Tema
Il Compagnonaggio: Antica iniziazione di mestiere
Il termine “Compagnonaggio” è del
XVIII secolo. In precedenza l’Associazione
portava il nome di “Dovere”. Il
“Dovere” era l’insieme di regole che
reggevano ciascun rito, e rappresentava
la propria convinzione, la propria storia
e la propria regola d’azione. Anche nella
Massoneria, prima ancora delle Costituzioni
adottate dalle singole Comunioni,
si fa riferimento all’osservanza
degli “Antichi Doveri” e costumi
dell’Ordine.
Bernardino Fioravanti – direttore della Biblioteca del GOI (Revista massonica svizzera febbraio 2010)
Mircea Eliade, ne “La Nascita
Mistica”, indica chiaramente come
il trionfo del Cristianesimo ha posto fine
agli antichi misteri, “ma certi motivi iniziatici
più o meno cristianizzati sono
sopravvissuti ancora permolti secoli, fino
all’epoca moderna, quale l’antico tema
iniziatico delle corporazioni delle
arti e mestieri”. Anche René Guénon
sostiene che, oltre a gruppi
d’ermetismo cristiano, le uniche
depositarie di un’influenza spirituale
tradizionale in occidente
siano la Massoneria e il Compagnonaggio,
entrambe derivante
dall’unico ceppo delle Corporazioni.
Il carattere comune dell’iniziazione
di mestiere traMassoneria
e Compagnonaggio si evince
non solo dalla medesima origine e
dai patrimoni rituali e leggendari
e simili, com’è ben espresso nella
Storia dell’Ordine che precede le
Costituzioni di Londra (1723), ma
anche dagli Old Charges (manoscritto
Cook e Watson). Del resto,
la stessa Massoneria inglese definisce
tutta la Massoneria dei
primi tre gradi col termine Craft
(mestiere).
Successione storica
del Compagnonaggio
Il Compagnonaggio nasce come reazione
dei compagni che non possono più accedere
alla maestria delle corporazioni,
perché divenute esclusivamente fatto
ereditario o di censo. Il potere politico e
religioso consolida tale dato di fatto,
spingendo i compagni ad associarsi in
assoluta segretezza. I primi mestieri del
“Dovere” sono quelli legati alla costruzione,
ovvero: carpentieri, falegnami,
fabbri e muratori. Tutti sono sotto l’insegna
della squadra e del compasso.
Questo simbolo identifica Massoneria e
Compagnonaggio anche quando nel
Compagnonaggio entreranno anche i
sarti, i sellai, i tipografi, i cordai, i maniscalchi,
i fornai, i pasticceri. La prima citazione
“Tour de France” è del 1469, anche
se probabilmente n’è antecedente la pratica.
Il “Tour” si svolgeva in senso orario,
aveva la durata dai due ai sette anni e
veniva effettuato a piedi. Il circuito partiva,
in generale, da Lione, passava per
Nimes, Marsiglia, Tolosa, Bordeaux,
Nantes, Tours, Orléans, Parigi, Auxerre,
Digione e Lione. Questo viaggio consentiva
di acquisire capacità professionali e
tecniche di lavorazione differenti da provincia
a provincia. Regolava, infine,
segretamente il flusso di lavoro qualificato
(manodopera) di castello in castello,
di città in città, là dove vi era la richiesta.
Con il XVI secolo si opera nell’interno del
Compagnonaggio una scissione tra cattolici
e protestanti che vennero soprannominati
“gavots”. La divisione, dando
origine a “Doveri” diversi, fu occasione di
lunghe lotte. La crisi economica, a causa
dell’inflazione, dovuta all’afflusso d’oro
americano, acuì i conflitti sociali. I primi
scioperi dei tipografi a Lione e dei fornai
a Parigi, nascono nel Compagnonaggio.
La Chiesa per la prima volta, il 14 marzo
1655 condanna “lepratiche empie, sacrileghe
e superstiziose che si fanno
nei mestieri dei cordai, dei sarti e
dei sellai per passare compagnoni”.
Inoltre li accusa di ricevere indifferentementeereticiecattolici.
