Dossier
L’Agape massonica
Condividere un pasto fa parte di quasi tutte le culture. Pranziamo assieme in occasione di una nascita, un matrimonio, un decesso. Il pasto in comune offre l’occasione di affermare la coesione tra i commensali. Come in ogni società fraterna i banchetti ed i pasti consumati assieme hanno sempre rappresentato un posto importante nella socialità massonica.
Daniele Bui
Il termine deriva dal greco agapé, che vuol dire amore,
carità. Derivato di un verbo che significa «accogliere con
amicizia», «mostrare dell’affetto per qualcuno», esso rinvia ad
una forma di amore singolare, distinto dall’eros. Si tratta di
un amore fatto di valori squisitamente massonici come la
devozione, la tenerezza e la benevolenza il cui equivalente è la
caritas latina. I greci dell’età classica distinguevano tre
diverse tipologie di amore: Eros, Philia, Agape. Il primo è
l’amore che ci infiamma per una donna, un ideale, un mito…Il
secondo è l’amore che ci spinge a comprendere, a penetrare il
significato profondo delle cose. Il terzo infine è l’idea di
amore che, partendo dalla consapevolezza di appartenenza al
tutto, ci permette di entrare in simbiosi osmotica con quanti e
quanto ci circonda. Il termine in particolare indica una
cerimonia cristiana dei primi secoli incentrata su un banchetto
eucaristico. Secondo alcuni studiosi i banchetti massonici
deriverebbero appunto dalle agapi cristiane. Il filosofo e
massone tedesco Fichte, autore della celebre Filosofia della
Massoneria, fa derivare il termine Massoneria da Mase, «tavola»,
da cui Masonei e quindi Massoni e Massoneria (Compagnia da
tavola). L’Agape può essere Bianca oppure Rituale. Quella Bianca
si riferisce a convivi informali, organizzati in talune
occasioni particolari ed aperte alla partecipazione delle donne
e dei profani. Di norma tali occasioni coincidono con i Solstizi.
Le Agapi rituali sono organizzate più raramente, e prevedono la
partecipazione dei soli Fratelli della Loggia. Ai dignitari vi
vengono assegnati posti ben stabiliti, ed uno specifico rituale
viene osservato dai commensali sia nella consumazione delle
poche e semplici portate previste, sia nell’esecuzione dei vari
brindisi, effettuati dal Maestro venerabile o da un Fratello da
lui appositamente incaricato.
Storia, simboli e rituali
Nell’Antichità l’Agape designava più che altro un pasto
fraterno di carattere liturgico, nel corso del quale veniva
celebrata l’Eucarestia. Quest’uso sarebbe esistito nel I secolo
e avrebbe avuto origine dai banchetti dei cristiani di Corinto
di cui l’apostolo Paolo denuncia gli eccessi. L’Agape,
probabilmente degenerata in bisboccia e abbufate, fu vietata nel
VI secolo per cessare definitivamente nel VII. Nella Cité
Antique, il famoso storico Fustel de Coulange ricorda che
consumare del cibo preparato su un altare rappresentò la prima
forma data dall’uomo all’atto religioso. Questo banchetto
esprimeva il bisogno di porsi in contatto e comunione con la
divinità, che dopo essere stata invitata veniva naturalmente
servita. L’uso di questi pasti pubblici, o banchetti agli Dei,
era molto diffuso in Grecia, dove si credeva che la salute della
città dipendesse da tale adempimento. Come scrive Irène Mainguy
«Nell’Odissea, Omero fornisce la descrizione di uno di tali
banchetti sacri che si aprivano e terminavano con libagioni e
preghiere. I cittadini invitati alla mensa sacra erano
momentaneamente rivestiti della dignità sacerdotale. È
innegabile che banchetti del genere avessero carattere di
cerimonia religiosa, poiché si effettuavano invocazioni e
libagioni, e si cantavano inni. La natura delle vivande e la
qualità del vino servito erano regolati dal rituale di ogni
città. Tale pratica si ritrova nella Roma antica, in cui il
Senato dedicava determinati giorni ai banchetti sacri sul
Campidoglio`». Queste antiche tradizioni ci danno un’idea dello
stretto legame che univa i componenti di una città, o di un
gruppo accomunato dagli stessi ideali e aspirazioni. L’unione
tra gli uomini era simboleggiata dal pasto consumato in comune,
nel quale si può riconoscere una prefigurazione delle agapi
massoniche e del senso della parola compagno (cum e panis chi
mangia lo stesso pane). All’inizio dell’era cristiana, Plutarco
parla die banchetti spartani, precisando che essi alimentano
l’amicizia e l’affetto tra i partecipanti, e da tale descrizione
si può dedurre di essere già in presenza di pasti consumati in
loggia di tavola.
