La Via massonica di «Libertà-Uguaglianza-Fratellanza»
Dall’Illuminismo ad oggi
Potremmo sinteticamente identificare l’illuminismo con l’autonomo e
coraggioso uso della ragione, che rappresenta l’uscita degli uomini dallo
stato di minorità e di sudditanza rispetto all’autorità e alla tradizione,
ed ottenere, quindi, la liberazione dai pregiudizi e la conquista della
libertà.
CLAUDIO MODIANO (Revista massonica svizzera maggio 2004)
Molti autori di storia massonica, specie se non massoni, vedi Francovich,
affermano che la massoneria è figlia dell’illuminismo. In realtà, si tratta
di un errore abbastanza grossolano: come tutti sanno, le prime logge
speculative compaiono nella seconda metà del Seicento inglese e, quindi,
assai prima della comparsa dell’illuminismo che è sostanzialmente francese e
nasce nel Settecento. Senza entrare in particolari che esulano dagli intenti
di questa trattazione, occorre ricordare che la massoneria inglese, così
come viene configurata da Anderson con la costituzione della prima Gran
Loggia, rappresenta un’iniziazione di investitura. La struttura è
eminentemente teistica, cioè provvidenziale, poiché tutto viene fatto in
nome di Dio, ivi compreso il giuramento del neofita. È assai probabile che
per Anderson quel Dio fosse Gesù Cristo: in defence of masonry stampata in
appendice alla seconda edizione del Libro delle Costituzioni nel 1738
troviamo la testuale affermazione «la religione è unicamente la religione
cristiana e rappresenta nel nostro ordine la base ed il sostegno di questi».
Con queste premesse appare abbastanza evidente che la Luce massonica sia da
mettere in relazione con la Luce divina. La tolleranza, principale valore
massonico, è esclusivamente tolleranza religiosa, assai verosimilmente
mediata alla «Lettera sulla tolleranza» di John Locke pubblicata nel 1685.
Per quanto non dimostrabile, è assai probabile che Desagulier ed Anderson
albergassero la speranza di ottenere una riunificazione delle religioni
cristiane sotto la volta stellata dei templi massonici. Se mai vi fu
un’influenza culturale, questa è stata del Rinascimento, come fa presupporre
l’arredamento del tempio in cui ritroviamo non pochi elementi architettonici
ellenistici, che facevano parte integrante del ritorno alla cultura classica
tipica del movimento rinascimentale. Se è vero che la fine del Rinascimento
viene collocata in Italia alla fine del Cinquecento, è pur vero che la sua
influenza, come afferma E. Garin, si è protratta in Europa per tutto il
XVIII secolo, e che arredi e struttura dei rituali iniziatici siano stati
sicuramente influenzati, se non copiati, da quelli delle gilde dei muratori
operativi cinquecenteschi.
Quando la massoneria inglese traghetta la Manica ed approda nella Francia
dell’inizio Settecento, essa trova una situazione politica e culturale assai
diversa. La seconda rivoluzione inglese aveva portato pacificamente la
borghesia alla direzione dello Stato, con conseguente stabilità politica
mentre, nella Francia dell’epoca, i fermenti legati al «terzo stato» hanno
creato un’aperta scissione con l’assolutismo regio, che spinge la borghesia
a posizioni sempre più avanzate, con conseguente instabilità che precorre la
Rivoluzione. L’indirizzo del pensiero appare già rivoluzionario e viene
comunemente indicato col nome di illuminismo. Questi, più che come linea
filosofica, si caratterizza come una cultura che investe quasi tutti i campi
dello scibile e delle convinzioni sociopolitiche. Potremmo sinteticamente
identificare l’illuminismo con l’autonomo e coraggioso uso della ragione,
che rappresenta l’uscita degli uomini dallo stato di minorità e di
sudditanza rispetto all’autorità e alla tradizione, ed ottenere, quindi, la
liberazione dai pregiudizi e la conquista della libertà.
Trattandosi di un movimento poliedrico, non è chiaramente il caso di
soffermarci ulteriormente in questa sede, al fine di preoccuparci di mettere
in rilievo le istanze che penetrano nella massoneria e che condizioneranno
modifiche sostanziali rispetto a quella inglese.
