Dossier
Massoneria in Ticino: la questione delle nuove leve
Prima di mettere a fuoco il problema del ricambio generazionale nelle nostre logge è opportuno chiedersi se effettivamente esiste una questione di questo genere. La domanda sembra legittima dal momento che, almeno per alcune logge d’oltralpe e della vicina penisola, la preoccupazione non sussiste in quanto le nuove affiliazioni coprono il fabbisogno delle rispettive officine.
Daniele Bui
Dopo aver interpellato i Venerabili Maestri in cattedra delle
logge ticinesi la situazione al momento sembra sotto controllo.
Non pare esistere un problema immediato concernente il ricambio
generazionale delle differenti officine del nostro Cantone.
Tuttavia non è necessario snocciolare dati statistici per
rendersi conto che gli effettivi delle nostre logge, in un
futuro non troppo lontano, rischiano un declino. In alcune logge
l’età media dei Fratelli si avvicina alla sessantina, molti
Fratelli lasciano l’Ordine senza essere rimpiazzati e non ci
sono strategie specifiche volte a ripopolarle. Inoltre molti
degli affiliati partecipa raramente ai lavori di Loggia, il che
comporta inevitabilmente che in molte tenute solenni i banchi
risultino semivuoti e offrono uno scenario desolante e
deprimente. Ma quali sono le cause e le ragioni di questo
assenteismo e di tale disaffezione alla Libera Muratoria?
Cause e ragioni di natura socio-economica
Uno dei fattori principali di questo stato di cose è
senz’altro riconducibile alla rapida trasformazione, in atto da
almeno trent’anni, del mondo del lavoro. Le necessità di un
aggiornamento costante, la competitività sempre più agguerrita,
l’esigenza di spostamenti continui, la richiesta di una
flessibilità stressante, il sentimento di insicurezza, la paura
della perdita del lavoro e la conseguente ansia per un futuro
incerto diminuiscono notevolmente tempo ed energie per attività
che esulano dallo stretto necessario. Non è un caso se spesso i
Massoni più attivi sono proprio i pensionati che non sono
appunto gravati dalle pesanti ristrutturazioni che stanno
modificando in profondità alcune caratteristiche del lavoro che
erano restate stabili per generazioni e generazioni. Un’altra
componente che influisce sicuramente in modo negativo sul tempo
a disposizione per la Massoneria è la trasformazione della
famiglia. Sono finiti i tempi in cui il marito poteva lasciare
la cura dei figli e della casa alla moglie. Oggi la maggior
parte delle donne lavora e pretende giustamente di essere
aiutata anche nelle faccende domestiche. I mariti oggi spesso
cucinano, vanno a fare la spesa, lavano e stirano, si occupano
dell’educazione dei figli, li accompagnano nelle loro attività
extrascolastiche. Insomma collaborano molto più attivamente che
i nostri padri al funzionamento ottimale della vita familiare.
Evidentemente queste attività sottraggono una fetta importante
del tempo a disposizione per i propri interessi personali. Per
far fronte ai summenzionati problemi non ci sono molte
possibilità. Penso che chi si occupa di stilare il programma
delle logge dovrebbe tener conto di questi cambiamenti e
proporre di conseguenza un calendario di impegni più snello, che
preveda al massino due impegni mensili, altrimenti sarà
inevitabile trovarsi ancora con delle logge semivuote. Tuttavia
è chiaro che sarebbe preferibile che la società modificasse i
suoi obiettivi, che abbandonasse la ricerca ossessiva della
massimizzazione degli utili ad ogni costo e che si preoccupasse
maggiormente della qualità della vita dei cittadini.
Bisognerebbe cominciare a rendersi conto che il prezzo da pagare
per una vita votata al consumismo estremo è troppo alto e che
vivere a velocità vertiginosa per mantenere certi beni superflui
sta diventando veramente assurdo.
