Tema
Il valore dell’esperienza massonica: riflessioni libere, pensieri sparsi…
Le poche righe che seguono sono idealmente
caratterizzate da una povertà d’animo che è figlia del desiderio
di non voler salire su alcuna cattedra con la pretesa di
insegnare qualcosa a qualcuno.
Giovanni Conti – Loggia Il Dovere, Lugano
Origine e natura
delle mie riflessioni
Esse sono il frutto di una
riflessione interiore e personale e pertanto rispecchiano una
visione che – pur operata alla luce degli principi della
Fratellanza – risulta necessariamente soggettiva. Ciò non
significa che alcuni potranno trovarsi sulla stessa linea di
pensiero, a partire dalla convinzione che nel quadro sociale con
il quale siamo confrontati attualmente, il recupero del
significato dell’esperienza massonica appare quasi un’esigenza.
Credo che il poter riandare alle nostre radici e al senso
ideale, possa evitarci il rischio di apatie e indurci a meglio
comprendere la “nostra storia” per la quale, almeno nei momenti
di crisi, sentiamo una certa nostalgia. Una riflessione in
questo senso, può aiutarci notevolmente a ricercare il nucleo
essenziale del ‘sentire’ massonico come qualcosa di valido oggi:
attuale!. Fare ciò porta alla consapevolezza che una tale
ricerca può pervenire alle radici ultime della nostra avventura
umana facendoci rivivere l’importanza storico-antropologica di
antiche istanze esperienziali, che oggi sembrano essere tenute
sotto controllo o sembrano venire rimosse e soffocate in nome di
una ragione tanto autosufficiente quanto sterile. Sulla scia di
un recupero inteso come una vera riscoperta di tutte le
dimensioni antropologico-filosofiche, che specialmente una certa
cultura del XIX secolo ha volutamente trascurate, ignorate o
combattute, appare che inconscio, immagini, simboli, miti – ai
quali noi ci ispiriamo - non sono residui ingombranti, ma vanno
considerati modelli di cultura, scale di valori, esperienze di
vita vissuta alle quali deve essere riservata la giusta
considerazione. Si tratta di un atteggiamento che necessita un
forte radicamento ai valori nei quali ci riconosciamo e che
regolarmente ribadiamo, soprattutto in contesti rituali. Un
radicamento che sia guida alle nostre esperienze che, seppur
diversificate, sono mirate all’esaltazione dei valori dell’uomo
e della sua progressiva spiritualità. La ‘disciplina’ massonica
insegna costantemente quanto sia utile (se non necessario)
spogliarsi di ogni pregiudizio e guardare all’umanità – al cui
miglioramento vogliamo contribuire - senza condizionamenti e con
animo ben disposto. Antropologicamente l’esperienza massonica ci
offre costantemente l’opportunità di cogliere l’esigenza di
riscoprire il senso della nostra eredità spirituale passata, ci
offre la consapevolezza di quanto abbiamo bisogno– per poter
lavorare la pietra idealmente sempre presente in ogni situazione
della nostra quotidianità – di trovare il metodo per operare una
catarsi della coscienza che si fatica a trovare. L’esperienza
massonica, il cammino entro cui la collochiamo, in un certo
senso ci fa sentire l’esigenza di sondare una dimensione
precedente la nostra esperienza al mondo, là dove si nasconde
ancora la memoria di un segreto che forse non riusciremo mai a
rivelare.
Colmare un debito
verso il nostro passato
Mi rendo conto in prima
persona di come il cogliere tutto questo non sia per nulla
facile e come ciò comporti un lavoro interiore, ma mi sono
convinto del fatto che aprirsi a questa opportunità (o almeno
tentare di farlo) possa colmare, per così dire, un debito
importante verso il nostro passato e costituisca la premessa per
un nuovo approccio al lavoro a favore dell’umanità.
Credo che questo sia uno
degli aspetti più fondanti dell’esperienza massonica e nel
contempo sia uno dei più difficili da attuare proprio perché
chiede, forse più di altri, una messa in gioco di forze e
sensibilità strettamente personali, proprie. Il discorso può
certamente portare lontano data la sua ampiezza ben
comprensibile da questi accenni. Nell’ampiezza, desidero
evidenziare e condividere uno dei momenti che più mi
coinvolgono, ovvero l’opportunità che l’esperienza massonica,
attraverso i suoi diversi passaggi è in grado di offrire: quella
del discernimento. Al lettore chiedo di comprendere bene:
ciascuno di noi è uomo maturato attraverso le esperienze che
l’esistenza umana gli ha messo di fronte. Ciononostante
l’esperienza massonica offre gli strumenti per guardare agli
‘altri’ e al mondo in generale con uno sguardo nuovo, diverso...
