Il giuramento
(Alpina 3/2012)
Mi raccontava un anziano imprenditore che una volta
per concludere un affare non c’erano bisogno di avvocati
e di un apparato burocratico soffocante; una stretta di
mano tra gentiluomini era una garanzia sufficiente per
rispettare i patti. Purtroppo oggi la situazione è
cambiata completamente. Non ci si fida nemmeno dei
parenti più stretti. Una promessa, una parola data non
bastano più a nessuno. Anche per questioni di poco conto
si sente ormai l’esigenza dimettere tutto nero su bianco
e firmare. Èchiaro che questo cambiamento di paradigma
può essere spiegato con delle esigenze di rigore, di
ordine e sistematicità,praticamente inevitabili nel
sempre più complesso mondo contemporaneo. Tuttavia è
difficile non ravvisare in questo cambiamento di
abitudini uno scetticismo sempre maggiore sull’uomo e
sulla sua attitudine a regolarsi in base a principi e
valori condivisi che lo vincolano senza contratti a
comportamenti leali che erano, e dovrebbero ancora
essere, i tratti distintivi di una persona rispettabile,
stimata e dignitosa. Concetti come “onore,
rispettabilità, dignità” suonano sempre più come parole
appartenenti ad un vocabolario antiquato, ormai superato
da termini maggiormente operativi e concreti, tipici del
linguaggio giuridico e amministrativo. Fortunatamente,da
questo punto di vista, la Massoneria difende e porta
avanti dei principi controtendenza. L’impegno a
mantenere la Promessa o il Giuramento espresso il giorno
dell’iniziazione non è parte di un rituale
folcloristico, come forse alcuni tendono a pensare, ma è
l’atto più solenne con il quale si comunica ai Fratelli
che su di noi si può fare affidamento assoluto. Violare
la Promessa massonica non vuol dire solamente commettere
un’innocua leggerezza destituita di qualsiasi importanza
e dalla quale non discendono conseguenze rilevanti. In
realtà significa introdurre di soppiatto materiale
inconsistente o di scarto nelle fondamenta di un
edificio imponente. Sottovalutare l’importanza del
Giuramento può, presto o tardi, portare ad un crollo
irreparabile non solo di una Loggia, ma di tutto il
Tempio a cui stiamo lavorando con dedizione da
generazioni e generazioni. È per questo che
storicamente,nella Libera Muratoria, il tradimento della
Promessa poteva essere punito con la pena più severa.
Ricordiamoci che l’espressione la lingua tagliata e il
cuore strappati, la testa tagliata di Prichard del 1730
e la sepoltura effettuata tra la bassa e l’alta marea
erano le pene inflitte nel XVI e XVII secolo per il
crimine di tradimento.
Daniele Bui
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