Ragione e pensiero laico
Abbiamo visto che cardine del pensiero illuministico era la fiducia nella
ragione, termine che qui non possiede un significato preciso ed univoco.
Esistono, a questo proposito, differenze anche assai notevoli, per cui
alcuni legano in maniera indissolubile la ragione all’esperienza, mentre
altri intravedono una facoltà di raggiungere principi forniti da un’evidenza
superiore ai sensi: in altre parole, le divergenze riguardano le fonti del
conoscere, ma non mettono in dubbio le capacità critiche dell’uomo,
considerato in grado di raggiungere con le proprie forze le verità più
profonde. Da qui un’accresciuta fiducia nelle iniziative dell’uomo che
devono dare un maggior peso al progresso umano. Il pensiero si laicizza,
rifiutando dogmi e superstizioni, in particolare quelli imposti dalle
religioni, e si lancia alla ricerca di nuove concezioni teologiche, dando
contemporaneamente maggior importanza alla scienza. Queste premesse
permettono di porre l’accento su due concetti principali che ritroveremo
come cardini della nuova massoneria simbolica francese: in primo luogo
compare l’affermazione dell’esistenza di una legge naturale. La natura attua
inconsciamente un ordine dall’esterno, ma è l’uomo che ne dà un giudizio
razionale, poiché è in grado di studiare e comprendere le leggi che la
governano e di conseguenza assumere atteggiamenti coerenti basati sulla
conoscenza. Ma l’accettazione della legge naturale fa presupporre (v.
Aristotele) l’esistenza, al di sopra di quelle dei singoli popoli, di norme
non scritte, universalmente valide, tali da prescrivere ciò che è giusto per
natura. Ecco, quindi, affermarsi il concetto di universalità particolarmente
cara ai massoni simbolici europei. Grazie a questa si afferma l’esistenza di
mète universali per tutta l’umanità, in grado di sconfiggere ignoranza e
superstizioni, a loro volta responsabili di tutte le disgrazie che, una
volta eliminate grazie al dominio della ragione, avrebbero consentito
all’uomo di liberarsi dall’ingiustizia e dalle miserie politiche e sociali,
per avviarsi sulla strada della saggezza, della virtù e della felicità. In
altre parole, grazie alla critica condotta secondo i principi ed i metodi
della razionalità, viene formulato un nuovo concetto dell’uomo come
cittadino del mondo e nello stesso tempo una nuova idealità del mondo come
sede dell’uomo fornito di uguale dignità, a qualsiasi latitudine si trovi a
vivere.
Perfettibilità e libertà
Questi concetti portano ad altre conseguenze: una è l’affermazione della
perfettibilità dell’uomo, l’altra è legata al superamento della tolleranza
solo religiosa, tipica della massoneria inglese dell’epoca, per estenderla a
tutte le diversità culturali ed alle singole opinioni: ma per fare ciò
occorre associarvi la libertà (Voltaire).
L’introduzione nella massoneria di questi concetti ha avuto come
conseguenza la modificazione dei rituali. Quella di maggiore evidenza
riguarda l’iniziazione massonica che da atto di investitura diventa un rito
di passaggio, a somiglianza di quelli adolescenziali e di quelli sciamanici.
Come tutti sanno, viene inserita una morte simbolica (Camera di Riflessione)
per avviarsi alla Luce, chiaramente Luce di verità, attraverso viaggi negli
elementi primordiali che simboleggiano la conoscenza. La Luce, dunque, non è
più di derivazione divina, ma può e deve essere conosciuta dal singolo
massone purché egli vi dedichi un impegno sufficiente. La verità, in questa
visione, non ha più bisogno di essere rivelata, ma deve e può essere
conquistata dall’uomo. Altro aspetto di questa nuova ritualità è
rappresentata dal fatto che l’iniziando non viene più nominato massone come
nel rito inglese ma viene creato dal M.V. sottolineando così la nascita di
un uomo nuovo evidentemente migliore di quello scomparso nella Camera di
Riflessione. Anche il carattere della simbologia massonica cambia: il
simbolo non ha più un significato ben preciso come nel Rito Emulation, ma
deve essere interpretato. Si tratta di un vero e proprio anticipo del
movimento filosofico contemporaneo ermeneutico, ed in sostanza l’esoterismo
simbolico diventa un metodo di ricerca più che di affermazione: la
massoneria acquista così le dimensioni di un vero e proprio sistema
filosofico.