L’opportunità del
discernimento
Il discorso sull’arte del
discernere e in particolare sui criteri e sulle regole per un
retto discernimento si colloca in un terreno minato, perché c’è
confusione circa lo stesso termine “discernimento”: oggi si usa
molto, ma probabilmente anche se ne abusa; sembra essere una
parola di moda. Personalmente ritengo che l’esperienza massonica
vada ben più in là dell’offrire un qualcosa che aiuti nella
ricerca e che consenta di operare in ogni circostanza concreta
quello che conviene fare.
Lo ‘stile’ massonico va
oltre all’identificare il discernimento con una semplice e pura
analisi sociologica o psicologica della realtà, oppure, con una
semplice formazione o governo della coscienza morale, capace di
distinguere chiaramente il bene dal male. L’esperienza massonica
chiama in qualche modo anche a discernimento spirituale.
Paradossalmente l’aspetto meno tangibile della problematica –
quello spirituale - è segnale inequivocabile di quanto la
Fratellanza sia calata nella realtà e capace di cogliere le
esigenze della storia concreta, che richiamano e fondano
l’urgenza del discernimento spirituale soprattutto nei momenti
di trapasso culturale, quale quello del mondo d’oggi. Va da sé
che, affrontando questo discorso, non ci si deve lasciare
irretire da confusioni dottrinali a noi esterne nelle quali ha
facile gioco la battuta a effetto, lo slogan teologico di moda.
La via del discernimento spirituale alla luce della ‘filosofia’
massonica presuppone il trovarsi all’interno del generale piano
del Grande Architetto dell’Universo e, quindi, la conoscenza di
esso attraverso gli insegnamenti che le Logge sono capaci di
mettere in atto. Il che dimostra che il discernimento spirituale
è sempre qualcosa di concreto e di esistenziale a cui
contribuiscono i segni esterni (segni comuni) che ciascun
massone conosce, insieme a segni interiori (quindi personali)
quali: emozioni, pensieri e affetti. Questi segni – sia quelli
comuni sia quelli personali - sono come voci, come parole
espresse in un linguaggio particolare di cui solo la crescita
operata all’interno dell’esperienza massonica consente la
comprensione, l’interpretazione e la conseguente messa in atto.
Gli spazi messi a nostra
disposizione sono limitati e penso sia necessario interrogarci
brevemente sulle tappe che scandiscono l’itinerario. Quali tappe
deve percorrere chi è chiamato a discernere nel suo cammino
verso la decisione che concretizzerà la sua risposta nel
concreto della propria vita? L’esperienza massonica mi pare di
poter dire che ci offre l’opportunità di descriverle attraverso
tre verbi che, a loro volta, raggruppano varie operazioni da
parte del fratello in un processo globale di discernimento:
ascoltare, valutare, scegliere. A essi corrispondono tre
fondamentali facoltà dell’uomo: memoria, intelletto e volontà.
L’esperienza massonica è
una guida che, a differenza di altre guide che si propongono
all’Uomo, non propugna certezze di successo ma offre
l’innegabile ricchezza dell’esperienza. E in questo è
inevitabile correre col pensiero ai Maestri d’Opera medievali il
cui compito fu quello di trasmettere la Tradizione. E lo fecero
con straordinaria generosità, trasmettendo con tutte le loro
forze spirituali ed umane l’essenza dell’iniziazione che avevano
vissuto. Un’essenza che ancora oggi, come allora, rimane il
fondamento per il passo più importante per un massone, di fronte
al quale la vita nel mondo profano come quella all’interno della
Fratellanza lo pone costantemente: quello della scelta che
chiama ad un gesto di decisione, di volontà.
È questa precisamente la
tappa finale di tutto il processo di discernimento, è il momento
nel quale l’esperienza di una vita massonica viene
interiorizzata dal singolo fratello e fatta propria, senza
edulcorarla o impoverirla, ed è il momento della libertà
dell’uomo, che sceglie quello che ritiene più opportuno, là dove
‘opportuno’ è da intendersi come la scelta migliore e buona e
coerente con i principi a cui la promessa massonica
costantemente ci richiama.
Ma l’esperienza massonica è
naturalmente molto, molto di più...
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