Alpina 1/2004
In Massoneria si impara l’umiltà, si impara a conoscere i propri limiti;
il Maestro sa che può imparare dall’apprendista e come uomo ha compreso che
i suoi maestri possono essere anche e soprattutto i bambini. Proviamo ad
osservarli. Sotto i raggi del sole, tra l’erba e i fiori, bambini
variopinti, mano nella mano, danzano allegramente in cerchio e cantano:
«Giro-girotondo…!» Esiste al mondo qualcosa di più sereno e allegro?
L’immagine vivente di un unione innocente, quanto vera, di «cuccioli» d’uomo
possessori, ancora, della più fulgida felicità. Uno dei simboli massonici,
da secoli tra i più importanti e significativi del nostro Ordine, forse
trasmessoci proprio dai nostri rampolli, è entrato con irreversibile e
solenne ritualità nelle nostre Logge e nei nostri Templi: la Catena.Raramente un intero numero della
nostra rivista è dedicato ad un solo simbolo massonico, ma, vista
l’importanza e i molteplici significati di questo oggetto allegorico, le
pagine che seguono si occuperanno esclusivamente di ciò che si chiama anche
«La Catena Fraterna» o «La Catena d’Unione». In Massoneria il simbolo della
Catena si manifesta in due ben distinti modi; in primo luogo come oggetto o
immagine, ossia come catena reale, formata da una certa moltitudine di
anelli di ferro saldamente legati tra di loro, ma anche, e si tratta del
secondo modo di vivere questo simbolo, formando dal vivo, in appropriate
occasioni, una catena di Fratelli, i quali, mano nella mano si uniscono,
come i bambini, in un cerchio solido, senza aperture. Che sotto questo
simbolo e questo gesto rituale si celino molti significati, ma soprattutto
insegnamenti da mettere in pratica, è evidente; visti gli interessanti testi
che seguono, non è il caso di anticipare troppo. Alla base c’è comunque la
grande volontà della Massoneria, ma anche di tutti i Fratelli che ne fanno
parte, di unirsi in una grande Fratellanza universale nella quale la pace e
l’amore trionfino, affinché questi sublimi principi possano estendersi anche
a tutta l’umanità che di serenità, come quella dei bimbi del girotondo, ne
ha tanto bisogno. Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
|