Voce dell’Infinito e linguaggio dell’Universo
Musica e Massoneria
Mallarmé: «Ogni cosa Sacra e che vuole rimanere Sacra si avvolge nel
mistero. La musica ci offre un esempio: apriamo una pagina di Mozart,
Beethoven o Wagner e, subito, siamo presi da un religioso stupore….»
Alberto Giuffrida, Logge Veritas e Signa Hominis / Giancarlo
Piemontesi, Loggia Veritas / Floriano Pellanda, Loggia Veritas (Revista
massonica svizzera giugno/luglio 2005)
Nella seconda metà del settecento si diffuse in tutta l’Europa, lacerata
ed impoverita dalle guerre di religione e dal dispotismo, un movimento
culturale denominato Illuminismo (da lume = luce). Gli illuministi
intendevano «illuminare» gli uomini con la luce della ragione e della
scienza, in contrapposizione ai dettami della Chiesa la quale, al contrario,
proponeva di credere nel Mistero e nella Fede. Obiettivo fondamentale
dell’Illuminismo era quindi il risveglio della coscienza dell’Uomo, affinché
egli tendesse a raggiungere la Felicità ed a migliorare la sua condizione
attraverso l’informazione, la conoscenza, il progresso tecnologico e
scientifico. Pur avendo dato vita a correnti molto diverse tra loro, gli
Illuministi erano tutti uniti nel desiderio di dare battaglia a tutto ciò
che era arretrato nella cultura, nella società e nella politica, e si
rivolgevano soprattutto alla borghesia la quale era particolarmente critica
nei confronti di una società fondata sui privilegi piuttosto che sulla
legge. Essi dichiararono pertanto sconfitto (riformato) il dispotismo, in
quanto significava essenzialmente un illimitato potere di re ed imperatori.
(Floriano Pellanda, Loggia Veritas di Locarno)
L’impegno massonico di Mozart
La musica è stata un elemento insostituibile della vita massonica. Grandi
compositori hanno scritto opere ispirate alla Massoneria e le stesse furono
suonate nelle Logge. Ma anche oggi la musica rimane un fattore
indispensabile per i nostri lavori in Tempio: essa tocca i nostri cuori ed
arricchisce l’essenza dei nostri Rituali. Tanti musicisti hanno abbracciato
il nostro Ordine ed hanno creato opere destinate ai vari eventi della vita
massonica, fra i quali vorrei almeno citarne alcuni: Johann Christian Bach,
figlio di J. S., J. Haydn, Franz Liszt, Jan Sibelius, Hummel, Spohr e, nel
nostro secolo, Gershwin, Duke Ellington, Berlin. Ma il musicista che ha
composto la musica più significativa e nella quale la Massoneria meglio si
identifica è W. A. Mozart.
Abbiamo voluto focalizzare questo lavoro sul compositore più geniale di
tutti i tempi, il quale, durante gli ultimi sei anni di vita, abbracciò gli
ideali massonici. Per questa tavola, per quanto riguarda la prima parte,
facciamo riferimento ad un libro dedicato alla vita di Mozart scritto da
Maynard Solomon. Benché iniziato in età matura, i rapporti di W. A. Mozart
con l’ordine massonico ebbero avvio in giovane età; egli intrecciò infatti
contatti privilegiati con importanti personaggi dell’epoca, molti dei quali
erano Massoni. Ciò gli permise di esibirsi e di farsi conoscere della
nobiltà dell’epoca in sale e salotti; lo testimoniano importanti opere
dedicate alla famiglia tale, al conte o barone talaltro e così via. Come
detto, il cammino massonico di Mozart avvenne con la sua Iniziazione nella
Loggia viennese «Zur Wohltätigkeit» il 14 dicembre 1784. Il 7 gennaio 1785
fu promosso a Compagno e il 22 aprile 1785 avvenne la sua elevazione al
grado di Maestro.