Religione umana e naturale
La laicizzazione della massoneria porta anche un diverso atteggiamento
verso la Divinità. Viene, infatti, introdotta una nuova concezione di Dio:
il deismo; di che si tratta? Nell’Inghilterra a cavallo del XVII e XVIII
secolo l’affermazione della tolleranza religiosa e la constatazione che le
nascenti scienze astronomiche e geologiche avevano tolto qualsiasi autorità
scientifica alla Bibbia fanno sorgere, con Lord Herbert di Shaftesbury, un
movimento che tende a ridurre il ruolo di Dio al puro atto creativo, in
accordo con le leggi naturalistiche di tipo razionale e di conseguenza
conoscibile dall’uomo. Si tratta di un movimento che si contrappone al
teismo, il quale rappresenta un Dio immanente che si occupa attivamente
degli affari degli uomini e che, perciò, prende la dizione di Dio
provvidenziale. Fra i sostenitori di maggior rilievo di questa teoria vanno
segnalati anche Hobbes, Tindal Collins, i quali combattono la repressione
verso i dissidenti all’interno e fuori delle religioni tradizionali e si
riallacciano anche alle culture orientali. Ma i massoni simbolici francesi
vanno oltre: in virtù dell’orientamento universalistico, essi affermano che
non esiste solo il credo comune cristiano, ma che occorre indagare anche gli
orientamenti del resto del mondo, in modo da predisporre i fondamenti
razionali di una religione e di una morale specificatamente umane e
naturali. Sulla scia di queste convinzioni la parola «Dio» cosi come gli
inni di apertura e chiusura, vere e proprie preghiere che confermano la
visione teistica del Rito Emulation, scompaiono dai rituali.
Contro-illuminismo
Vicino alla tendenza razionalistica settecentesca dell’illuminismo,
convive una corrente contro- illuministica. Si tratta di un rigurgito di
trascendenza e di passione per le “origini” che alimenteranno
successivamente il movimento culturale romantico, a sua volta associato con
i sentimenti di Nazione e di Patria. Meno propagandata, probabilmente perché
si tratta di idee che preesistevano all’illuminismo, essa avrà, tuttavia,
una grande importanza nello sviluppo delle idee massoniche fino ai giorni
nostri. In sostanza, questa corrente di pensiero affermava che, nelle cose
umane, per motivi di principio era impossibile stabilire una qualunque
verità universale ottenuta mediante metodi scientifici, ossia una verità
che, ovunque ed in qualunque momento, fosse in grado di essere verificata
impiegando metodi appropriati. Questa tradizione era già ben presente negli
scritti cinquecenteschi di Cornelio Agrippa, Montaigne e Charron. Il
pensatore che svolgerà un ruolo centrale in questo contromovimento è il
filosofo napoletano Giambattista Vico, poco letto dai suoi contemporanei e
rivalutato un secolo dopo da Michelet. La mossa rivoluzionaria di Vico
consiste nel negare la dottrina del diritto naturale atemporale, le cui
verità siano accessibili ad ogni uomo, sempre e ovunque. Altro punto
centrale delle opere antiilluministiche di Vico risiede nell’insistenza
sulla molteplicità delle culture e sul carattere conseguentemente fallace
dell’idea che esista una ed una sola struttura della realtà, che il filosofo
illuminato è in grado di scorgere quale effettivamente è. Per Vico, gli
uomini pongono riguardo all’universo domande differenti e le loro risposte
ne risultano foggiate di conseguenza: queste domande o i simboli o gli atti
che le esprimono, mutano o diventano obsoleti nel corso dell’evoluzione
culturale. Come si può vedere, si tratta di un robusto colpo di piccone
all’universalismo ed alla legge naturale degli illuministi.
