Prospettive future della Massoneria
(Alpina 5/2007)
A 100 anni dalla morte, è doveroso, segnatamente da parte di ogni Massone
di cultura e lingua italiana, ricordare e commemorare Giosuè Carducci, il
sommo poeta e letterato del IX secolo, ossia del Risorgimento Italiano. Nato
in Toscana a Valdicastello (Lucca) nel 1835, Carducci ha studiato a Firenze
e Pisa (lettere e filosofia) e ha ottenuto nel 1860 una cattedra
all’Università di Bologna. Lo stesso anno fu iniziato alla Massoneria. È
stato membro della Loggia «Galvani» e fondatore, nel 1868, della Loggia
«Felsinea» della quale assunse, modestamente, la carica di Segretario. Non
solo la sua immane opera letteraria, bensì tutto il suo modo di pensare e
vivere e, non da ultimo, di concepire la politica e il patriottismo, erano
contraddistinti dai principi universalistici della Libera Muratoria.
Si è battuto per la libertà, la giustizia e il progresso, rivendicava per
tutti il diritto della libertà di coscienza e di pensiero, la sua
«religione» era quella panteistica della natura e della ragione. Gli fu caro
il trinomio massonico «Libertà, Uguaglianza e Fratellanza». Alla sua figlia
minore aveva dato il nome Libertà!... Il massimo storiografo della
Massoneria, Aldo Mola, così si esprimeva durante un’intervista: «È stato un
grande scrittore e un poeta straordinario, autore di poesie come Pianto
antico, Davanti San Guido, Piemonte e Odi barbare; opere che ancora oggi si
dovrebbero insegnare nelle scuole. Voleva fare dell’Italia un Paese civile,
consapevole della propria tradizione, della propria identità. Il suo innato
universalismo trovò identificazione nella Massoneria che non intendeva come
religione ma come una comunità sopranazionale capace di conciliare la pace
universale.» Nel 1906, l’anno prima della sua morte, ottenne il Premio Nobel
per la letteratura. In quell’occasione gli vennero rivolte queste
significative parole: «Il testamento di Nobel prescrive che il Premio di
letteratura debba essere conferito a quello fra gli scrittori moderni che
abbia compiuto l’opera più grande e più bella in senso idealistico; e tutta
l’opera vostra, illustre maestro, è improntata al culto dei più alti ideali
che vi sono sulla terra; gli ideali della patria, della libertà, della
giustizia fremono nelle vostre odi e riempiono, portati dai virili accenti
della vostra lira, il cuore di un popolo…». Rimarrà per sempre un luminoso
esempio e una guida sicura, non solo per i Massoni, ma per ogni uomo di
buona volontà.
Vogliamoci sempre bene!
Othmar Dürler
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