Una rivista dell’epoca riporta le parole di benvenuto espresse dal
Fratello Oratore durante la sua Iniziazione:
«Prediletto di un angelo custode. Amico della musa più dolce. Prescelto
dalla natura benevola per commuovere i nostri cuori con rari poteri magici e
recare conforto e consolazione nelle nostre anime. Sarai circondato da tutti
i caldi sentimenti dell’umanità, che tanto meravigliosamente esprimi con le
tue dita, dalle quali fluiscono le opere magnifiche della tua ardente
immaginazione.»
Ma com’era la Massoneria al tempo di Mozart? Nei primi anni del suo
regno, l’imperatore Giuseppe II arruolò i Massoni nella propria avanguardia
come abili propagandisti del suo programma e sostenitori dei suoi risoluti
tentativi di riforma dello stato e della chiesa. Ben presto però, per
divisioni interne e per il diffondersi di dottrine irrazionaliste, per
eresia ideologica e religiosa, sorse il timore che la Massoneria potesse
dare luogo ad un’opposizione. L’11 dicembre 1785 venne promulgato il decreto
massonico «Freimaurerpatent» e con esso furono poste sotto stretto controllo
governativo tutte le Logge massoniche ubicate nei domini degli Asburgo. Le
otto Logge viennesi furono unificate in due nuove Logge: «Alla nuova
speranza incoronata» e «Alla Verità». Il decreto obbligava inoltre di
ridurre il numero degli iscritti alle Logge, di fornire all’autorità le
liste di appartenenza. A seguito di ciò le iscrizioni calarono da 706 a 547.
Mozart, come conseguenza della fusione di 3 Logge, aderì alla Loggia «Alla
nuova speranza incoronata», la cui Officina fu illuminata il 14 gennaio
1786; per la stessa egli compose due Lieder per tenore, coro maschile ed
organo: «Zerfliesset heut’, geliebte Brüder» e «Ihr unsere neuen Leiter».
Tornando al decreto massonico, va detto che uno degli obiettivi
dichiarati del regime era quello di porre un freno all’azione dell’ordine
segreto dei Rosacroce e della sua derivazione, i Fratelli asiatici. In
questo modo il governo di Giuseppe II si schierava a fianco dei Massoni
illuministi e razionalisti. Cosicché i capi dell’ala massonica razionalista
che condividevano l’obiettivo di epurare la Massoneria dalle correnti
rosacrociane, salutarono con gioia e contribuirono a propiziare il decreto
imperiale.
Tuttavia tale decreto finì presto per ritorcersi contro di loro. In
effetti, uno degli scopi in esso contenuti – inizialmente ben mascherato –
fu quello di limitare l’influenza del gruppo degli illuminati che esercitava
un forte ascendente all’interno delle Logge dell’epoca. In seguito al citato
decreto molti Massoni uscirono dai ranghi a causa delle limitazioni poste,
altri per protesta, altri per paura. Gli illuminati dunque avevano scoperto
con sgomento che esso aveva mire molto più ampie che non il mero controllo
delle tendenze superstiziose all’interno delle Logge. Senza un attacco
diretto, l’imperatore era riuscito a neutralizzare l’influenza sulla
politica asburgica. Paradossalmente a uscirne tutto sommato illesi furono
proprio i Rosacroce e le altre correnti massoniche esoteriche. Mozart
appoggiò senza riserve la politica massonica degli Asburgo: il testo della
sua Maurerfreude esprime chiaro rispetto per l’imperatore: «Prendi, diletto,
questa corona, dalle mani di Giuseppe, il nostro figlio più caro. Questo è
il giubileo del massone, questo è il trionfo del massone».
Dunque l’atteggiamento di Mozart era perfettamente in linea con quello
dei giuseppini ortodossi e dei loro sostenitori razionalisti fra gli
Illuminati. Mozart rimase membro della loggia anche dopo l’esodo degli
Illuminati. Nel 1791 (anno della sua morte) egli era ancora membro della
Loggia «Alla nuova speranza incoronata».
