Dossier
Alchimia, Scienza e Massoneria
Spesso discipline come l’alchimia, la magia e l’astrologia vengono associate alla ciarlataneria, alla superstizione. In generale le pratiche che hanno una qualche attinenza all’occulto suscitano ormai solo ilarità e commiserazione. Ci si può chiedere se tali giudizi e atteggiamenti siano razionalmente giustificati.
L’idea, di matrice positivista, della nascita della scienza
moderna che circolava fino a pochi decenni or sono e che resiste
ancora al di fuori degli ambienti specialistici degli storici
della scienza è a grandi linee la seguente: essa viene
rappresentata come un prorompente movimento di filosofi e
scienziati che armati del nuovo metodo scientifico codificato
nelle opere di Bacone, Cartesio e Galileo avanzava in maniera
incontenibile sbarazzandosi trionfalmente di secolari ostacoli
tra i quali si annoverano appunto magia, alchimia, astrologia.
Ai successi ed ai progressi della scienza emergente
corrispondeva un declino, una disgregazione altrettanto
spettacolare di quel corpus di discipline ermetiche ed occulte
il cui presunto sapere si stava rivelando ormai palesemente
infondato e fantasioso. I protagonisti di questa esaltante
avventura sono nomi noti: dai primi lavori di Leonardo
all’ottica di Newton, passando attraverso personalità eccellenti
quali Vesalio, Copernico, Galileo, Keplero, Harvey, Cartesio,
Leibniz per non citare che i più conosciuti. Le regole
metodologiche teorizzate da alcune di queste grandi menti
permettevano di procedere linearmente senza indugi nelle
ricerche sul mondo della natura. I risultati sensazionali che
man mano si stavano accumulando rappresentavano la prova
incontrovertibile dell’efficienza e della verità del nuovo
approccio scientifico e parallelamente mostravano la patetica
inconsistenza delle tradizionali indagini criptiche ed ermetiche.
Una nuova immagine della scienza
Questa ricostruzione storica della nascita della scienza
moderna, da diversi decenni, è stata contestata, o meglio
confutata, sulla base di una abbondante documentazione e di
solide argomentazioni che hanno indotto a ripensare il quadro
generale di quel periodo che va pressappoco dalla data di
pubblicazione del De Revolutionibus di Niccolò Copernico del
1543 all’opera di Isaac Newton I Philosophiae naturalis
principia del 1687. Storici della scienza quali Walter Pagel,
Frances Yates, Eugenio Garin e Paolo Rossi hanno saputo mettere
in evidenza chiaramente la rilevante presenza della tradizione
magica, alchemica ed ermetica all’interno di quel processo che
porta alla scienza moderna. Dai loro studi emerge come
molteplici idee scientifiche sono state suggerite, favorite o
influenzate proprio da quelle discipline occulte. Per esempio,
l’idea di mettere il sole, al posto della Terra, al centro
dell’universo era già stata avanzata in alcune dottrine
pitagoriche e neoplatoniche. Il passaggio da una medicina
sacerdotale, che ancora interpretava la malattia come un peccato,
ad una medicina empirica fu favorito da maghi e alchimisti i
quali sostituirono una medicina soprannaturale con una naturale
compiendo in tal modo un progresso decisivo. La separazione tra
arti meccaniche ed arti liberali che ha rappresentato per tutto
il Medioevo uno dei principali fattori che hanno impedito
l’emergere di un sapere sperimentale venne superato tra gli
altri proprio da quei maghi tanto ridicolizzati.
Scienziati figli del loro tempo
I protagonisti della rivoluzione scientifica non erano dei
puri esseri razionali. Sono anch’essi uomini del loro tempo
condizionati da un retaggio di idee tradizionali ancora molto
influenti. Difendendo la centralità del Sole, Copernico si rifà
all’autorità di Ermete Trismegisto. Cartesio in gioventù
anteponeva i risultati dell’immaginazione a quelli della ragione,
simpatizzava con i Rosacroce e pensava che in tutte le cose
fosse presente «una sola forza attiva, che è amore, carità e
armonia». Keplero non determinò solo le leggi che portano il suo
nome, ma non ripudiò mai i suoi legami con la cosiddetta
tradizione ermetica e con un misticismo numerico di ascendenza
pitagorica.
Fu il grande economista John Maynard Keynes che
acquistò una parte dei manoscritti che lo indussero a definire
Newton non il primo degli scienziati moderni ma «L’ultimo dei
maghi».
Leibniz nella sua logica (che è l’origine della moderna
logica simbolica) non disdegna di ricorrere a temi attinti dalla
tradizione del lullismo ermetico e cabalistico. Robert Boyle si
interessò in modo significativo all’alchimia e alla
trasmutazione delle sostanze.
Ma il caso più emblematico è quello di Newton, considerato
spesso un campione di razionalismo puro. Quando si trattò di
pubblicare l’opera omnia dell’autore venne alla luce un baule
contenente una quantità impressionante di studi alchemici e
teologici che imbarazzò non solo il curatore ma molte università
che rifiutarono di comperare quelle carte. Fu il grande
economista John Maynard Keynes che acquistò una parte dei
manoscritti e che lo indussero a definire Newton non il primo
degli scienziati moderni ma «l’ultimo dei maghi».
Come si vede non sempre principi non scientifici, teorie
fantasiose costituiscono ostacoli sul cammino della scienza.
Esistono idee pseudo-scientifiche che si sono rivelate feconde
per il patrimonio tecnico-scientifico. Il filosofo americano
Charles Sanders Peirce scrisse: «Datemi un popolo la cui
medicina originaria non è mescolata con la magia e gli
incantesimi ed io troverò un popolo privo di qualsiasi
scientificità ». Alla luce di queste considerazioni le critiche
rivolte alla libera Muratoria come attività anacronistica legata
ancora a simbolismi alchemici obsoleti possono essere facilmente
neutralizzate mostrando che l’alchimia è stata una preziosa
fonte nel processo della Rivoluzione Scientifica. Inoltre il
ricorso all’alchimia in Massoneria ha una valenza allegorica. Lo
scopo non è la trasmutazione dei metalli ma piuttosto la
trasformazione psichica e spirituale dell’essere umano che dopo
una serie di processi di perfezionamento giunge a trasformare sé
stesso da vile piombo in oro filosofico, da pietra grezza a
pietra cubica. D.B.
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