La beneficenza
(Alpina 11/2011)
Nel nostro linguaggio quotidiano usiamo spesso, per pigrizia e per comodità, delle parole appartenenti a un determinato campo semantico come se fossero sinonimi. Quando lo scopo è solamente quello di trasmettere un messaggio generico, ciò non provoca particolari problemi. Tuttavia quando si desidera porsi questioni di ordine etico o filosofico la precisione terminologica e concettuale diventa fondamentale. In questo senso il caso della beneficenza è esemplare. Molti la confondono con l’elemosina o con la carità. In realtà non è difficile rendersi conto che nel concetto di elemosina è presente anche una connotazione negativa, praticamente assente da quello di beneficenza. Il sospetto è che colui che elargisce qualche spicciolo ad un mendicante lo fa più che altro per sbarazzarsi da un fastidioso senso di colpa che in quel momento si impone alla sua coscienza. In questa azione non traspare alcun serio desiderio né di ascoltare e aiutare il diseredato che ci sta innanzi, né tantomeno la volontà di porsi il problema della povertà e di una possibile via per arginarla o addirittura sconfiggerla. La nozione di beneficenza si distingue dalla precedente sia a livello intensionale (il complesso delle caratteristiche che essa contiene) che estensionale (il numero degli enti a cui tale concetto può essere riferito). La beneficenza, come detto, non è solo economica, ma fa riferimento ad uno spettro molto ampio di comportamenti che mirano al “fare del bene”. Ora l’ intensione e l’estensione di un concetto si trovano tra loro in rapporto inverso. Visto che l’intensione del concetto di beneficenza è minore di quello di elemosina risulta che la sua estensione sarà più ampia. Effettivamente per cogliere il senso della beneficenza massonica è necessario trascendere gli angusti limiti della dimensione economica ma anche di quella puramente sociale. Quest’ultima si avvicina all’idea di volontariato che non è assente dalle intenzioni massoniche, tuttavia l’idea di beneficenza che la Libera Muratoria vuole difendere contempla anche una dimensione spirituale. In questa prospettiva beneficenza vuol dire condivisione col prossimo di un percorso di perfezionamento interiore. In ambito massonico quindi beneficenza significa anche comunicare, che etimologicamente rinvia all’idea di mettere in comune, condividere, interagire. In ultima analisi il significato di beneficenza risulta indissolubilmente intrecciato con quello di dialogo, il solo che permetta un rapporto veramente empatico con il prossimo.
Daniele Bui
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