Il banchetto rituale è pressoché generalizzato, e rappresenta
fondamentalmente la partecipazione a una società, a un progetto,
a un’associazione di persone unite da forti legami ideologici.
L’Agape massonica «è una delle più antiche e solide tradizioni
massoniche», possiamo pensare antica quanto la massoneria stessa
.Già si fa cenno di banchetti massonici tenuti dopo le riunioni
di Gran Loggia nelle Costituzioni di Anderson risalenti al
1723, che riportano di tale usanza almeno fin dal 1717, ma è
probabile che l’abitudine di riunirsi a banchettare dopo il
lavori di loggia risalga ai primi anni del XVIII secolo. E’
certo, comunque, che nei decenni successivi a tale data sia in
Inghilterra sia nell’Europa continentale, ove la massoneria si
andava rapidamente diffondendo, i cosiddetti «lavori di tavola»
assunsero una particolare rilevanza tra i Liberi Muratori. Le
prime pubblicazioni in Italia sulla libera muratoria così come
diversi altri scritti di autori della seconda metà del 700, già
dedicano ampio spazio ai banchetti dei Liberi Muratori. Molte
pagine vengono dedicate al lessico usato a tavola, ai nomi
impiegati per individuare arredi e posateria, ai brindisi, alla
forma della tavola ed ai posti assegnati ai commensali nei
giorni dell’anno in cui festeggiare con banchetti rituali o
agapi d’obbligo. Così ad esempio il «Codice Massonico delle
Logge riunite di Francia» (1779) approvato nel Convento di Lione
nel 1778 che fu all’origine del Rito Scozzese Rettificato, fa
riferimento alle «feste» di San Giovanni Battista (24 giugno),
di San Giovanni d’inverno (27 dicembre) e a quella del «rinnovamento
dell’Ordine» (6 novembre). Nello stesso periodo appare
perfettamente ritualizzata l’agape massonica nell’ambito del
Rito Francese altrimenti indicato come Moderno o Riformato,
tant’è che per «i lavori di tavola» questi codici o regolamenti
sono stampati a uso delle Logge del Grande Oriente di Francia.
Così nel 1786 è pubblicato un rituale a stampa utilizzato
nell’ambito del Rito Francese quasi contestualmente ad altra
pubblicazione (manoscritta) del 1783 utilizzata prima in seno al
Grande Oriente di Francia e poi, negli anni successivi, dal
Grande Oriente d’Italia. In tale rituale si descrive con estrema
precisione la struttura della tavola a ferro di cavallo, il
posto occupato dagli Ufficiali di Loggia, dagli ospiti, dai
fratelli di loggia secondo il loro grado, le funzioni che ogni
fratello massone ricopre durante la celebrazione dell’agape, i
nomi usati per indicare bevande, cibi, posaterie e arredi,
l’ordine dei brindisi e i soggetti ai quali si brinda, le
posizioni da assumere durante i brindisi e le frasi da
pronunciare.
Senso dell’Agape
Non si dovrebbe confondere l’Agape con una semplice e allegra
riunione conviviale, quasi un momento ricreativo tra amici
goliardici; si tratta in realtà di una condivisione sacralizzata,
in un tempo e in uno spazio anch’essi sacralizzati, si tratta di
un pasto che più che saziare, ha il compito di porsi quale
simbolo e momento di riflessione. Troppo spesso non si presta la
dovuta attenzione alla «masticazione », concentrandosi piuttosto
su ciò che è più o meno gradito ai nostri palati. Il pasto
condiviso ritualmente non può soggiacere a queste variabili.
Ogni portata infatti ha il suo perché e la sua funzione in un
dato momento; ogni gesto, ogni parola è motivato. L’assunzione
del cibo è misurata, per far riflettere piuttosto che saziare.
Le Agapi contraddistinguono un tempo privilegiato di
convivialità che unisce i Fratelli di una loggia intorno a un
pasto, frugale o no. Esse consentono di rafforzare quei legami
che collegano gli anelli della catena massonica della loggia gli
uni agli altri. Trovare l’equilibrio e la misura nella
condivisione è spesso difficile; tuttavia, è ragionevole
considerare che l’esagerata nutrizione e l’abbondanza sono
sinonimo di spreco, cioè di un atteggiamento contrario allo
spirito iniziale dell’Agape. Come detto la finalità dell’agape è
rappresentata dalla fusione dei cuori nell’amicizia.
L’itinerario per arrivarvi passa attraverso un lungo
apprendistato e la scoperta della personalità degli altri
Fratelli che condividono con noi un’esperienza esistenziale
unica.
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