarà mai né uno stupido ateo, né un irreligioso 
				libertino, né agirà in contraddizione con la sua coscienza. 
				Negli antichi tempi i Massoni cristiani erano tenuti, in ogni 
				paese in cui viaggiavano o lavoravano, a sottomettersi alle 
				tradizioni cristiane. Ma poiché ora la Massoneria esiste presso 
				tutti i Popoli, anche presso quelli con altre religioni, essi 
				sono tuttavia tenuti a seguire quella religione nella quale 
				tutti gli uomini sono d’accordo, lasciando ad ognuno le proprie 
				opinioni particolari, vale a dire di essere uomini buoni e 
				sinceri, o uomini d’onore e probi, poiché non importa quali 
				siano le definizioni o le credenze che li distinguono: poiché 
				tutti concordano sui tre grandi articoli di Noè e questo basta 
				per preservare l’unione nella Loggia. Così la Massoneria è il 
				centro della loro unione e il mezzo atto a conciliare delle 
				persone che avrebbero dovuto, altrimenti, restare sempre lontane 
				le une dalle altre. 
				Tra il 1723 e questa nuova redazione del 1738, altre 
				modificazioni erano state fatte nel corso dell’evoluzione della 
				Massoneria, e in particolare l’apparizione del sistema dei tre 
				gradi. Prima c’erano solo due gradi, quelli dell’Apprendista 
				ammesso e di Compagno del mestiere. L’unico Maestro in Loggia 
				era il capo della Loggia attualmente chiamato Venerabile. Il 
				grado di Maestro, separato dalla funzione di Maestro della 
				Loggia, apparve nel 1725. In seguito, la leggenda della morte di 
				Hiram, propria del terzo grado, soppianterà progressivamente nei 
				rituali quella di Noè. D’altra parte l’allusione a Noè e ai 
				Noachiti che si trova nella nuova edizione delle Costituzioni 
				del 1738 pare fosse una concessione fatta da Anderson agli 
				Antichi. 
				L’allusione a Noè, in effetti molto antica, già la si trova 
				nel manoscritto Regio del 1390, nel passo che si riferisce alla 
				costruzione della Torre di Babele. Noè e i Noachiti sono pure 
				sopravvissuti, grazie soprattutto all’influenza prussiana, nella 
				leggenda del 21mo grado, Noachita o Cavaliere Prussiano del Rito 
				Scozzese Antico ed Accettato (RSAA). 
				L’articolo 1° delle Costituzioni venne rimaneggiato una 
				terza volta nel 1813. Ecco il nuovo testo:
				Un Massone ha l’obbligo, per il suo titolo, di obbedire alla 
				legge morale e se comprende bene l’Arte, non sarà mai uno 
				stupido ateo, né un irreligioso libertino. Di tutti gli uomini, 
				egli deve meglio comprendere che Dio vede in modo diverso di 
				come vede l’uomo, poiché l’uomo vede l’apparenza esteriore, 
				mentre Dio vede il cuore. Un Massone è per conseguenza tenuto 
				particolarmente a non agire mai in contraddizione con i 
				comandamenti della sua coscienza. Qualunque sia la religione 
				dell’uomo o il suo modo di adorare, non sarà escluso dall’Ordine, 
				purché creda nel glorioso Architetto del cielo e della terra e 
				pratichi i sacri doveri della morale. I Massoni si uniscono agli 
				uomini virtuosi di tutte le credenze con il legame solido e 
				gradito dell’amore fraterno; si insegna loro di considerare gli 
				errori dell’umanità con compassione e a sforzarsi, con la 
				purezza della propria condotta, di dimostrare l’alta superiorità 
				della fede particolare ch’essi professano. 
				Per riferirci allo spirito del testo del 1723 e porre in 
				evidenza il suo carattere eminentemente “progressista” per 
				l’epoca, vi invitiamo a confrontarlo con i Principi Generali 
				dell’attuale Costituzione (Edizione 1999) della Gran Loggia 
				Svizzera Alpina. 
				Il manoscritto Regio
				Le antiche confraternite di costruttori del Medioevo, che 
				riunivano i cosiddetti “francs-mestiers” della costruzione, 
				erano costituite da uomini liberi, che, grazie al potere reale, 
				beneficiavano cioè di franchigie fiscali ed erano esentati 
				dell’obbligo di prestazioni gratuite al signore. Da ciò discende 
				il termine “frammassoni” che in realtà significa “liberi 
				muratori”. Il termine libero muratore o “freemason” è attestato 
				in Inghilterra sin dal 1376. Lo si trova pure nei manoscritti 
				medievali chiamati “Antichi Doveri” (Old Charges), come il Regio 
				e il Cooke. 
				Il Regio è un lungo poema redatto in inglese antico apparso 
				verso il 1390, menzionato per la prima volta nel 1670 in un 
				inventario della biblioteca John Theyer che fu venduta a Robert 
				Scott nel 1678. 
				In seguito il manoscritto diventò proprietà della Biblioteca 
				reale - da cui il nome di Regio - dove rimase fino al 1757, anno 
				in cui re Giorgio II d’Inghilterra lo donò al British Museum. 
				Il manoscritto Cooke si presenta come una versione parallela 
				del Regio, ma è in prosa. Sarebbe datato del 15mo secolo, 
				approssimativamente tra il 1410 e il 1425. Il testo di questo 
				manoscritto tratta dell’arte della geometria, scienza divina e 
				terrestre, la cui applicazione al mestiere si chiama “massoneria”. 
				Designa anche delle regole di condotta e dei doveri che la gente 
				del mestiere, i frammassoni, devono rispettare verso la 
				confraternita, la società, la religione e lo Stato. 
				La prima parte del Regio tratta dell’arte della geometria e 
				dell’origine del mestiere, la Massoneria, la cui fondazione è 
				attribuita al matematico greco Euclide che viveva ad Alessandria 
				d’Egitto nel terzo secolo  
				a.C. 
				Ecco un estratto che si riferisce a questa fondazione 
				attribuita a Euclide: 
				Così, gemmata dalla geometria, 
				bella nascesti tu, massoneria. 
				Ti diede linfa Euclide ed è l’Egitto 
				che d’esser patria tua vanta il diritto. 
				Ed in Egitto Euclide insegnò l’arte 
				a lungo, e in molte terre, in ogni parte, 
				prima che questa - come poi s’apprese - 
				accolta fosse qui, sul suolo inglese. 
				Il manoscritto continua, sempre in versi, raccontando 
				l’introduzione della Massoneria in Inghilterra sotto il Re 
				Atelstano, indi con l’enumerazione dei Doveri del Frammassone in 
				quindici articoli e quindici punti, che già riflettono l’ideale 
				di perfezionamento morale della Massoneria moderna. 
				Passa in seguito alla recita mitica dei Quattro Coronati (Quatuor 
				Coronati) e a quella della costruzione della Torre di Babele; 
				continua con la presentazione delle sette arti liberali (grammatica, 
				dialettica, retorica, musica, astronomia, aritmetica e geometria) 
				che all’epoca costituivano la base della conoscenza. Poi si 
				dilunga sulla messa e sul modo di comportarsi in chiesa, e 
				infine chiude dando istruzioni sul buon comportamento e sulle 
				belle maniere. 
				 
					  
				  
					  
				
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