Lo
stesso argomento sarà indicato
nella scomunica di Clemente XII
nel 1738 contro la Massoneria. La
denuncia che portò alla decisione
di condanna, da parte della
facoltà teologica della Sorbona,
proveniva da un esposto di Henry-
Michel Buch della Confraternita
del Santo Sacramento, a cui si
ispirerà Molière nel tratteggiare il
suo “Tartufo”. Le organizzazioni
del “Dovere” continuavano ad esistere
e ad essere fortissime malgrado
gli editti del ministro Colbert
contro di esse. La legge Le
Chapelier del 14 Giugno del 1791,
abolisce il Compagnonaggio, e tale decisione sarà recepita dal codice civile
napoleonico. Il Compagnonaggio continua
ad essere attivo anche se la rivoluzione
porterà una nuova scissione. Infatti,
una parte dei “compagnoni” tagliatori di
pietre, aggiungerà al termine “Dovere”
quello di “Libertà”, assumendo tendenze
più liberali ed introducendo numerosi
contenuti rituali della Massoneria
moderna. Questa nuova scissione accentuò
risse e scontri violentissimi per il controllo
di città e per la concorrenza sul
lavoro. La situazione ispirò, nel 1839, il
compagnone e massone Agricol Pardiguier
ad un’attività di riconciliazione delle
diverse ramificazioni del Compagnonaggio,
sottolineando due opere: Il Libro del
Compagnone e Le Memorie del Compagnone,
il patrimonio storico, ideale ed iniziatico
comune. Le sue opere fecero
conoscere il Compagnonaggio negli
ambienti intellettuali e scrittori come
Lamartine, Victor Hugo, Chateaubriand e
George Sand (che scriverà un romanzo di
successo sull’argomento) apprezzarono il
suo lavoro. Agricol Pardiguier fu deputato
all’Assemblea Nazionale per i repubblicani
per la seconda repubblica. Andò in
esilio sotto Napoleone III e si adoperò per
la pacificazione dopo la Comune, dove
erano stati coinvolti settori consistenti
della Massoneria e del Compagnonaggio.
La grande adunata di 10000 compagnoni,
avvenuta a Parigi nel marzo 1848 per
celebrare la riconciliazione tra i diversi
gruppi del Compagnonaggio, fu effimera
e le divergenze fra le varie associazioni
ripresero presto e, in parte, durano tuttora.
Gli inizi del ‘900 e le due guerre
mondiali fecero entrare il Compagnonaggio
in una situazione di crisi dovuta alla
trasformazione dei sistemi di produzione,
allo sviluppo delle organizzazioni sindacali
e ai cambiamenti sociali in atto. Il
Compagnonaggio, però, è sopravvissuto e
riunisce oggi una élite tecnico – professionale
di grande valore, cosciente della
propria storia, delle proprie tradizioni e
del significato spirituale del proprio
mestiere.
Esso prospera e comprende tre Associazioni:
a) l’Associazione Operaia dei Compagnoni
del “Dovere” del Tour de France;
b) la Federazione Nazionale Compagnona
dei Mestieri della Costruzione e d’altre
attività; c) l’Unione Compagnona dei
“Doveri” uniti. La prima di queste associazioni
si occupa di formare alcune migliaia
di giovani ogni anno, dai 16 ai 25 anni,
nei 17 mestieri: dell’industria, delle
costruzioni, del legno, della metallurgia,
dell’automobile, del cuoio e dell’alimentazione.
La prima formazione professionale
dura 15 mesi ed è alternata da tre
insegnamenti pratici di mestiere e insegnamenti
complementari che effettuano i
compagnoni al di fuori
dell’azienda. I giovani
che hanno terminato
l’apprendistato possono
perfezionarsi in base al
Tour de France che può
durare dai 3 ai 4 anni e
che prevede visite di città
in città, presso la Casa dei
Compagnoni dove
potranno trovare capacità
professionali ed
insegnanti tesi alla loro
formazione. Infine, il giovane
aspirante che abbia
dimostrato capacità ed
attitudine, potrà presentare
il suo “capolavoro” in cui si concretizzerà
la sua abilità nel fare. Allora sarà
accettato compagnone, lascerà le
insegne d’apprendista e riceverà il
bastone e il nome di compagnone, che
verrà formato dal paese d’origine e dalla
abilità che si intende esercitare, come
nelle antiche tradizioni. Analogo è il ruolo
svolto dalle altre associazioni. In realtà il
Compagnonaggio resta vivo per la sua
capacità di adattarsi alle forme attuali.
