Le fonti della tradizione massonica
(Alpina 4/2013)
Per uno storico le fonti rappresentano ciò che per un fisico, un chimico o un biologo sono i resoconti dei protocolli sperimentali. Come non si può fare scienza senza dati empirici, allo stesso modo non si può raccontare come sono andate effettivamente le cose nel passato senza avere a disposizione delle fonti affidabili. Anche gli storici della Libera Muratoria non fanno eccezione. Se intendono scrivere una storia dell’Ordine rilevante da un punto di vista accademico devono separare i fatti documentati dalle molteplici e seducenti idee sulla Massoneria che non risultano comprovate da fonti certificate. Tuttavia c’è da dire che il territorio dello storico della Massoneria è piuttosto anomalo. Chi si proponesse di scrivere capitoli di storia della Massoneria basandosi solo su dati fenomenicamente osservabili si ritroverebbe a scrivere una storia ridotta alla sola dimensione ideologica o politico-sociale. La Libera Muratoria è tuttavia un fenomeno che presenta anche una dimensione iniziatica e spirituale non indagabile con i comuni strumenti dell’osservazione empirica. Attenersi unicamente a quanto i documenti rivelano significa costringersi a scrivere una storia parziale dell’Ordine. Inoltre la convinzione di poter fornire una storia assolutamente oggettiva perché condotta su fonti indiscutibili è un mito ormai smontato dalla moderna metodologia storica. I puri fatti non esistono. Essi sono sempre costruiti o ricostruiti a partire da una prospettiva inevitabilmente soggettiva. Ammesso e non concesso che si possa isolare un insieme definito di fatti, resterebbe pur sempre il compito di stabilire tra loro una concatenazione causale. Bisognerebbe ancora fornire un’interpretazione capace di dare una spiegazione coerente di tali catene di eventi. Ebbene queste considerazioni non vogliono essere un invito a redigere storie fantasiose della Massoneria con ingredienti saporiti quali i Templari, Il Graal, gli Esseni ed ipotetici segreti e tesori occulti. Serve invece un approccio che non escluda miti, racconti, tradizioni tramandate oralmente nei secoli. È evidente che questo materiale va filtrato con estrema cura e inserito negli sviluppi ancora lacunosi di un contesto storico ormai ben consolidato da ampi e profondi studi precedenti. Se queste testimonianze sono frutto di pura fantasia non riusciranno ad amalgamarsi al substrato cronologico confermato. Se invece alcune di queste “leggende” riuscissero ad inserirsi senza contraddizioni nel tessuto di eventi precedentemente stabiliti potrebbero rivelarsi degli utili indicatori nella ricerca della verità.
Daniele Bui
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