Il silenzio
(Alpina 10/2007)
Per parlare di Silenzio si dovrebbe, coerentemente, tacere. Ma queste
righe e, soprattutto, le pagine che seguono rimarrebbero vuote. Il Fratello
Floriano Pellanda (v. articolo) si esprime, preoccupato, con queste parole:
«Nella nostra epoca così disordinata e stressante, ove non è raro essere
investiti da idee e principi contrastanti, ove pure la vita professionale
incalza con innovazioni feroci e incessanti richieste di redditività e
neppure la religione riesce a erigersi a baluardo di valori e principi
sicuri, l’uomo moderno si sente smarrito, confuso». E continua, con un
barlume di speranza: «Si avverte così impellente il bisogno di rallentare la
corsa, di riprendere il respiro. Ma molto spesso ci lasciamo inghiottire dalle necessità impellenti e
continuiamo a correre, senza sosta, e non troviamo più il modo di fermarci.
Un rimedio esiste: la pratica del Silenzio». La Massoneria non solo lo
insegna, ma ne è la scuola. Mi piace in quest’occasione far riferimento al
filosofo Miguel Molinos (1628-1696) che suddivise il Silenzio in tre
distinte categorie: il silenzio della parola, il silenzio dei desideri e il
silenzio dei pensieri. Vedo riflesse, in questi tre stadi di silenzio, le
virtù dei tre gradi massonici. Il silenzio della parola è proprio al grado
di Apprendista; tacere per apprendere. Il silenzio dei desideri si addice al
grado di Compagno; sacrificio e rinuncia in favore del prossimo. Il silenzio
della mente è l’Arte del Maestro Massone; è la libertà spirituale che
permette l’evoluzione illimitata verso la Conoscenza. Sempre parafrasando il
suddetto pensatore, ma espresso con parole massoniche, la sintesi potrebbe
suonare così: non parlando, non desiderando e non pensando si raggiunge il
vero Silenzio interiore, il quale permette all’Iniziato di percepire la voce
del GADU e, infine, di intuire la Verità.Per quanto attiene al Silenzio
la Massoneria insegna soprattutto l’arte del tacere, dell’ascolto e della
totale liberazione interiore; la ricettività per il trascendente corrisponde
al grado di tale libertà. Riferendosi sicuramente a tutti i livelli del
silenzio, fisico e spirituale, Pitagora ci ha lasciato questa
raccomandazione: «Ciò che vuoi dire dev’essere migliore del silenzio;
altrimenti taci». Ma il Silenzio può incutere anche paura; esso permette
l’ascolto della propria coscienza. Felice chi ascolta il Silenzio con
serenità...
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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