C’é un fatto che desta stupore e che vorrei sottolineare: il primo
episodio accertato, quello dell’iniziazione, e l’ultimo anno della sua vita
sono punti di riferimento che rivelano importanti tracce della vita
massonica, mentre tra gli anni 1786 e 1790 vi siano pochi riferimenti di un
suo ruolo attivo nella Loggia. Così pure è stata la produzione musicale
divisa in due gruppi di composizioni massoniche, la prima del 1785 e la
seconda del 1791. Durante l’ultimo anno della sua vita Mozart fu dunque
particolarmente prolifico in ambito massonico.
L’opera più significativa è senz’altro «Il Flauto magico». Essa infatti
rappresenta l’esaltazione degli ideali massonici. Il libretto fu scritto dal
direttore di teatro Emanuel Schikaneder (1751 – 1812), anch’egli Massone:
Mozart iniziò i lavori nel marzo del 1791; la prima rappresentazione avvenne
il 30 settembre 1791 al Teatro «Auf der Wieden» di Vienna.
«Il Flauto magico» trova il suo ambiente scenico nell’antico Egitto, tra
piramidi, palme e il Tempio della Saggezza. L’opera tiene a evocare gli
obiettivi massonici: si parla di umanità, di rettitudine dell’uomo, di
benevolenza. Il culto degli dei Isis e Osiris che viene rappresentato sulla
scena, vuole simboleggiare i Rituali massonici. Infatti vi sono dialoghi che
inneggiano alla Virtù, alla Saggezza, alla Bellezza e alla Forza. Ci si
rivolge all’uomo senza distinzione di rango o di colore della pelle. Appare
costantemente il numero 3 (le tre dame, i 3 angeli, le tre prove fuoco,
acqua e terra) e il finale termina nel seguente modo: «Es siegte die Stärke
und krönet zum Lohn die Schönheit und Weisheit mit ewiger Kron.»
Non è nostra intenzione addentrarci oltre nella presentazione del «Flauto
magico», in quanto l’opera è complessa e richiederebbe diverse Tavole per
svelare in modo più approfondito i suoi significati profondi.
Tornando alla vita di Mozart, va detto che gli ideali massonici
possedevano per lui un fascino enorme. Essi esercitarono una forte presa
ideologica che nasceva dalle loro ispirazioni umanitarie e illuministiche,
dai principi di uguaglianza, libertà, tolleranza e fraternità. La Massoneria
non era un mondo separato in cui Mozart entrò per puro caso, la sua adesione
alla Massoneria coinvolgeva gli strati più profondi della sua personalità al
di là della fede negli ideali umanitari. Purtroppo il clima della vita
massonica di quel tempo, come abbiamo visto agli inizi, era particolarmente
difficile: intrighi, odio, veleni ne intaccarono le fondamenta. Niente era
più come sembrava, tant’è che Mozart pur restando membro della loggia «Alla
nuova Speranza incoronata», insieme ad alcuni amici, medita di dar vita a
una propria Loggia.
«Lei sa che mio marito era massone» - scrisse nel 1799 Constanze Mozart
all’editore Breitkopf und Härtel - «e che voleva anche fondare una società
che si sarebbe chiamata Zur Grott (...). Ho ritrovato un frammento di ciò
che aveva scritto in proposito e l’ho dato a chi forse è in grado di
completarlo, dato che vi aveva preso parte».
In un altra lettera sempre all’editore citato Constanze spediva in
allegato lo scritto di Mozart e gli comunica: «Voleva dare vita a questo
nuovo ordine, si rivolga a Stadler (clarinettista, Massone e amico di
Mozart) che ha scritto la parte rimanente. È comunque restio ad ammettere
ciò che sa, poiché le società e gli ordini segreti sono oggi alquanto
malvisti.» Lo scritto di Mozart purtroppo andò perso e dunque i contenuti
rimarranno sempre un mistero. Il Dr. Paumgartner, curatore delle edizioni
tascabili «Philarmonia» di Vienna, asserisce che si trattava degli statuti e
del programma di questa nuova Loggia. Quali fini avrebbe perseguito? Quali
ideali? Quali visioni? A noi piace immaginarla come la creazione di una
Loggia ideale dove tutti i principi ed ideali massonici vengono esaltati in
modo perfetto! Insomma una Loggia perfetta come perfetto è il G.A.d.U. e
come perfetta è la musica di Mozart.