Esso è una rara istituzione della antica
Francia che sussiste ancora oggi ed è
stato l’anticipatore di numerosi movimenti
popolari e d’organizzazioni sociali
del nostro tempo. È stato sindacalista
prima del sindacato, cooperatore prima
delle cooperative. Ha anticipato gli uffici
di collocamento, gli organismi di credito,
lemutue, gli alberghi e i ristoranti di categoria
o d’azienda, gli alberghi della gioventù,
la sicurezza sociale. Esso ha
donato a ciascunoperaio un aiuto morale
e materiale in tutti i momenti ed ha
offerto ai più modesti un tetto ed un’officina.
Ha infuso l’essenza stessa del
mestiere, fornendo un modello completo
di vita laboriosa, il modello di un’associazione
esatta di temporale e di spirituale
capace di trasformare tutti i mestieri in
attività fondamentali e tutte le occupazioni
in vocazioni personali. I compagnoni
hanno costruito castelli, porti, palazzi,
cattedrali fino alla Tour Eiffel; hanno
lavorato con grandi architetti da Violet le
Duc a Le Corbusier. Hanno cesellato gioielli,
stampato libri, scolpito mobili, forgiato
armi grazie alla trasmissione di una
scienza comunicata da padre in figlio, da
maestro a discepolo in una concezione
del lavoro che unisce fraternamente ciascuna
generazione alla seguente. Tutto ciò
costituisce quello che si chiama “Ordine”,
l’Ordine dei Compagnoni.
Aspetti mitici, rituali e di struttura del
Compagnonaggio
Il Compagnonaggio comprende tre
gruppi di riti differenti posti ciascuno
sotto il patrocinio di un personaggio storico
o mitico: Salomone, Maestro Giacomo,
Padre Soubise. Salomone, costruttore
del tempio di Gerusalemme, stabilì il
“Dovere” che regolava l’attività degli
operai ebrei e stranieri reclutati per questa
costruzione favolosa affinché si verificasse
il loro lavoro e il loro pagamento.
Il suo capo cantiere era Hiram originario
di Tiro. Salomone istituì una gerarchia ed
un’iniziazione di mestiere che diviene il
modello e l’origine del Compagnonaggio. Gli altri personaggi sono Maestro Giacomo
(tagliatore di pietre) e Padre Soubise,
sotto la direzione di Hiram, che a
differenza della Massoneria ha un ruolo
meno centrale, anche se il mito dell’assassinio
di Hiram si presenta con analogie
e diversità. Nell’iconografia Maestro
Giacomo è rappresentato in costume
medievale, con un copricapo ornato di
nastri; indica con la mano destra il libro
degli antichi “Doveri” e porta con sé un
bastone ornato di nastri e una borsa con
squadra e compasso alla cintola. Padre
Soubise è rappresentato come un
monaco benedettino con un compasso
nella mano destra poggiato su uno statuto.
Secondo la leggenda i due personaggi,
terminata la costruzione del tempio, si
ritirarono nella “Gallia”: Maestro Giacomo
a Marsiglia e Padre Soubise a Bordeaux.
L’esame della struttura rituale del
Compagnonaggio presenta grandi difficoltà
per il ruolo fondamentale che esercita
la tradizione orale, per le caratteristiche
di società segreta dove gli archivi
venivano ogni anno bruciati il giorno
della festa del Patrono del mestiere. Le
ceneri degli archivi erano mescolate al
vinoche veniva poi servito nell’Agapeche
seguiva la riunione. Le fonti scritte sono,
pertanto, scarse; esistono gli editti,
alcuni rapporti della polizia, appunti del
XIX secolo, ma solo sull’ordine delle cerimonie
ed alcuni brani di dialoghi. A
tutt’oggi i rituali delle più importanti
associazioni compagnone non sono pubblicati.
Tuttavia è possibile enucleare
alcuni aspetti fondamentali, come l’organizzazione
interna, gli oggetti e gli
emblemi. Il luogo fondamentale dove si
svolge la vita del compagnone è la Casa
o la Camera chiamata “Cayenne”.
I compagnoni, dopo una giornata di
lavoro, si ritrovano nella loro Casa in
un’atmosfera comunitaria. Questo luogo
è così articolato: camere per ospitalità
alberghiera, mensa, grande cucina e dispensa,
locali per l’attività professionale,
sale dove vengono conservati i “capolavori”,
locali per i vari mestieri aderenti a
luoghi di carattere rituale. I due personaggi
di grande importanza della
“Cayenne” sono la Mère e il Rouleur. La
Mère non è solamente la governante
della Casa, ma il simbolo della stessa
casa. Infatti, costituisce spesso il legame
emotivo che unisce i compagnoni alla
sua organizzazione; tutti i doveri della
Mère verso la società e quelli della
società verso la Mère sono strettamente
definiti dagli Statuti. Ella è l’unica presenza
femminile rituale ammessa nel
Compagnonaggio, riceve una sua propria
iniziazione e può portare le insegne dei
compagnoni. Il Rouleur è un compagnone
incaricato di occuparsi di sistemare
i compagnoni appena arrivano alla
“Cayenne”, verificare la loro conoscenza
dei “segreti dell’ordine”, le loro capacità
professionali, li presenta all’imprenditore
che li dovrà assumere e ne fissa il salario.
