Essere felici, dare felicità, trovare felicità
(Alpina 1/2010)
Siamo in Gennaio. Il passaggio da un anno
all’altro, come d’altronde il Solstizio
invernale appena trascorso, ha inevitabilmente
due aspetti ben definiti: uno sguardo
retrospettivo e un altro rivolto al futuro. Chi
meglio dell’antichissima divinità romanoitalica
Giano il bifronte può rappresentare
questo aspetto dell’eterno divenire tra passato
e futuro; lui, con le sue due facce contempla
quanto già è accaduto e, al contempo,
quell’inevitabile destino futuro che
l’umanità dovrà affrontare, sia esso vicino
o lontano, contraddistinto da gioie o da
dolori. Dal nome di Giano, in latino Ianus,
«porta» o «passaggio», deriva anche il nostro
attuale mese di gennaio. Infatti, nella
riforma del calendario romano, Numa Pompilio
dedicò a Giano il primo mese successivo
al Solstizio d’inverno, chiamandolo
ianuarius, ossia gennaio. Con il calendario
giuliano, promulgato da Giulio Cesare (da
cui prende il nome) nel 46 a.C., divenne
definitivamente il primo mese dell’anno.
Questi pensieri, provenienti da lontane e
sagge filosofie, offuscate per millenni da
piccole e grandi correnti religiose, sono
rifioriti durante l’Illuminismo settecentesco
e, segnatamente, ben ancorate nelle idee
della Massoneria speculativa, attiva sin
dagli inizi del XVIII secolo. Infatti la Libera
Muratoria non solo si ispira alla Tradizione
e quindi al passato, ma guarda avanti, operando
soprattutto per il benessere delle
generazioni future. Ma il concetto di
«bifronte» ha per noi anche un altro significato
che va ben oltre al benessere materiale;
tocca la sfera spirituale e rappresenta
il lato iniziatico del nostro Ordine. Nulla è
maggiormente contraddistinto da passato
e futuro di un’Iniziazione. Il passaggio da
una vita profana a quella iniziatica, l’esoterica
e simbolica morte e rinascita, è esattamente
quello che il doppio volto di Giano
suggerisce ad ogni Massone; conservare e
tramandare le antiche saggezze, adattandole
alla realtà e alle esigenze dei giorni
nostri. All’inizio di ogni anno nuovo si usa
formulare auguri; pieni di speranze ci si
augura che quello nuovo possa essere
migliore di quello appena terminato e, forse,
un po’ più buoni del solito, si augura ogni
bene anche al prossimo. Il tema di questo
primo numero del 2010 è «La Felicità». Non
è forse proprio questo l’augurio maggiormente
espresso, la Felicità? Certo, però da
Massoni dovremmo qualche volta ricordarci
che augurare Felicità è bello, mentre
dare Felicità è sublime. In questo senso, nel
mese di Giano, anche la Redazione dell’Alpina
augura a tutti i lettori dodici mesi di
fraterna serenità.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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