J.G. Hamman, teologo e filosofo di Königsberg ed appartenente alla
corrente pietista, nega le verità analitiche della ragione scientifica per
concentrare l’attenzione sulla vita interiore dell’individuo, e quindi
sull’arte, sull’esperienza religiosa e sui rapporti personali. Non è
corretto ignorare l’immensa varietà del mondo vivente e le disordinate vite
interiori degli uomini con le loro fondamentali esigenze.
De Maistre (fra l’altro massone) sostiene la necessità per gli uomini di
una gerarchia chiara, poiché, senza un timore reverenziale, gli istinti
incurabilmente distruttivi degli uomini alimenteranno il caos ed il
reciproco sterminio ed individua nella Chiesa l’Istituzione in grado di
offrirla.
La ripulsa dei principi centrali dell’illuminismo, l’universalità, la
razionalità e la capacità di fornire soluzioni permanenti a tutti i problemi
della vita o del pensiero erano sostenute anche da altri autori famosi che
ci limiteremo solo a citare per necessità di concisione. Goethe, Herder,
Schiller, tutti massoni, aderiranno a queste spinte antirazionali, sia pure
con posizioni particolari diverse, contribuendo col movimento romantico a
valorizzare le spinte interiori dei singoli individui, tanto da poter essere
considerati precursori precoci delle correnti esistenzialiste.
I sistemi scozzesi
È in questa atmosfera antiilluministica e antirazionale, probabilmente
favorendola, che compaiono in Francia ed in Germania sistemi massonici detti
scozzesi. Come tutti sanno, questi prendono l’avvio dall’affermazione di
Ramsey in Gran Loggia di Francia che la vera massoneria fosse quella
praticata da rifugiati templari presso fratelli massoni scozzesi; anche se
non esiste alcuna conferma storica a detta affermazione, tuttavia questa
rappresenterà l’occasione per la nascita di sistemi alternativi alla
massoneria simbolica a carattere irrazionale ed aristocratico. È evidente
che la società europea settecentesca era ancora in mano ai ceti nobiliari e
che questi non vedevano di buon occhio le logge simboliche considerate
troppo democratiche e borghesi. In linea di massima, le istanze culturali
che vi troveranno posto saranno abbastanza eterogenee e diversificate in
base alla nazione dove si sviluppano, ma avranno in comune la profonda
avversione per tutto ciò che è razionale o scientifico. Prenderemo in
considerazione soltanto il Sistema Riformato, fondato a Lione da Willermoz e
quello tedesco di Von Hund, che rappresentano le due radici fondamentali da
cui originerà la massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato. Il sistema
francese introduce l’interiorità, grazie all’elevazione mistica, che
Willermoz media dalla frequentazione dei due più grandi mistici dell’epoca:
Martinez di Pascally e Claude de Saint Martin. A questo si aggiunge
l’introduzione dell’esoterismo magico, che io chiamo militante, considerando
che si avvale di pratiche teurgiche. Spiritismo ed astrologia a Lione ed
alchimia a Napoli (vedi le pratiche del principe di Sangro) fanno la loro
comparsa nelle tornate di loggia, ed il particolare favore che questi
sistemi ottengono è con grande probabilità da attribuire all’interesse che
molti hanno nelle scienze occulte e la speranza di accedere nelle logge a
segreti operativi ancora non divulgati. Il sistema tedesco è influenzato in
maggior misura dal ritorno a visioni medioevali cavalleresche a cui si
associano le spinte romantiche di Goethe ed il nazionalismo culturale di
Herder. Non è a caso che in cima ai gradi scozzesi si insiste su Superiori
Sconosciuti, dietro i quali si fa intravedere l’esistenza di un ordine
templare segreto. La posizione nei riguardi della divinità viene influenzata
in maniera abbastanza significativa dal pietismo luterano, caratterizzato da
un ritorno al cristianesimo delle origini, ma anche ad influenze gnostiche
che affermano l’esistenza di un insegnamento orale del Cristo, trasmesso non
attraverso gli apostoli, ma attraverso persone di elevata spiritualità
iniziatica, e di cui Templari e Rosacroce sarebbero depositari. Non mi
dilungo in altri particolari, per quanto essi possano essere importanti, ma
ricordo, cosa molto importante per la storiografia massonica successiva, che
i gradi scozzesi vengono soprammessi ai tre gradi simbolici, i quali non
vengono modificati in maniera significativa. È sulla base di questi due
sistemi che il marchese di Tilly, unendo la struttura scozzese di origine
