Pergiudizi - come affrontarli?
(Alpina 12/2009)
Se in Massoneria si vuole parlare di pregiudizio,
occorre analizzare il fenomeno
da due punti di vista ben distinti; i pregiudizi
del Massone stesso nei confronti di tutto e
di tutti, e i pregiudizi che l’«uomo della
strada» ha, cosciente o incosciente, nei
riguardi della Massoneria. Anche il Massone
ha pregiudizi! Infatti, a prescindere dalla
buona volontà di evolvere, anch’egli è e
rimane un «uomo comune», costantemente
influenzato, e quindi vittima, di quel mondo
il quale, con crescente violenza inculca
nelle menti certezze, credenze, speranze e
illusioni. Quante persone giurerebbero sulla
qualità di un prodotto soltanto perché i
media l’hanno presentato in modo convincente,
quanti credono in un posto beato
nell’al di là perché qualcuno ha abusato
della loro buona fede, quanti attendono un
benessere definitivo perché il partito più
loquace ne ha trovato la panacea! Ed ecco
che la gente corre ad acclamare un Duce o
un Papa, dimenticando, o non sapendo,
quanto inganno la sta colpendo. Il pregiudizio
è figlio della credulità. Credere crea
false certezze. Credere è sovente null’altro
che pigrizia; lasciare che gli altri pensino per
noi! Ma come si esalta e pubblicizza un prodotto
(materiale o spirituale), allo stesso
modo, quando occorre, si usa denigrare,
umiliare; ecco la calunnia, altrettanto efficace
per creare preconcetti. Ne fu e ne è
tuttora vittima la Massoneria. Integralismi
ed estremismi totalitari, religiosi e politici,
vi sono riusciti alla grande. Quando nei nostri
Rituali si accenna ai rumori, ai metalli o
alle tenebre da allontanare e da sfuggire, si
intende proprio questo: liberare la nostra
mente e i nostri cuori dai pregiudizi e dai
sentimenti ostili; la liberazione interiore
indispensabile per la ricettività spirituale. Il
Massone compiuto, condizione difficilmente
raggiungibile, è l’«Uomo libero»,
colui che nella misura massima del possibile
è riuscito a liberarsi dalle idee e dalle
convinzioni preconcette, secondo il motto:
«Chi non dubita è schiavo delle proprie certezze.
» Dunque dubitare, analizzare, cercare
piuttosto che credere; «osa sapere!» esortava
Kant. Liberare l’umanità dall’oscurantismo
collettivo e individuale è compito di
ogni singola persona. È così che l’uomo
riscoprirà l’immenso dono naturale della
coscienza e della ragione, sublimi facoltà
umane da usare senza influenze altrui. Un
mondo di uomini liberi; quale meravigliosa
utopia! Ma un giorno l’uomo crescerà e,
liberato dai pregiudizi, realizzerà l’«Eden in
terra». Il Massone ne è certo, e lo chiama
già sin d’ora il Tempio dell’Umanità.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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