Per concludere rivolgo a tutti i Fratelli un invito: ascoltare il 3°
tempo del concerto per clarinetto e orchestra dedicata all’amico e Fratello
Stadler. Una delle ultimissime opere, dove già traspare l’avvicinarsi della
morte, in particolare nel secondo tempo: tuttavia nell’ultimo tempo è forte
il messaggio di speranza e di volontà di intraprendere un cammino verso un
mondo migliore. (Giancarlo Piemontesi, Loggia Veritas di Locarno)
Svelamento del Divino
Il fervore intellettuale ed innovativo dell’Illuminismo che ha
caratterizzato la Storia del nostro Ordine, ma anche dell’Europa tutta, è
chiaramente riconoscibile nell’opera di W. A. Mozart. Un periodo storico di
grandi cambiamenti dove, congiuntamente alla filosofia ed al progresso del
pensiero scientifico, il campo dell’arte ha svolto un ruolo di fondamentale
importanza, contribuendo a scardinare abitudini e usi rivelatisi
insufficienti a sostenere quella che doveva costituire una svolta del nuovo
mondo.
Non è un segreto che il grande musicista aderì all’Ordine iniziatico con
passione e grande convinzione, filtrando nelle sue armonie gli insegnamenti
e gli ideali che questo veicolava. Spesso, infatti, quando si pensa o si fa
riferimento alla musica massonica, il nostro pensiero corre spontaneamente
alla monumentale opera di W. A. Mozart e, in particolare, al Flauto Magico.
Al di là del fatto che gli intenti massonici di quest’opera sono chiari ed
espliciti, è fuori dubbio che l’arte e la genialità mozartiana hanno saputo
edificare armonie che, ancora oggi, permettono all’ascoltatore di elevare il
suo spirito e di accedere alla sfera della meditazione e della trascendenza.
Va però detto che anche molti altri compositori, non necessariamente
Massoni, da L. v. Beethoven a Verdi, da Bach a Bartok, hanno costruito
armonie che, investigando l’Universo dei suoni e producendo nell’ascoltatore
sensazioni profonde, avvolte dalla poesia e dalla bellezza, agiscono su di
lui incidendo sui suoi stati d’animo. Ancor prima che nel 1717 venisse
edificata la prima Gran Loggia d’Inghilterra, é impensabile solo supporre
che non vi sia stato essere umano alcuno dotato di qualità profonde capaci
di investigare l’Universo del suono, con l’intento di elevare gli animi e
nutrire la gente di saggezza e spiritualità. Amiamo considerare la musica
«massonica» come prodotto della Massoneria, riferendoci alla Storia
accertata di questo importante Ordine che é stato all’origine di tanti
cambiamenti sociali, culturali ed artistici; ci dimentichiamo però, fin
troppo spesso, che la Massoneria è soprattutto un ideale di vita e un corpo
di insegnamenti fra i più belli e sensati, un’ambizione verso cui tendere;
l’ambizione che consiste nel creare le condizioni per il Bene della gente,
per il perfezionamento di se stessi e per l’influsso che l’Ordine può avere
sui cambiamenti reali della società ma, ancor prima, dell’Uomo e della sua
stessa interiorità.
Non é un caso se, fin dall’alba dei tempi, i Rituali e, in genere, i
momenti di aggregazione sociale tra gli uomini, venissero sottolineati
dall’elemento musicale.
«Ogni cosa Sacra e che vuole rimanere Sacra – scriveva il poeta Mallarmé
- si avvolge nel mistero. La musica ci offre un esempio: apriamo una pagina
di Mozart, Beethoven o Wagner e, subito, siamo presi da un religioso
stupore….»
La Musica é fondamentalmente suono e, proprio per questo motivo, é
spostamento d’aria, ed é, quindi, vita. Amano dire gli Indù: «Se il filo
d’erba si muove, significa che esso emette un suono: sta in noi percepirlo».