L’immagine fuorviante della Libera Muratoria
Un altro elemento che incide negativamente su un possibile
avvicinamento dei giovani alla Libera Muratoria credo sia
l’immagine deformata del nostro Ordine che viene trasmessa dal
cinema, dalla letteratura d’intrattenimento e dai mass media in
generale. Purtroppo sovente la Massoneria è considerata ancora
una specie di setta segreta, dove dei loschi individui
tramerebbero per accaparrarsi il potere nella società. È
veramente deplorevole che mai nessuno si prenda la briga di
riconoscere pubblicamente le innumerevoli iniziative umanitarie
intraprese dalla Fratellanza: aiuti ai poveri, agli ammalati,
agli studenti, alle vittime di terremoti e dissesti
idrogeologici, alle vedove, agli orfani…Non si può negare che
qualche mela marcia interessata esclusivamente ad intrecciare
affari profani con altri Fratelli riesca a varcare le porte
della Libera Muratra, tuttavia questi individui non resistono a
lungo. La Massoneria è un impegno che richiede tempo, energie e
convinzioni profonde. Chi pensava di frequentare ambienti
massonici unicamente in vista di tornaconti personali si è
presto stancato ed ha abbandonato spontaneamente l’Ordine.
L’utilitarismo dilagante e la crisi dei valori
Tra le ragioni di un disinteresse dei giovani per la causa
massonica annovererei l’utilitarismo dilagante degli ultimi
decenni. Prima di intraprendere una qualsiasi attività molti
giovani del giorno d’oggi cominciano col chiedersi a che cosa
gli serve, che cosa gli frutta, che cosa ci guadagno ad
impegnarmi a fondo in un’associazione, in una società, in un
circolo… L’avvento dell’uomo a una dimensione teorizzato da
Marcuse pare sia diventato ormai una realtà incontestabile. Il
totalitarismo di cui parlava non è soltanto un’organizzazione
politica criminale ma anche un’organizzazione economica
preparata scientificamente che opera mediante la manipolazione
dei bisogni da parte di gruppi specifici di interessi. Queste
élites dirigenti sono in grado di imporre modelli, vendere i
propri prodotti, sollecitare consensi sul modo di gestire il
lavoro ed il tempo libero. L’industria dei consumi di massa
propone un modello unico di cose e valori desiderabili e le
nuove generazioni sono allevate e nutrite in questo paradigma.
Nella società occidentale il superfluo, lo spreco, il lusso
sembrano diventati i nuovi valori, espressione d’identità e di
status. C’è una gara a chi compra di più, a chi può ostentare la
propria ricchezza, a chi è in possesso dell’ultima versione di
un prodotto. Le persone si riconoscono ormai solamente nelle
loro merci. L’indebitamento per l’acquisto di qualsiasi oggetto
è incentivato ovunque, anche nella forma illusoria di quello a
tasso 0.
Evidentemente in un contesto socioeconomico di questo tipo lo
spazio per l’introspezione e la meditazione riflessiva sul
proprio essere e sul significato ultimo dell’esistenza si
assottiglia notevolmente o addirittura sparisce. Che questo
modello esistenziale che si sta prepotentemente affermando non
costituisca la chiave universale della felicità lo si intuisce
facilmente dalla monotonia, dalla noia di molte vite
standardizzate e soprattutto dall’aumento preoccupante di
depressioni, un male che è sempre esistito ma che nell’epoca
contemporanea sta assumendo proporzioni inquietanti. È difficile
capire cosa si possa fare per arrestare o invertire questa
tendenza autolesionistica e rivalutare alcuni valori
tradizionali, la dimensione del sacro e della trascendenza. Una
proposta interessante potrebbe essere quella di mostrare, come
ha saputo fare magistralmente Nuccio Ordine nel suo ultimo libro,
l’utilità dell’inutile. Per l’autore è il momento di prendere
coscienza che la spiritualità e la cultura “costituiscono il
liquido amniotico ideale in cui le idee di democrazia, di
libertà, di giustizia, di laicità, di uguaglianza, di diritto
alla critica, di bene comune” possono svilupparsi nel modo più
naturale e salutare possibile. Come si vede la posta in gioco è
troppo importante per restare inerti di fronte alla pericolosa
invasione e idolatria del materialismo consumistico dei giorni
nostri
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