Successivamente i compagnoni verranno
iscritti nel ruolo della “Cayenne” della
città e verrà determinato anche il contributo
che dovrà essere versato per alimentare
le casse della “Cayenne”. Il Rouleur
si preoccupa, tra l’altro, di regolare il
flusso di mano d’opera inviando i compagnoni
in sovrappiùa“Cayenne” di altre
città. Il presidente, o capitano, o primo
compagnone della città ha l’incarico di
capo rituale della “Cayenne”. Egli deve
sorvegliare tutta l’organizzazione
interna, aprire i lavori rituali, chiuderli,
procedere alle iniziazioni, fare applicare
i regolamenti convocando il Tribunale
Interno che può punire il compagnone.
Con l’esclusione del ruolo della Mère, che
è indefinito e che rappresenta la continuità,
tutti gli altri incarichi, in una
società di eguali, quali quella dei compagnoni,
durano da sei mesi ad un anno.
Ancora oggi, là dove esiste un presidente
primo compagnone nazionale, egli dura
al massimo tre anni e non può essere rieletto.
LeprovedelCompagnonaggioderivano
dalle rappresentazioni degli antichi
“Misteri”; infatti, esse fanno riferimento
alla passione di Gesù, al ruolo del procuratore
romano Pilato, al gran sacerdote
Caifa. I rituali prendono come base il
dramma cristiano, ma sono aspetti di
carattere cosmico che ritroviamo in altre
civiltà. Esistono anche prove fisiche, una
volto molto pesanti e che duravano tre
notti, dopo una giornata di lavoro, con le
caratteristiche dei “Riti di passaggio”
delle società arcaiche. Nell’informazione
dei rituali del XIX secolo è chiarissima
una influenza massonica moderna che si
è mescolata ad antiche tradizioni determinando
la prova del gabinetto di riflessione,
il denudamento del neofita, la
purificazione dei quattroelementi, il passaggio
nel labirinto, i giuramenti di
segretezza pronunciati sulla Bibbia
aperta al Vangelo di San Giovanni.
I gradi del Compagnonaggio sono essenzialmente
due: apprendista o affiliato o
aspirante, e compagnone così com’era
all’inizio della Massoneria moderna,
prima del 1730. In alcuni “Doveri” (come
quello del “Dovere della Libertà”, ramo
che più ha subito l’influenza della Massoneria),
il grado di compagno veniva
articolato in “iniziato, finito ed accettato”.
Abbiamo, pertanto, rituali di iniziazione
e di ricezione che prevedono prove
fisiche, morali e psicologiche, ma che
sono propedeutiche a quello dello “chefd’oeuvre”.
Il capolavoro è il frutto
dell’arte del compagno che impiegava
spesso centinaia di ore di lavoro per
realizzarlo e costituiva la massima
espressione del mestiere, quello che le
proprie mani riuscivano ad esprimere.
L’ultima provache veniva chiesta al compagno
era, infatti, quella di mostrare le
proprie mani. Compagnonaggio e Massoneria
hanno in comune strumenti ed
emblemi quali squadra e compasso,
livella e filo a piombo, il triangolo luminoso,
le due colonne del tempio di Salomone,
la pietra grezza e quella cubica, la
stella fiammeggiante, l’acacia, i nodi
d’amore e il pavimento a scacchi. Altri
simboli sono propri esclusivamente del
Compagnonaggio, quale il pendolo di
Salomone, il labirinto, la rosa, il lauro e la
vigna. Il Compagnonaggio sviluppa il
proprio modo simbolico attraverso l’accettazione
di un “Dovere” e l’esercizio di
un mestiere cui si accede, come abbiamo
visto, per iniziazione. Tutto ciò ha destato
l’interesse di studiosi massoni, di lingua
francese, inglese e tedesca, i quali, nel
Compagnonaggio hanno visto, attraverso
quest’ininterrotta testimonianza,
la comune origine di una stessa iniziazione,
quella di mestiere.
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