Si potrebbe anche aggiungere che se non lo percepiamo, ciò significa che il
nostro stato di consapevolezza non é ancora sufficientemente elevato per far
vivere dentro di noi ciò che, solo apparentemente, vive senza di noi.
Sorge spontanea la domanda se la musica sia massonica perché sono stati
dei compositori Massoni a concepirla, oppure se, indipendentemente
dall’appartenenza o meno al nostro Ordine, essa possa essere definita tale
sia per gli effetti che produce sia per il grado di elevazione a cui essa
permette di accedere.
Prima di affrontare il tema della musica, vorrei fare qualche
considerazione sull’universo a cui essa appartiene: quello dell’Arte.
Come si può definire l’Arte? Per Plotino l’arte si distingue dalla
Scienza sulla base del rapporto che entrambe intrattengono con la Natura;
secondo il filosofo, esistono talune arti, come la medicina e l’agricoltura,
che hanno il compito di aiutare la Natura; altre, come l’architettura, che
hanno lo scopo di fabbricare degli oggetti, ed altre ancora, come la musica
e la filosofia, che mirano ad agire sugli uomini rendendoli migliori o
peggiori. Vista dalla parte dello spettatore e considerando lo stupore che
essa produce in lui, l’arte consiste allora nella ricezione di un messaggio
che entra nel profondo dell’Essere e lo fa vibrare, mettendolo in
comunicazione con l’artista. L’arte è, quindi, comunicazione diretta, ovvero
una forma di mediazione che unisce ed aggrega gli uomini. L’artista, da
parte sua, è un’entità che, nel corso della sua creazione, introduce e
sviluppa, seppur a sua insaputa, qualcosa di nuovo, anche se, volente o
nolente, egli è inconsciamente depositario di cose già note. L’origine della
sua azione, ovvero ciò che lo spinge a creare, non risiede però in qualcosa
di meditato, di studiato o di razionale, bensì nella presenza di un Demone -
nel senso greco di daimon o divino furore - che non è paragonabile a nessun
altro, proprio perché é dell’artista e suo immaginario interlocutore;
l’artista obbedisce, spesso dolorosamente, alle ingiunzioni che l’opera che
sta per nascere gli impone dal più profondo del suo essere, spesso senza
nemmeno poter descrivere il senso della sua operazione. Il prodotto
artistico, in realtà, si spiega da sé, poiché suscettibile di mettere
direttamente in contatto lo spettatore con l’artista e, per il tramite
dell’intuizione, addirittura con la Divinità che ne ha costituito l'origine.
Colui il quale assiste ad uno spettacolo artistico, in verità stabilisce sin
dall’inizio un rapporto, non mediato dalla ragione, tra l’opera, l’artista
ed il luogo illuminante da cui essa proviene, in un rapporto che si ascrive,
più che alla critica, alla catarsi e allo svelamento. Il mistero, insomma,
palpita nell’animo dell’artista, il cui segreto consiste nel saper compiere
il miracolo della Rivelazione e di essere in grado di esprimerlo, grazie
alla tecnica, alla luce dei sensi. Ancora: l’artista compie un’operazione
che mira a far leggere i simboli, così come essi si presentano, senza
necessariamente richiedere l’uso della ragione o della dottrina.
Tra le tante grandi definizioni della musica, quella che interessa
maggiormente in ambito massonico é forse questa: musica come lo svelamento
all’uomo di una realtà privilegiata e divina. Questa concezione vede
nell’armonia una caratteristica divina dell’Universo, ciò che permette di
collocare la musica nell’ambito delle arti supreme. I caratteri dell’Armonia
– già per i pitagorici – sono infatti gli stessi dell’armonia cosmica,
considerando di conseguenza che la musica è il mezzo diretto per elevarsi
alla conoscenza di quest’ultima.
Già Plotino ritiene che la musica è uno fra i mezzi più utili per
ascendere a Dio:
«Dopo la sonorità, i ritmi e le figure percepibili dai sensi, il musico
deve prescindere dalla materia nella quale si realizzano gli accordi e le
proporzioni e attingere la bellezza di essi in se stessi. Deve apprendere
che le cose che lo esaltavano sono entità intelligibili: tale è infatti
l’armonia: la bellezza che è in essa è la bellezza assoluta, non quella
particolare. Per questo, egli deve servirsi di ragionamenti filosofici che
lo conducono a credere a cose che aveva in se stesso senza saperlo».