francese del Capitolo di Clermont alle grandi Costituzioni del 1789 che
vedono luce alla corte di Federico II di Prussia e che portano la sua firma
apocrifa, fonda insieme a fratelli statunitensi il primo Supremo Consiglio
di Rito Scozzese Antico ed Accettato. Si tratta di una vera e propria
massoneria, che va dal 1° al 33° grado, che abbandona le pratiche teurgiche
per uniformarsi al cosiddetto pensiero esoterico di stampo filosofico
secondo la concezione di Leibnitz, e che conserva i miti rosacrociano e
templare alla base del proprio corpus rituale. Questa massoneria viene
riportata nel 1804 nella Parigi napoleonica dallo stesso marchese di Tilly,
e di li si diffonde a tutta l’Europa continentale, finendo per
rappresentare, sino all’inizio del secolo scorso, la principale ritualità
massonica per numero e qualità dei suoi appartenenti.
Cosa rimane oggi?
Di tutte queste istanze settecentesche, cosa rimane oggi? L’illuminismo
ha lasciato molte tracce sul rituale di apprendista. Come prima cosa va
messo in evidenza che la struttura dell’iniziazione rimane quella di un rito
di passaggio: rimane la morte rituale, i viaggi nella conoscenza al fine di
raggiungere la Luce, che rimane Luce di verità, a sua volta conoscibile e
non abbisognevole, quindi, di alcuna rivelazione. Caso mai il problema da
affrontare è quello della conoscenza: quale conoscenza? Le vie del sapere si
sono frammentate, da quelle scientifiche a quelle umanistiche, per cui le
specializzazioni e le superspecializzazioni rendono problematica la scelta
della via da percorrere per arrivare alla verità e nello stesso tempo
l’inoltrarsi in una strada preclude il percorso delle altre. Rimane il
sostegno alla ragione: «i principi della libera muratoria sono fondati sulla
ragione» ed ancora «contro il vizio occorre armarsi con tutte le forze della
ragione»: questa viene invocata come arma per combattere la passione, la
superstizione e l’ignoranza, considerate simbolo delle tenebre e del vizio
di cui l’iniziato deve liberarsi. L’uomo, oltre che a dover usare la
ragione, rimane sostanzialmente perfettibile: «noi lavoriamo senza tregua al
nostro miglioramento »; ed a questa affermazione si somma la simbologia
della pietra. Permane il concetto di legge naturale, connessa al concetto di
morale (la morale è per noi, la legge naturale, universale ed eterna che
guida ogni uomo intelligente); non mi sembra, tuttavia, che il massone
contemporaneo ne tenga gran conto, né che abbia una visione cosciente del
problema. Caso mai, appare più importante ed attuale il concetto di
universale: non solo viene sottolineato dal rituale, ma trova ampio spazio
nelle pubblicazioni (vedi Comba su Hiram) ma anche nelle espressioni dei
fratelli in loggia. Si tratta di uno dei pensieri cardini delle concezioni
sociali della massoneria, anche se, sulla scorta dell’attuale situazione
mondiale, necessiterebbe forse un attimo di riflessione. Da un lato, insieme
al concetto di tolleranza, l’universalismo inteso coi principi
dell’illuminismo massonico ancora presente, dovrebbe poter combattere i
mostri senza confine che popolano la mitologia del presente: terrorismo,
razzismo, pulizia etnica, apartheid, genocidio. Sull’altro versante, occorre
aver ben presente che, vicino alla globalizzazione economica e
dell’informazione, l’attuale situazione internazionale è dominata da
rivalità etniche, intolleranze confessionali, divergenze morali e religiose,
spinte alla conservazione della propria identità. Di questa situazione fanno
fede non solo l’attuale integralismo islamico ed i numerosi conflitti
etnico-religiosi di questi ultimi anni, ma anche la presenza in Occidente
dei no global che, per quanto movimento eterogeneo, ha alla sua base
ideologica l’affermazione della propria identità e la lotta
all’omogeneizzazione di stampo americano. Questo mette in evidenza la
difficoltà di far affermare i nostri principi, per quanto li riteniamo
validi per tutte le culture e le religioni, ed andare senza tentennamenti,
in base ai principi della tolleranza e del pluralismo, alla ricerca di
regole condivisibili in grado di rendere possibile alle varie diversità di
convivere pacificamente. Mi sia, tuttavia, concesso come massone e quindi
come figlio della cultura occidentale, di non rinunciare alla pretesa di
universalità almeno per alcuni valori tipici della nostra Istituzione, e
nello stesso tempo non capitolare in suo nome di fronte a ciò che in realtà
non è altro che demenza e barbarie.