(Enneadi, I,3,l)
La musica e la produzione artistica in genere, rappresenta una diretta
emanazione del Divino, a cui l’Essere può tendere per il suo tramite. Ma vi
è di più: non solo la musica unisce l’essere al divino, ma ha, come l’arte,
l’obiettivo principale di unire ed aggregare gli uomini tra di loro, in
quanto é in grado di cogliere i sentimenti e le passioni dell’essere umano,
al di là del bene e del male.
Otto Karoly: «La musica è l'arte dei suoni, attraverso la quale tutti i
popoli della terra hanno sempre manifestato, sin dalla notte dei tempi
sensazioni, passioni, stati d'animo, emozioni, superando peraltro, la
confusione delle lingue. Quindi possiamo affermare che la musica è
l'espressione universale al di sopra dei popoli, è arte compresa e sentita
dai più semplici ai più eletti spiriti».
La musica è quindi un linguaggio universale che, al di là della
conoscenza tecnica, permette a tutti gli uomini che sanno stupirsi e che
coltivano la loro sensibilità di entrare in un rapporto aggregante senza la
necessità di fare ricorso all’uso della parola e, in genere, della lingua.
Il suono, forse ancora più delle immagini, colpisce direttamente
l’ascoltatore, il quale è quasi corporalmente pervaso dalle vibrazioni che
esso emana. Ma che cos’è, allora, un suono? O. Karoly ci illumina a tale
proposito richiamando il mistero della creazione:
«In principio, è lecito supporre, era il silenzio. Era silenzio perché
non c’era moto alcuno e di conseguenza nessuna vibrazione poteva mettere
l’aria in movimento, fenomeno questo di importanza fondamentale per la
produzione del suono. La creazione del mondo, in qualunque modo sia
avvenuta, deve essere stata accompagnata dal moto e pertanto dal suono.
Forse è questa la ragione per cui la musica, presso i popoli primitivi, ha
tale magica importanza da essere spesso connessa ai significati di vita e di
morte. Proprio la sua storia, in ogni varia forma, insegna che la musica ha
serbato il suo significato trascendentale».
Riflettendo su questa affermazione, ci rendiamo subito conto di quanto l’
«elemento musicale», forse più di altre espressioni artistiche, avvolge lo
spettatore nel mistero della creazione, in quanto esso è voce dell’Infinito
e linguaggio dell’Universo. La musica, infatti, mette in moto il meccanismo
dell’intuizione e ciò permette all’anima collettiva di sentire i simboli
nella loro interezza, così come essi si manifestano. In ciò risiede,
probabilmente, la forza e l’intensità dei sentimenti che tutti noi Fratelli
proviamo in occasione dei nostri lavori di Loggia. Questa forza che
sottolinea i rituali non ci è necessariamente data da musiche composte o
create ad hoc da Fratelli Massoni, bensì da tutte quelle opere che «mirano
ad agire sugli uomini rendendoli migliori», e che ci aiutano a percepire le
Armonie e le Bellezze della Creazione che già in sé sono ordinate e
perfette.
In questo senso può essere definita massonica quella musica che può
aiutare tutti noi Fratelli ad elevarci spiritualmente, indicandoci la via
dell’assoluto e della trascendenza, stimolandoci alla continua ricerca
interiore ed alla costruzione della Fratellanza. Esistono quindi Fratelli
Massoni che hanno composto musica massonica ma, considerando quanto detto
sopra, è altrettanto legittimo affermare che esiste musica la quale, in
virtù del suo valore unificante e della sua forza trascendente, può essere
definita massonica sia in quanto essa apre le porte alla riflessione
profonda ed alla sacralità sia in quanto composta da Uomini sensibili che
mediano la bellezza e la forza della Creazione. (Alberto Giuffrida, Logge
Veritas e Signa Hominis).
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