Il multiculturalismo
Vicino alle istanze razionali sopra espresse ritroviamo, tuttavia, molti dei
principi antiilluministici e arazionali settecenteschi. Da un lato il Rito
Scozzese conserva la sua struttura aristocratica ed i tradizionali miti
rosacrociano e templare, con particolare interesse per le origini, tendenza alla
ricerca trascendentale e nel complesso un atteggiamento più ligio alle
tradizioni e di conseguenza conservatore. Ma l’atteggiamento anti-razionale si
afferma proprio nelle logge simboliche, senza che ve ne sia traccia nei rituali
di iniziazione, evento tutto considerato paradossale. L’ascesi interiore come
via preferenziale per il raggiungimento della verità, e quindi della Luce,
rappresenta un copione spesso affermato dai fratelli, a cui si deve aggiungere
la ricerca della spiritualità, in particolare grazie allo studio dei simboli che
arredano il tempio e la loro interpretazione in chiave esoterica occulta
(astrologica, alchemica, cabalistica ecc.). Ribadisco che, per quanto di ciò non
esiste traccia evidente nei nostri rituali, tuttavia i contenuti di molti lavori
di loggia e delle pubblicazioni nelle nostre riviste specializzate ne sono
fedeli testimoni. Da queste considerazioni trae risalto l’estrema complessità
della cultura massonica, per la quale devono coesistere tendenze diverse e
spesso antitetiche. Se a ciò si aggiunge che, sull’arco dei secoli, altre
istanze fra le più varie, egizie, filosofie orientali o anche positiviste, ecc.
- la cosa non deve meravigliare considerando che al profano che chiede la Luce
viene solo richiesto di essere libero e di buoni costumi - hanno fatto il loro
ingresso nei lavori di loggia, possiamo concludere che la loggia massonica
rappresenta un centro di multiculturalismo «ante litteram». Chiaramente si
tratta di una situazione che, come tutte le umane cose, porta con sé vantaggi ed
inconvenienti. Fra gli inconvenienti va messa in evidenza una certa babele
linguistica, con la tendenza di alcuni fratelli a privilegiare il proprio
orientamento culturale, considerandolo quello più veritiero o canonico. Da ciò
nascono spesso contrapposizioni che, nei casi più gravi, sono state all’origine
di scissioni con creazioni di nuove Gran Logge o di migrazioni verso altre
massonerie nazionali (vedi l’attuale moda di iscriversi nelle Logge nizzarde).
Il vantaggio indubbio è rappresentato dalla maggior varietà degli argomenti
discussi, dall’aderenza alla contemporaneità ed in definitiva di una maggior
vivacità nei lavori. Ma il vantaggio più significativo, secondo la mia opinione,
è che il multiculturalismo si manifesta come uno dei principali problemi da
risolvere in questo inizio di millennio: per la Massoneria, scippata almeno in
parte da altre istituzioni dei suoi principi di base, vedi tolleranza e libertà,
potrebbe rappresentare la sfida da affrontare per il XXI secolo: ne saremo
capaci?
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